Thursday, December 20, 2007
Incontro con il re.
Con un cenno del capo mi saluta. -Benvenuto, nobile drago, al questa città degli elfi Piumati. Sei il benvenuto, ed avrai la benevolenza del mio popolo questa sera. Io sono Asperon, re di queste terre-.
Inarco il collo chinando appena la testa. -E' un onore, sire, fare la vostra conoscenza. Il mio nome è StelladiGhiaccio, al vostro servizio-.
Il Re pare colpito da queste ultime parole. -Un drago al servizio di qualcuno? Da tempo conosco la vostra razza, eppure nessuno di voi aveva mai proferato queste parole-.
Rimango un momento spiazzata, ma mi riprendo in fretta. -Prendetelo come un segno di rispetto-.
-Lo farò-. Il grifone dietro di lui gracchia un ringhio, lanciando uno sguardo d'intesa all'elfo, che con un ultimo saluto chiede congedo e vola via. Rimanendo un ultimo momento in aria, chiudo le ali e come un'airone che fende l'acqua mi getto nell'aria mia amica, alla ricerca di volti amichevoli che non siano legati alla Terza Luna che presto si presenterà nel cielo.
Monday, November 5, 2007
L'Inizio
-Che vuoi dire?- l'interruppe Squama. Gli occhi di lei si fecero più tristi e dopo un sospiro riprese a parlare: -Il cucciolo che StelladiGhiaccio ha trovato qui vicino, Berizul, aveva una freccia nera nell'ala-. Squama ringhia. Selvaggia annuisce. -Al contrario di ciò che pensano gli Elfi del Giorno, il Demone Nero non si limiterà ad attaccare una sola razza elfica. Gli umani sono alle porte, e la popolazione non è pronta a subire un'invasione. Si spera solo che la selva riesca a trattenerli ancora... Ma è una follia credere nel fato fino a questo punto. Stò tentando di contrattare un'alleanza con gli Elfi del Giorno, ma il Re si stà rivelando molto più ottuso di quanto potessi immaginare. Credo che rimanderemo tutto a dopo la Terza Luna-.
-E quando sarà?- chiedo io.
L'elfa si prepara nuovamente ad andarsene. -Stanotte-, dice, prima di scomparire.
E la notte arriva lentamente, con calma, annunciata solo da piccoli indizi che s'andavano a formare sempre più chiaramente negli elfi che ci circondano: dalle graziose lanterne che compaiono giocose fuori dalle case, dalla lieve tensione elettrica che traspare da ogni movimento degli abitanti del luogo: movimenti più guizzanti e scattante, risa e gridolini dei bimbi sempre più frequenti... Come una tanto attesa notte di Natale, solo con più eleganza e più magia. Poi, quando finalmente il Sole tramonta, tutto tace per un secondo, lasciando solo il suono dell'acqua sempre in movimento a proseguire il proprio monologo. La tensione è al massimo. Tutti stanno per scoppiare. Poi, quasi improvvisamente, un bambino grida felice. Ed in pochi istanti la sua candida voce si perde, coperta dalle mille altre, gridanti anche loro di gioia. La festa è iniziata ufficialmente. Si sentono dei flauti di pan suonare lievi di sottofondo, dando al tutto un effetto più mitologico e casereccio. Intanto, la tensione è esplosa, liberando piccoli fiocchi d'allegria che penetrano in tutti. I grifoni, lasciati liberi, volano ruggenti, intrecciandosi con le figure di elfici danzatori ancora alati, perché la Luna non è ancora sorta. I musicisti prima del concerto vero e proprio.
Su una pietra è poggiato un tavolo di pietanze, dove ogni tanto sciamano i Diurni. Io osservo tutto, estasiata dalle luci delle lanterne e da quello sciamare di gente vocianti. Squama s'accorge di tutto e mi sorride. -Vai.
-Cos...?-
-Vai. Vola via da qui e vai a divertirti. Si vede che muori dalla voglia di andare. La festa ti chiama, come chiamerebbe me se fossi in un'altra situazione.-
Sospiro. -Davvero non ti dispiace?-
-Ne ho passate diverse, di feste come questa. E non è giusto che tu ti rovini il primo Avvento della Terza Luna per colpa mia. Vai, prima che m'arrabbi-.
-E tu? Rimarrai ad annoiarti per tutto questo tempo?-
Stavolta è lui a sospirare. -Probabilmente arriverà qualche cuccioletto elfico a tormentarmi. E poi... Devo stare attento. I fiori presto sbocceranno- conclude guardando dei piccoli boccioli ramati che non avevo notato fino ad allora. Annuisco piano. Lui, sorprendendomi, mi sfiora la fronte con il muso, prima di ripetermi: -Divertiti-. Arrossisco un momento prima di spiccare il volo aggrazziata.
Sunday, October 28, 2007
La Terza Luna
Sorriso che viene troncato dalla Guaritrice, che brusca gli strappa la ciotola dalle mani. Il ragazzino scrolla le piccole ali brune prima di prendere un'altra scodella per poi ricominciare da capo l'impasto medicinale. Winfel comincia ad applicare l'impasto sulle ferite di Squama, che digrigna i denti dal dolore. Tuttavia soffre in silenzio. Infine, l'elfa gli applica il medesimo impasto sulle ferite alle ali, dicendo poi: -Con te ho finito. Fai il meno movimento possibile nei prossimi tre giorni e tornerai a saltellare e volare come un pupo. Ora passiamo alla femmina-. Mi inchioda con lo sguardo e comincia a ripetere i medesimi controlli che ha attuato su Squama. Alla fine, ghignando, batte una mano su una mia poderosa zampa. -Tu te la sei cavata meglio del tuo compare- dice allegramente -Tuttavia, ti ho vista piùttosto rigida nei movimenti. E' la prima volta che ti scontri con dei grifoni?-
-Sì-
-Allora questo spiega tutto. Il veleno del loro becco è solitamente più potente quando non è mai provato. Tu potrai tornare a muoverti tra qualche ora. Minik?-
Il ragazzo alza la testa. -Sì?-
-Occupati tu della sua medicazione. Non è difficile... Dovresti riuscirci. Io intanto vado.-
Il bambino s'irrigdisce. Fa per obbiettare, ma l'elfa ha già spiccato il volo. Alla fine mi guarda, occhi sbarrati dalla paura.
-Non preoccuparti- faccio io, ironica. -Non ti mangio mica-.
Minik non sembra molto convinto, tuttavia s'avvicina piano e comincia a spalmarmi con mano tremante l'intruglio fresco sulle ferite. La sua mano diviene sempre più decisa mano a mano che procede.
Io intanto guardo addolorata Squama: si vede che rimanere fermo gli pesa, e non poco. Infine, lui sbuffa. -Che hai da guardare?- dice brusco. Mi riscuoto, abbassando il collo per facilitare il lavoro di Minik, svolazzante intorno alla mia testa. -Niente... Solo una domanda- dico, appigliandomi alla prima cosa che mi viene in mente.
Lui finalmente sorride. -Cosa, di grazia?- dice ironico. Io continuo. -Felix ha parlato di Terza Luna. Cos'è esattamente?-
Il drago fà per rispondere, ma viene interrotto dal Minik, finalmente placatosi dal suo svolazzamento. Con un balzo mi è davanti, gli occhi leggermente vaqui, come sommersi dai ricordi. -Narra una leggenda che una Terza Luna sia sorta nel girono della scissione delle razze elfiche, per aiutare le due nuove e ancor deboli razze nel simultaneo e potente incantesimo attuato per legarsi alla creatura stabilita. La Luna fu alta nel cielo per due giorni e due notti, prima di svanire completamente. Nessuno studioso sa spiegarsi come sia sorta, nè che fine abbia fatto... Si sa solo che una volta l'anno, il giorno celebrato come la Divisione Elfica, la Terza Luna risorge, donando nuova speranza al popolo elfico, sia Diurno che Notturno. Alla vigilia e per la durata di quest'evento, che regni la pace fra le quattro razze. Ed, in sengo di rispetto, che tutti gli Elfi del Giorno perdano le ali durante la Sacra Notte. Inoltre, non appena la luce della Luna li sfiora, i Fiori Purpurei sbocciano, dando la possibilità con il loro nettare di creare svariate pozioni, più o meno utili. Questo è quanto và saputo, questo è quanto va rammentato. Comunque ho finito- aggiunge sorridendo. Mi sfiora il muso con una mano per poi spiccare allegramente il volo, lasciandoci entrambi ammutoliti.
Monday, October 22, 2007
Volo sincronizzato
Quando atterriamo, Felix smonta da Cripto e si dirige a passo veloce verso un presunto burrone, seguito da Selvaggia e Swift. Anche io mi avvio a passo svelto, spezzandomi il cuore alla vista dell'orgoglioso SquamaVerde zoppicante ed affaticato solo per compirere quattro passi. Quando raggiungo l'altura, rimango senza fiato: sotto di noi, arroccata in un burrone, si presenta una gigantesca città, situata su un impetuoso fiume culminante in una gigantesca cascata. Sbuffi d'acqua vaporosa risalgono da essa, offuscando i contorni delle belle case dorate o rossicce, situate su giganteschi alberi, sulla roccia viva o proprio sopra il fiume; altre sono invece situate in luoghi inaccessibili a creature non dotate di ali. Ovunque, in un turbinio confuso, si vedono uomini, donne e grifoni svolazzanti da tutte le parti.
Felix mi fa riscuotere, proferando con voce densa d'orgoglio ed aprendo le braccia come fossero ali: -Benvenuti a Menikin. Se possiamo procedere...- Un sorrisetto affiora sul bel viso dell'elfo che, dopo aver preso un bel respiro per lasciarsi cadere in avanti, ben diritto come un fuso. Un altro respiro, ben udibile anche a distanza, mentre precipita per metri, braccia ora situate a lancia sopra la testa, come un tuffatore. Venticinque metri, quattro, tre... Venti... Ormai ha raggiuntoi tetti delle prime case, quando decide finalmente di riaprire le ali con uno schiocco secco, sbattendole una, due volte, prima di prendere una corrente d'aria che lo porta in alto, fino a trovarsi nuovamente alla nostra altezza... Guarda Selvaggia, inclina la testa di lato prima di ricadere all'indietro rovesciandosi di testa, le ali coprenti il corpo ed il viso, in una nuova discesa in picchiata... Stavolta però aspetta solo cinque metri prima di spalancare di nuovo le ali bianche per riprendere nuovamente quota. Cripto pare sorridere mentre osserva l'elfo nelle sue acrobazie: si accuccia un secondo, un movimento della coda simile ad una frusta e poi anche lui è in aria, le piume del viso sferzate dal vento... Selvaggia si riscuote, e con un semplice -Andiamo- che ormai credo tipico degli elfi rimonta su Swit e raggiunge i due. Io e Squama ci guardiamo un secondo. -Possiamo essere da meno di Felix?- domando io ghignando.
-Assolutamente no- risponde lui, apparentemente serio. Annuiamo un secondo, poi ci buttiamo simultaneamente, flessuosi e leggeri come l'aria. Forse perché accoumunati dalla razza, forse per qualche altro motivo... Ma le acrobazie doppie riusciescono: le ali aderenti alla schiena, pilotando la caduta semplicemente con la coda, ci avvitammo per più volte su noi stessi, per poi allontanarci e spalancare le ali con un simultaneo e familiare schiocco secco. Ci libriamo poi verso l'alto, eseguendo poi un simultaneo avvitamento in aria dopo il quale ci lasciamo cadere poi, testa verso il basso ed ali aperte sulle zampe, sempre più giù, sempre più giù...-Tre...- sussurra Squama, ghignante.
Ghigno anch'io. -Due...-
-Uno...-
Un istante dopo, le nostre ali sono aperte sfiorando appena la superficie chiara dell'acqua per farci risalire subito verso l'alto. Guardo felice Squama. Il mio sorriso scompare nell'istante in cui vedo il suo muso: è affaticato, stanco... -Squama... Atterriamo, è meglio-. Lui si riscuote un attimo. -Meglio...- sussurra solo, prima di atterrare pesantemente sulla riva consunta del fiume. Lo seguo, ripiegando per bene le ali, in modo da fargli più spazio.
In poco tempo, un folto gruppo di Elfi del Giorno ci circondano. Di certo non sono contenti di vederci: gli adulti ci guardano con odio e diffidenza; i bimbi invece si tengono alle sottane delle madri. Un elfo dei più giovani, spavaldamente, prende un sasso dalla riva, giocherellandoci appena. Poi, con uno scatto del braccio, lo lancia a grande velocità verso il mio muso. Il ciottolo serpeggia, ma non raggiunge il bersaglio: viene fermato dalla mano di Felix, che lo prende al volo. In quel momento cavalca Cripto, che aggiunge alla sua immagine un tocco di regalità. Il Guardiano guarda sprezzante l'elfo. -Tieni le mani al tuo posto- dice solo. L'altro stringe i pugni ma non ribatte.
Tuttavia, la situazione raggiunge il culmine quando giunge Selvaggia, in groppa a Swift. Un mormorio di disapprovazione si leva dalla folla. -E lei che ci fà qui?-
-Abbiamo già abbastanza rogne con i draghi...-
-Doveva rimanere dove viveva...-
-Che ci fanno questi? La loro guerra non ci riguarda...-
Sono solo alcune delle frasi che vengono mormorate, mentre altre si mischiano fra loro nel serpeggiare di parole della folla.
Cripto fa schioccare il becco prima di emettere un sibilio. Tutti s'ammutoniscono.
-Sono ospiti- comincia Felix -Trattateli come si deve. Il maschio è ferito alle zampe e non può camminare. La femmina ha ritrovato il cucciolo di Cripto. E Selvaggia...- Qui s'ammutinisce. L'elfo che prima ha provato a lanciarmi la pietra ghigna. -E perché dovremmo ospitarli? Cosa c'importa? Sono fatti loro. Ringrazia la dragonessa per il tuo caro cuccioletto, ma la cosa può finire lì. Oppure lo fai solo per...-
-Taci!- ringhia infuriato Felix. -Come osi? Pensi davvero che si possa negare l'ospitalità di un Notturno e due draghi alla vigilia della Terza Luna? O vuoi disonorare il tuo stesso popolo solo per futili problemi personali? Vuoi davvero andare contro la volontà del Re?-.
Un nuovo mormorio della folla, stavolta compiaciuto. L'elfo giovane s'arrende, chinando la testa e facendo un passo indietro. Felix stringe i pugni un momento, fà un sospiro per poi, finalmente, rilassarsi scendendo da Cripto. Scruta la folla, attento. Poi con un nuovo sorriso, fà un cenno con la mano. -Andate- dice -Non c'è più niente da vedere-. Riluttanti, tutti se ne vanno, un po' per volta. Solo quando anche l'ultimo bimbo è volato via, l'Elfo s'avvicina a Selvaggia. -Avrei dovuto farti vedere- le sussurra, -Non è stato prudente procurarti solo i vestiti...-
L'elfa scrolla le spalle. -Ormai è fatta. Il Re mi ha accolto. Meglio di così...- dice sorridendo. Poi, spronando Swift, s'allontana seguita da Cripto.
-Aspettate qui- ci dice Felix, tono più dolce. -Presto giungeranno dei guaritori...-
-E chi si muove...- sbuffa Squama, ironico. Ma Felix ha già spiccato il volo, seguendo Selvaggia. Lasciandoci nuovamente soli. Ed in pace.
Tuesday, October 16, 2007
Elfi e sottorazze...
-Qualcosa sui grifoni e sulla razza degli elfi...- rispondo pronta. Lui sospira prima di iniziare. -Cominciamo con il carattereristiche generali degli elfi: come avrai potuto notare, sono agili, con buoni riflessi e parzialmente veloci. Prima erano una razza unitaria, ma poi hanno incominciato ad esserci delle questioni per quanto riguarda la creatura simbolo della razza. Può sembrare un futile motivo, ma per loro -e per la razza scelta- è molto importante: infatti, le due diventano alleate ed assumono delle caratteristiche comuni. Compreso tutto fin qui?-. Annuisco. Lui mi osserva un attimo per poi proseguire. -Dato che la questione non riusciva ad avere uno sbocco, le due fazioni elfiche si sono divise, formando così le due razze attuali: quella degli Elfi della Notte, a cui appartiene Selvaggia, e quella degli Elfi del Giorno, a cui appartiene Felix. La prima scelse come creatura i draghi, da sempre simbolo di forza e coraggio mista ad astuzia ed intelligenza. L'altra invece scelse come creatura i grifoni, simbolo di eleganza e libertà. Così, le due razze hanno ereditato delle varie caratteristiche: gli Elfi del Giorno hanno ereditato dai grifoni le ali e l'abilità nel volo e nelle movenze. Gli Elfi della Notte hanno invece più possibilità di scelta tra i loro poteri: difatti, essendo i Guardiani draconici Cinque -non contando il misterioso sesto, che ormai è solo una leggenda-, ogni elfo può scegliere le caratteristiche che più vogliono avere scegliendo uno degli elementi. Sugli elfi credo possa bastare... Va bene come spiegazione?-
Ci misi un po' per rispondere. Ali. Sarebbe stato decidere scegliere tra le due razze, all'epoca... I draghi sono grandiosi... Ma essere liberi di volare dove più si voglia è una cosa magnifica, come stavo scoprendo... Tuttavia mantenere il pollice opponibile sarebbe stato molto più pratico... Mi riscuoto. -Solo un'altra cosa- lo prego. Squama sbuffa ma annuisce. -Come sono i rapporti fra le due razze?- SquamaVerde sospira di nuovo. -Non buoni... Essendo draghi e grifoni nemici naturali di caccia, anche il carattere delle due razze ne ha risentito... Non sono in guerra fra loro, ma rimane comunque uno stato di tensione...- Annuisco. -Ora i grifoni...- Il drago ringhia. -Già, i grifoni... Razza antica quanto la nostra... Solo stupida come il mezzo pollo che sono...- sbuffa, poi si riprende dalla rabbia. -Come avrai potuto notare, sono silenziosi ed eleganti come felini. In più, però, hanno l'aggressività delle aquile. Inoltre, i loro becchi contengono dell'acido, che rendono le ferite molto dolorose, come avrai potuto constatare...Ma fortunatamente non sanno utilizzare la magia. Altro?- E' più che evidente che vuole chiudere subito il discorso. Così cambio argomento.. In parte. -Ho visto che Felix trattava i grifoni come fossero animali da trasporto. Anche i draghi sono così?- Come risposta, ricevo un'occhiata sprezzante. -Perché pensi che sia così contrariato quando ti vedo con in groppa Selvaggia? Noi draghi siamo possenti, non semplici bestie da cavalcare. Tuttavia, con gli elfi è per lo meno accettabile. Ma con gli umani...- scuote la testa, incapace di continuare. Stavolta non insisto. Ed è giusto così. Cambio discorso del tutto. -Come facciamo a parlare la lingua degli elfi? E cosa vuol dire "rembim"?- SquamaVerde annuisce compiaciuto. -Esistono sostanzialmente due lingue in questa terra: il draconico, o lingua neutra, conosciuta da tutte le creature dotate di un minimo d'intelligenza. Ed è anche la lingua degli umani. Poi, c'è l'elfico, che è una specie di dialetto parlato tra le due razze, dato che per le questioni burocratiche e generalmente anche nella vita comune anche loro usano il draconico... Rembim, avrai capito, è una parola elfica: significa "fermati"-. conclude schioccando la lingua. -Ah- dico solo. Evidentemente ho scoperto da dove vengo i famosi popoli euroasiatici... Semplicente da questo mondo... Interessante...
Ormai la luce sfocata del tramonto inonda la piccola radura quando finalmente Selvaggia e Felix si fanno vivi. Sussulto dai loro cambiamenti d'abito: Felix indossa un paio di pantaloni di pelle, con una camicia beige. Le ali piumate, ben visibili, sono color miele puntellate di piccole macchioline rossicce, color ruggine e marroncine. Selvaggia invece indossa un abito bianco dai riflessi azzurri, leggero come fatto di nubi. I capelli sono acconciati in una complicata pettinatura che le dona molto. Mentre guardi i due, Felix ci s'avvicina senza problemi. Selvaggia invece ci squadra rimanendo un po' a distanza, carezzando Swift. Ma non dovrebbe essere loro nemica? mi chiedo. Il filo dei miei pensieri viene però interrotto da Felix -Potete entrare in Menikin, La Nebulosa, capitale degli Elfi del Giorno...- profera solenne. SquamaVerde grugnisce. -Come pensi di fare per trasportarmi lì?- chiede in tono di sfida. L'elfo lo guarda. -Volando, naturalmente.- sbuffa. Squama ringhia. -Con quel bello spiedino che mi hai conficcato fra le ali?-
L'elfo s'inchina sprezzante. -Scusate, messere. Provvedo subito.-
-Ma che...?- Il drago non fa in tempo a finire la frase che si ritrova Felix addosso, proprio fra le ali. Senza tanti preamboli, L'elfo spezza la freccia e ne sfila le due estremità dalle ali. Sibilo in coro con Squama. Sai che dolore... Dopo ciò, l'elfo scende a terra, ignorando di proposito lo sguardo di fuoco di Squama. Sale su Cripto, poi con un semplice -Andiamo- di partenza, c'involiamo tutti e quattro, due grifoni due elfi e due draghi, diretti per chissàddove.
Monday, October 1, 2007
Riappacificazione
-Ah...- aggiunse. -Per quello che hai detto prima...- sogghigna un momento -Davvero pensi che non ti volgiamo più?- mi rabbuiai. -Non è così?-
-Certo che no, stupida cucciola! Cosa ti aspettavi? Se anche non fosse per pura amicizia, Moony è venuta da te per qualche motivo. Diciamo che se è reputata saggia anche fra i più anziani di noi... C'è un motivo.- Conclude ammiccando.
Saturday, September 8, 2007
Che ne sai?
Rimaniamo solo io e Squama, ancora del tutto immobilizzato. Sorprendentemente mi sento già meglio... Riesco perfino a camminare... Così, lentamente, mi avvicino a lui, che è immobile come una statua. I minuti passano, pesanti. Allora parlo, voce flebile... Dopotutto, è colpa mia se abbiamo incontrato quei grifoni...-Squama...-
-Stà zitta!- mi ruggisce lui, voltandosi di scatto e schioccando le fauci. Trascalisco.
-Ti rendi conto di quello che stavi per causare? Eh? Te ne rendi conto?- chiede ruggendo ancora. Quando finisce di parlare, si ode solo un suono gutturale, cupo, proveniente dalla sua gola.
-Calmati...- comincio, ma lui m'interrompe, schioccando le fauci a pochi centimetri dalle mie.
-Calmarmi?! Allora proprio non hai capito! Se ti suicidi, te ne vai così, non ci lasci scampo! Siamo tutti condannati, sei la nostra unica stella in una notte buia... E logicamente vedi bene di suicidarti andando di tua spontanea volontà in territorio grifonico! Se non ci fossimo stati noi... Ma non lo sai che i grifoni sono nostri nemici? Non lo sai che senza quell'elfa eravamo tutti morti?! Non lo sai...-
-NO! NON LO SO!- urlo io. Stavolta è lui che trasalisce. Il ringhio nella sua gola diventa più forte. Ma non ci bado. Mi si stà offuscando la vista. -Che ne sai tu, che hai sempre vissuto in questo mondo, che ti è caro, che ne sai di come si può sentire una persona che viene da un altro mondo, prima umana e poi tramutata in drago, che vede far cose terribili dalla sua prima razza e che si ritrova a combatterla, volente o nolente? Che ne sai di come si sente la stessa persona quando viene rinnegata da amici appena trovati? Che ne sai di quel che ero? Che ne sai di come mi sento?! TU NON SAI UN BEL NIENTE!-. Le ultime parole sono così urlate che molti uccelli volano via spaventati. Vedo tutto rosso. Ringhio come un ossessa... Grosse lacrime mi rigano le squame bianche, calde, piene di odio.
Friday, September 7, 2007
Assassino e cavaliere...
Altro attimo, altra sorpresa. L'ammantato emette un grido acutissimo, quasi spaccatimpani e richiama i due grifoni. Quello grosso gli si avvicina quasi gemendo, senza però smettere di ringhiare come un leone, fulminando con lo sguardo SquamaVerde. L'altro, invece, gli trotterella accanto leggero, come fosse un fedele cagnolino...La figura accarezza un attimo i due grifoni, che obbedienti s'accucciano, per poi dirigersi verso Selvaggia.
-Stalle lontano!- borbotto io, quasi sdegnata. Con uno sforso immane, mi tiro su, trabballante sulle zampe. L'ammantato sbuffa. -Zitta, lucertola! E ringrazia quest'elfa che t'accompagna.... Avresti fatto una brutta fine senza di lei....- Rispondo con un ringhio sdegnato...Lucertola!
Intanto, l'essere s'è avvicinato a Selvaggia e galantemente gli stà offrendo una mano per alzarsi...-Stai bene?- Chiede, dolcemente.... Osservo stupita la mia amica, che però non mi guarda neppure... Ha occhi solo per il tizio. Per qualche strano motivo, trovo la faccenda molto irritante. SquamaVerde si schiarisce la gola. Lo guardo. Anche lui sembra della stesso avviso- -Selvaggia?- domanda, quasi ringhiando.
Finalmente l'elfa ci degna di uno sguardo. -Sì?-
-Si potrebbe sapere chi è questo...Signore?- L'ultima parola è un colpo di frusta. La donna arroscisce appena. -Lui è Felix, guardia dei Grifoni degli Elfi del Giorno...-
L'ammantato decide infine di rivelarsi. Il cappuccio viene tolto con un gesto elegante delle mani, rivelando il viso del giovane. I capelli sono di un biondo cenere, in alcuni punti quasi marrone e ricadono ondulati attorno al viso lasciando scoperte le orecchie puntute. Carnagione abbronzata, occhi verdi smeraldo... Un bel tipo, certo. Ma non per questo meno antipatico. La prima impressione di implacabile assassino rimane, pur leggermente distorta da quegli occhi dolci.
-E come conosci questo guardiano di polli?- continua il drago verde accanto a me, implacabile. I due grfoni ringhiano.
Monday, June 11, 2007
Vita da drago #31: "Rembin, Felix!"
Tuesday, June 5, 2007
Vita da drago #30: L'ombra alata
Sunday, June 3, 2007
Vita da drago #29: Grifoni
Dopo una mezzoretta di cammino mi accorgo di essermi persa, ma non m'importa. Faccio qualche altro passo quando sento uno strano suono: una specie di pigolìo, simile al verso di una piccola aquila ma più profonda...Mi dirigo verso la fonte di quel sono e vedo una piccola creatura che piange in mezzo ad una piccola radura dalla quale non ero mai passata: ha la testa e le ali di un aquilotto, con due grandi occhi gialli, il becco adunco ed il piumaggio marroncino. Il corpo, invece, non ha niente di aquilino: quattro zampe artigliate possenti e fulve, una coda leonina che finisce con un batuffolino color cioccolato. In altre parole, un cucciolo di grifone piange al centro della radura davanti a me. Il mio protettivo istinto umano mi dice di correre da lui, mentre l'istinto dragonesco mi sussurra di andarmene via e di lasciarlo lì... Ma come si può resistere ad una creatura così indifesa? Mi avvicino al cucciolo, e noto subito che ha un'ala trafitta da una freccia... Allora trotterello velocemente vicino a lui. Troppo tardi mi accorgo di due enormi figure che piombano dal cielo davanti a me: due grifoni adulti, poco meno grossi di me, probabilmente genitori del cucciolo. Uno dei due, più possente dell'altro (probabilmente il padre) emette uno strillo acuto diretto all'altro ed insieme cominciano ad avvicinarsi a me, che indetreggio fino a trovarmi con le spalle ad un albero. Solo allora i due grifoni si lanciano contro di me con un balzo fulmineo. Provo a volare via, ma il peso delle due creature combinato all'agitazione dettata dalla circostanza mi rimandano subito a terra. Non posso fare nulla. I due animali cominciano allora a mordermi con il becco acuminato e a graffiarmi con i poderosi artigli. Le loro manovre puntano ad un unico risultato: farmi rovesciare di schiena, dove le squame sono più morbide e più facili da sbranare. Lentamente, riescono nel loro intento: cominciano a spingermi di lato. Resisto ad un paio d'assalti, poi cado a terra. I due, allora, cominciano ad attaccarmi con più foga, strappandomi brandelli di carne dalla pancia. Il dolore mi pervade: a nulla serve contrattaccare. Quando proprio sembra arrivata la mia ora, vedo un sasso volare e colpire uno dei grifoni, che si gira con un ringhio. Un'altra pietra precede il ringhio del secondo grifone. Allora un profondo e rabbioso ruggito squote la radura. Alzo un poco il collo e vedo SquamaVerde che atterra accanto al cuccioletto. Sopra di lui, con un grido, Selvaggia tira un'altra pietra, che colpisce in pieno muso un grifone. La mia fine non è ancora giunta.
Friday, May 18, 2007
Vita da Drago #28: Verità
Scirocco mi accompagna alla Fonte dove ho incontrato di nuovo i miei amici: entrambi sono in ottima forma. SquamaVedre, le squame più smeraldine che mai, è rilassato e quasi giocherellone. Selvaggia è del tutto guarita dalle sue ferite, e senza la sporcizia che le si era accumulata addosso durante il viaggio è più bella che mai, nonché allegra: come vorrei fare anche io il bagno in quella fonte! Scirocco si congeda e sparisce fra le nuvole. Io mi avvicino ai miei compagni. Selvaggia mi abbraccia forte il collo, SquamaVedre mi chiede dell'allenamento. Ma alla prima parola che dico loro, ricordo la mia promessa che avevo fatto a Bijuk-Kan, la prima volta che ci siamo incontrate: dovevo riverale le mie origini umane. Selvaggia mi sale in groppa e scendo insieme a SquamaVerde planando in maniera perfetta e facendo alcune acrobazie aeree appena apprese. Atterriamo in una radura, nella quale vengo sommersa di complimenti per la prova aerea attuata. Presto però entrambi i miei compagni di viaggio s'accorgono della mia tensione e diventano subito seri. -Che succede?- mi chiede SquamaVerde. Selvaggia salta giù dalla mia groppa e mi guarda con fare interrogativo. Inspiro profondamente e comincio il mio discorso: -Vi sarete accorti che sono molto diversa dai draghi normali: non conosco la storia della mia nazione, vengo avvicinata facilmente da umani ed elfi, ho avuto fino a poco tempo fà un modo di volare a dir poco strano... Approvate?- Annuirono. Bene. Ecco la parte difficile. Abbasso lo sguardo.-Questo accade perchè io non sono un drago. Sono un'umana trasformata in drago da Moony. La stavo cercando per farmi ritornare come prima...- Solo allora alzo lo sguardo: Selvaggia non dice nulla, ma mi guarda con aria sorpresa... O forse tradita?
SquamaVerdeinvece è inizialmente interdetto, ma poi l'istinto ha la meglio: snuda le zanne e mi ringhia contro... No, non sono più persona gradita per loro. -Non sono di questo pianeta! Il mio popolo abita sulla Terra, sono diversi da questi umani e... Oh, al diavolo!- strillo infine. Grosse lacrime mi rigano le guancie e cadono a terra bagnando il terreno. Allora era successo: i miei incubi si erano avverati. Nessuno si fidava più di me. Allora mi volto e mi allontano a tutta velocità affidandomi al mio unico vero amico: il vento. -Aspetta!- mi gridano i due, ma il loro urlo si perde nel vento. E' troppo tardi.
Tuesday, May 15, 2007
Vita da Drago #27: Tornado
Wednesday, May 9, 2007
Vita da Drago#26: Il dominio sui venti
La dragonessa si elevò in tutta la sua potenza ed altezza. Poi, comincia a vorticare formando a spirale, facendo cerchi con il suo lungo corpo, lentamente ma inesorabilmente, fin quando, all'interno della spirale si crea improvvisamente un vortice. Prima è piccolo, ma poi cresce a poco a poco divenne gigantesco. Ad un certo punto il drago mio insegnante, con la faccia corrucciata dalla concentrazione, libera il gigantesco tornado, che si infrange sotto di noi. -Ora tu- mi dice. La guardo un po' stranamente. Eh, una parola...
Monday, May 7, 2007
Vita da Drago#25: Dubbi
La notte è l'unico momento che ho per pensare e riflettere: non capita mai una sera in cui non mi svegli di notte, di soprassalto. Allora, mi alzo e volo su di una nuvola alta, dove c'è una vista bellissima delle Lune. I loro colori mi confortano, così mi stendo sulla nuvola e rifletto: penso alla mia ex vita, dove ho perso tutto o quasi; penso alla vita che mi stò costruendo e alla quale mi stò a poco a poco abituando; penso a Moony, al suo atroce destino, al mio destino; poi penso a Selvaggia, a SquamaVerde: dove saranno? Che stanno facendo? Penso al segreto che mi porto dietro e che dovrò rivelare loro; penso a come la prenderanno. Penso che ne sarà di me, se vale la pena di ciò, se tutta la mia vita ha un senso...
Stanotte, poi, sono particolarmente agitata: penso allo sguardo di Selvaggia, quello lanciatomi prima di iniziare a parlare della sua prigionia: perché, perché gli uomini sono sempre così crudeli, perché s'accorgono solo all'ultimo secondo di tutto? Con questi pensieri mi assopisco in un sogno inquieto, con incubi orribili: vedo Moony che mi parla, mi dice che sono un lurido verme perché non ho salvato lei ; vedo SquamaVerde, che mi urla di essere un mostro per non aver salvato suo fratello; vedo Selvaggia, che non dice niente, ma mi guarda con disprezzo quando scopre le mie origini. Niente voragini, niente buio: probabilmente avrei preferito...Vedo draghi uccisi, altri maltrattati e resi schiavi dagli umani; vedo città elfiche distrutte, bambini trapassati da spade...
Mi sveglio di soprassalto e mi accorgo che stò piangendo. Bijuk-Kan è accanto a me, che mi fissa. Mi sento un cucciolo, di fronte a quella maestosità. -Devi essere forte- mi dice -Non devi pensare a ciò. Non fà che farti soffrire. Pensa al futuro, non rinnegare te stessa, pensa a migliorare ciò che hai vissuto e a riparare ai torti che fatto-. -Come...?- -Come faccio a sapere ciò che sogni? Sono una figlia dell'Aria, e leggo ciò che gli altri sognano: i sogni dopotutto, qui sono fatti d'aria. E da loro, posso intuire ciò che hai nel cuore, ma là non posso arrivare con la vista-. Detto ciò, vola via al suo giaciglio, rassicurandomi con quelle poche parole come una mamma.
Friday, May 4, 2007
Vita da Drago#24: Volando
Wednesday, April 25, 2007
Vita da drago #23: La riscoperta delle ali
Sunday, April 22, 2007
Vita da Drago #22: La Voce del Vento
Friday, April 20, 2007
Vita da Drago #21: Il segreto del Volare
Friday, April 13, 2007
Vita da Drago #20: il Primo Addestramento.
Monday, March 26, 2007
Vita da drago#19: Sola nella missione
Sunday, March 25, 2007
Vita da drago#18: Nella Terra dei Padroni dell'Aria
Così dicendo, spicca il volo. Selvaggia fà per salirmi in groppa, ma SquamaVerde ringhia: -No! StelladiGhiaccio deve andare senza nessun peso! Selvaggia, cavalcherai me ora-. L'elfa impallidisce vistosamente, ma obbidisce. Così, entrambi spicchiamo il volo.
Saturday, March 24, 2007
Vita da drago#17: Bijuk-Kan
-Benvenuta mia Discepola- dice. Infatti, come mi aspettavo: è una femmina.
-Il mio nome è StelladiGhiaccio, o potente Custode-
-Io sono Byjuk-Kan, Figladell'Aria. Benvenuta nella Terra dei Draghi dell'aria. Io sono la Custode dell'Aria, e questa è Scirocco, la mia assistente-. Una dragonessa molto minuta e con le squame bordate di rosa si avvicina e china il capo in segno di saluto. Poi se ne vola via subito dopo. Alchè Byjuk-Kan scruta un po' alle mie spalle, e non trovando nulla mi guarda incuriosita: -Dov'è Moony? Era suo compito trovarti-
-E' stata catturata dagli umani- s'intromette SquamaVerde, conciso come al solito.
Vita da drago#16: Il canto del Vento
*
Sono circa le dieci, e voliamo come al solito alti nel cielo per non farci scorgere, e anche piuttosto velocemente. Ma ad un certo punto SquamaVedre s'arresta. -Siamo arrivati- dice. Poi punta verso una coltre di nubi molto al di sopra di noi e scompare. Allora comincio a prendere quota pure io,fin quando non mi ritrovo a volare praticamente in posizione verticale per raggiungere prima le nubi, con Selvaggia che si tiene come meglio può all'aculeo davanti a sè. Alla fine, dopo uno sforzo non indifferente, arriviamo. Il panorama è sconcertante: una gigantesca distesa di nubi, un'infinita pianura bianca che si propaga in tutte le direzioni. Alla faccia! Ma le nubi reggono il peso? Poi vedo SquamaVerde che cammina sotto di noi. Risposta alla mia domanda. Atterro davanti a lui. Mi guarda per un attimo, poi con un guizzo di coda si allontana con passo solenne verso un'altura nuvolosa. Guardo un attimo Selvaggia, quasi per accertarmi che sia ancora sul mio dorso, poi seguo il mio amico tentando di imitare la sua andatura (cosa che mi riesce con scarso successo). Alla fine arrivo all'altura. SquamaVerde inspira un attimo, poi dice: -Fai scendere Selvaggia-. L'elfa obbedisce. Allora il drago verde emette un lungo ruggito, quasi ululato, perché è una nota cristallina, non rauca come la maggior parte dei ruggiti: si direbbe quasi che stia cantando. Poco dopo, al suo richiamo risponde una nota ancora più cristallina: sì, questo sì che è un canto, e che canto! Mai sentito niente di simile. Ad un certo punto, una figura serpeggiante guizza alla mia sinistra. Mi volto un attimo, ma non vedo nulla. Strano... Poi sento il canto che s'avvicina. Continuo a girarmi, ma non vedo nulla fin quando non lo sento praticamente dentro il mio orecchio. Mi giro e vedo un bellissimo Drago dell'Aria che mi guarda.
Tuesday, March 20, 2007
Vita da drago#15: Il viaggio continua
- Sei sicura che siano morti tutti?- Ma perché non ha tatto? Non capisce che girare il dito nella piaga la fa soffrire? Selvaggia, però non lascia trasparire alcuna emozione:
-Sì, li hanno buttati in un fossato dopo averli trapassati con la spada-. SquamaVerde annuisce.
-E ora? Cos'hai intenzione di fare?- chiedo per sdrammatizzare.
- Non so... Mia madre abita in una città elfica abbastanza lontana da qui... E voi che avete intenzione di fare?-
Risponde SquamaVerde: -StelladiGhiaccio- e mi indica con il muso - è la Discepola. Ora deve intraprendere il suo viaggio per eseguire gli insegnamenti adeguati... Moony è stata presa. Bisogna fare in fretta-. -Beh- faccio io -Potresti venire con noi almeno fin quando non sarai in grado di correre. Dopo di ciò... Farai quello che vorrai-. Vedo che Selvaggia annuisce, così continuo: -Bene, SquamaVerde: qual'è il Guardiano più vicino?-
-Siamo abbastanza vicini alla dimora del Guardiano dell'Aria... Inizierai da lì-. Detto ciò, spicca il volo. Lo imito, con Selvaggia che stringe il mio collo, dandomi un inaspettato senso di coraggio.
Monday, March 19, 2007
Vita da drago#14: L'accampamento umano
Wednesday, March 14, 2007
Vita da drago#13: Risveglio
-Cos...?- Fa lui, subito prima che il nuovo colpo dell'elfa gli centri in pieno un'ala. Lui ruggisce di dolore e si lascia planare con parziale successo in una radura. Di certo gli atterraggi non è dei migliori, ma in questo preciso momento non mi interessa, perché stò tentando di atterrare senza ferire ulteriormente l'elfa e schivando i suoi colpi. Miracolosamente riesco e mi stendo lateralmente, con l'elfa che mi scalcia sulla pancia. Adesso basta. Avvicino la testa a tre centimetri dalla sua faccia, e le urlo: -TI VUOI DARE UNA CALMATA?!- Scompigliandole i lunghi capelli neri. Lei mi guarda con occhi -ora me ne accogo- azzurri come laghetti di montagna, e con una mano candida mi tocca il muso. Un brivido mi percorre la schiena. -Scusa- dice solamente. E' un po' pochino, ma detto con quella bellissima voce... E' un'altra cosa!
-Va bene- dico con un tono che dovrebbe essere di sufficienza -ma perché ci hai attaccati, se ti abbiamo salvata?- -Pensavo che foste dei draghi stregati dagli umani- disse semplicemente. Ovviamente non poteva sapere che era stata salvata da noi. Ma ora, come la slego? SquamaVerde è svenuto poco distante... Che faccio, in nome del cielo!? -Folletti?- grido, più come domanda che come richiamo. Subito ne arriva uno, che mi sorride. Ha già capito tutto (vabbè, non è che ci volesse un genio) e slega l'elfa, che però appena tocca con i piedi per terra si accascia e tenta ad aggrapparsi agli spuntoni della mia coda. -Devi salirmi in groppa- le dico io-Hai i piedi martoriati, non puoi camminare. Ma che ci facevi in un accampamento umano?-
Tuesday, March 13, 2007
Vita da drago#12: Salvataggio
Ora sono abbastanza vicina. Quando meno se l'aspettano, sfruttando le lezioni di caccia impartite da SquamaVerde, compio un balzo e afferro un umano, facendolo a pezzi. Ben presto, cominciano ad arrivare da tutte le parti umani come formiche su di una mela... Sono troppi! Mi massacrano con spade e lancie. Perdo sangue da tutte le parti. Stò per cadere a terra senza forze, quando... Una saetta verde incomincia a guizzare attorno a me e comincia a decimare gli umani. Ben presto, i superstiti battono in ritirata. Io guardo il mio salvatore, ben sapendo chi sia: infatti è proprio SquamaVerde. Chino la testa: -Grazie- gli dico. Lui mi ignora e s'avvicina alla donna, che ancora non è rinvenuta: i piedi sono trucidati da scottature vecchie e recenti. Ma mi accorgo che non è un'umana: ha le orecchie a punta. Ho cercato di salvare un'elfa!
SquamaVerde torna da me: -Allora? Che facciamo? Ce la fai a volare?- Dice. Annuisco. -Legami l'elfa con quelle corde sotto alla mia pancia-. -E come?- mi risponde lui. Solo allora mi rendo conto di non avere più il pollice opponibile. Perfetto. Ma allora sento delle vocine: -Ti aiuteremo noi- dicono. Sono dei folletti, che svolazzando ci aiutano a legare l'elfa. Poi se ne vanno. Anche noi, a tutta velocità, seguiamo il loro esempio.
Monday, March 12, 2007
Vita da drago#11: Scontro di volontà
-Non credo che questa sia una trappola... E quella non mi sembra una donna normale...E poi tu puoi sempre uscire allo scoperto in caso di bisogno...No?- Lui abbassa il capo e infine cede: -Va bene... Ma fai attenzione-.
Sunday, March 11, 2007
Vita da drago#10: L'Urlo
Vita da drago#9: L'inzio
-Devi sapere un'altra cosa sulla nostra nazione: ci sono sei Guardiani delle Antiche Forze dei draghi: il Primo è il Guardiano dell'Aria; il Secondo il Guardiano della Terra; il Terzo è il Guardiano del Fuoco; il Quarto è il Guardiano della Luce; il Quinto è il Guardiano dell'Ombra; quanto al sesto... E' il più misterioso, e nessuno sà dove sia nascosto. I Cinque Guardiani hanno poteri differenti, e ognuno ha delle capacità utili per la sopravvivenza... E' da anni che cercano il loro Discepolo, un solo drago che verrà istruito da tutti i guardiani e che riuscirà a sconvingere l'oppressore di draghi ed elfi... E Moony ti ha finalmente trovata, StelladiGhiaccio: sei tu la Discepola.- E io? Non ho voce in capitolo? Tralalàllallà, mi ritrovo in questa strana foresta e sono pure un personaggio importante! Però! Ma... SquamaVerde non ha ancora risposto ad una cosa: - E... Moony?- -Pensavo l'avessi capito- risponde lui. Sospirò. -Moony è la Guardiana dell'Ombra. L'Ombra ormai non ha più custode: questo è il sacrificio degli elementi per noi... Per te. Vedi di non sprecarlo.- S'alza. -Bene... Ora che sò che mio fratello è morto, credo che sia mio dovere accompagnarti, visto che non credo che tu sappia dove si trovano i guardiani... Te lo indicherò io.- Detto ciò, esce dalla caverna e spicca il volo. Volare? Ancora?! Sospiro. Mi sà che mi toccherà altre volte... Fin quando non libererò Moony, almeno. Allora spicco il volo anche io, e con un po' più di agilità rispetto alla prima volto raggiungo SquamaVerde. Poi voliamo alti nel cielo per chissàdove.
Saturday, March 10, 2007
Vita da drago#8: E qualcosa ci resta...
"Nel nostro mondo, come ben saprai, ci sono varie razze: quelle dei draghi, degli elfi, degli umani sono alcune delle razze fondamentali. Inizialmente si viveva in pace, ma da un po' di tempo a questa parte, un re pazzo ha preso il controllo della nazione umana e ha intenzione di invadere e rendere schiava la nazione elfica. Ma gli elfi sono molto più forti degli umani e possono essere mobilitati alla guerra in qualsiasi momento, pur essendo un popolo pacifico. Così il re, nominato "Demone Nero", ha trovato un abile stratagemma: sfruttando il debole che gli elfi provano per i draghi, ne cattura il più possibile, li rende incapaci di volere con uno speciale incantesimo e attacca il popolo elfico, che adesso si trova in netta difficoltà...
Vita da drago#7: Coincidenze
Vita da drago#6: Un nuovo compagno
Vita da drago#5: Le atrocità umane
Vita da drago#4: Paura da drago
-Gli umani, cara... So che ti pare strana come affermazione, perchè tu stessa sei stata per molto tempo una di loro, seppur su di un altro pianeta, ma devi sapere che...- Viene interrotta da delle urla eccitate provenienti da sotto la grotta in cui eravamo. -E' qui! E' qui!- Dicevano. -Oh no... Mi hanno trovata...- ,geme, -Ma l'importante è che non trovino te...Non uscire per nessun motivo-. In quel momento si sente una specie di pigolio proveniente da fuori, simile in un certo senso al vagito di un bambino...Ma leggermente più animalesco. -Sono arrivati anche a questo- dice grave Moony -Ad utilizzare un cucciolo come esca-.
Vita da drago#3: Moony
-Mi chiamo Moony- risponde il drago, evidentemente femmina -Ma non c'è tempo di altri convenevoli. Seguimi in volo su quella grotta lassù-. Così dicendo, spicca il volo. A guardare lei, sembra tutto così semplice...Io, invece, ho un attacco di panico. -Volare? Ma io... Non so...- Tento di balbettare per obbiezione, ma lei mi risponde dall'alto -Oh, ne sei proprio sicura? Vedi cosa riesci a fare, ma sbrigati, mia cara!-. Così dicendo si allontana. Bene, a questo punto stà a me... Prendo un po' di rincorsa, salto, apro quelle ali così nuove per me... E mi accorgo che non è poi così male. O almeno, la penso così fin quando non comincio a precipitare, lentamente ma inesorabilmente. -Sbatti le ali!- Mi grida Moony. Obbedisco. Riprendo quota e goffamente riesco a raggiungere la grotta, sulla quale mi butto letteralmente. Più simile ad un maiale che ad un drago. Monny è già lì, che sipulisce le ali. Poi mi guarda, e con un semplice -Imparerai col tempo-, mi fa capire che sono un'imbranata totale. Si vede che non mi si addice fare il drago. Vabbè, tanto non rimarrò per sempre in questo corpo, quello appena compiuto potrebbe essere il mio ultimo volo. Potrebbe...
Wednesday, March 7, 2007
2: Risveglio
All’inizio fu solo il buio più totale. Non riuscivo a percepire niente… Il vuoto più completo, sia nella vista che negli altri sensi. Avevo solo la percezione di essere cosciente, bloccata come in un lungo ed infinito sogno di tenebra.
Allora è questo che succede quando si muore, pensai. Allora è questo l’eterno riposo…
Non ero in ansia, né provavo una qualsiasi altra emozione: solo freddi ragionamenti riguardanti la mia situazione…Non molto su cui ragionare, in realtà: finii ben presto –quanto presto, in realtà? Come si calcola il tempo nel nulla?- per accettare la mia situazione passivamente, acquietando l’animo senza nutrire, sperare o immaginare una qualsiasi alternativa per il futuro…E, allo stesso tempo, senza avere la benché minima percezione del passato: in quel momento non ero Iris, né un’umana, né un qualsiasi tipo di essere vivente o meno; ero solo un barlume di coscienza, e l’unica cosa certa era la mia esistenza ed i miei ragionamenti: tutto il resto era indistinto, al di fuori della mia portata e del mio interesse.
Poi, un graduale cambiamento: ben presto alla mia coscienza intorpidita dalla quiete cominciò ad esser manifesta una vaga percezione di alterazione dello stato iniziale, dovuta piuttosto ad una nuova percezione del nulla che mi circondava… Quello che, almeno, fino a quel momento avevo percepito come uno spazio totalmente privo di qualsiasi cosa, ma che cominciava a palesarsi come tutt’altro: certamente era ancora tutto buio, e non era possibile distinguere il basso dall’alto o da una qualsiasi altra posizione nello spazio…Ma di certo uno spazio c’era: lo percepivo, perché cominciavo vagamente a percepire la mia corporeità. Era decisamente strano: come se la mia mente fosse l’unica cosa sveglia in uno stato comatoso, ero assolutamente conscia del fatto di essere rinchiusa in un corpo…Solo che non riuscivo a muoverlo in nessuna maniera, né riuscivo ad utilizzare i sensi mediante esso. Ciò produsse man mano un turbamento sempre maggiore nel mio essere, fin quando non arrivai ad un tale stato di frustrazione che qualcosa –chissà cosa- cominciò a sbloccarsi in me: e così cominciai a ricordare vagamente, prima qualche lampo di percezioni emotive passate, poi vere e proprie scene della mia vita: mia madre, mio padre, le piccole delusioni e la felicità infantile, la scuola… E poi, la percezione di un ricordo recente molto importante per la mia vita, ma del quale non ricordavo assolutamente nulla. Un dejà-vu al rovescio. Fu scervellandomi su di esso che cominciai a delineare meglio quelle che prima erano state scene di una vita quotidiana che quasi non sentivo mia: e così assieme alle semplici immagini cominciarono ad associarsi ricordi di odori, di suoni, di sapori, di consistenze.
Fu grazie a queste sensazioni catalogate, le quali avevo senza rendermene conto sempre dato per scontato, che cominciai a percepire il mondo esterno in maniera molto più netta, andando al di là della semplice percezione dello spazio: l’ambiente cominciava a colorarsi di un nero meno totale, schiarito dall’aggiunta di suoni ed odori che man mano divenivano sempre più netti.
Uccelli che cinguettano, vento tra le fronde, odore di erba e terra… Formiche che zampettano poco distanti dal mio orecchio, odore di resina, suolo freddo e morbido… Era come se non avessi mai provato sensazioni simili: mai nella mia vita avevo percepito in maniera così intensa nessuno dei miei sensi…Adesso invece mi sembravano tutti talmente forti da farmi quasi male, tanto che mi pareva di riuscire a capire esattamente la posizione di ogni cosa attorno a me pur senza vederla, essendo ancora impossibilitata ad aprire gli occhi né a muovere un qualsiasi muscolo.
Ronzio di qualche insetto, il frullio d’ali su un albero... Aria fresca ed umida, Sole che riscalda solo piccole porzioni del mio corpo… Un torpore piacevole, un calore lieve…
Calore…Calore…Avevo provato una sensazione di calore molto intensa di recente. Troppo intensa. Qualcosa che mi aveva spaventato, che bruciava…Come avevo provato con un fiammifero tanti anni prima, ma per tutto il corpo…Come un incendio. Come una vampata di fuoco.
Di colpo, ricordai la fatidica memoria, l’ultima della mia vita: il drago. Il drago. IL DRAGO!
Urlai nel sogno incosciente, dilatai tutte le mie sensazioni al massimo, facendo gridare anche quelle a modo loro… E di colpo, il movimento tornò ad appartenermi.
Aprii gli occhi poco dopo, ansante, alzandomi di scatto a gattoni per poi accovacciarmi sul posto: quel ricordo da incubo continuava a terrorizzarmi… Anche se, evidentemente, non era stato solo frutto della mia immaginazione: le sensazioni erano state troppo reali, troppo scioccanti… E, allo stesso tempo, anche ciò che avevo provato in quella sorta di stato di incoscienza non poteva che esser vero: perché l’intensità della mia capacità sensoriale era rimasta potente come lo era stato allora…E perché il mondo che avevo percepito attraverso quelle era lo stesso che mi si parava davanti agli occhi in quel momento.
Un’enorme foresta di possenti abeti mi circondava, fitta in cielo fin quasi a coprire totalmente i raggi del Sole…A terra, sotto di me, un praticello morbido abitato da ogni forma di insetto; poco distante, un ampio fiume di acqua limpida: evidentemente non ero più a casa mia.
La cosa non mi sconvolse immediatamente, forse perché ne avevo già avuto la più assoluta certezza ancora prima di svegliarmi, mentre ancora mi limitavo a studiare l’ambiente intorno senza vederlo. Sono reduce da una vampata di fuoco scagliatami addosso da un drago: non potevo aspettarmi qualcosa di diverso pensai razionalmente a riguardo.
Più del cambio di ambiente paradossalmente mi colpì come anche la vista si fosse potenziata…Seppur in maniera diversa dagli altri sensi: certo, vedevo le cose in maniera più nitida e senza sforzo alcuno nonostante la distanza…Ma il mio punto di vista era distorto: mi sembrava che il mondo attorno a me si fosse nettamente rimpicciolito, e che il suolo fosse ben più distante rispetto alla mia altezza… Considerando che ero ancora seduta, la cosa era alquanto notevole.
Stramberie dovute alla vista migliore… pensai provando ad alzarmi.
Non feci nemmeno il tempo di allungare le gambe che caddi in avanti, le mani poggiate a terra con un tonfo. E che tonfo! Percepii diversi uccelli volar via spaventati. Pesavo immensamente di più di prima…E non riuscivo a muovermi se non utilizzando tutti e quattro gli arti a terra.
Raggiunta questa consapevolezza, tremando, mi trascinai come riuscivo accanto al fiume: era abbastanza calmo da riflettere l’ambiente circostante…Avrei trovato conferma a quanto temevo ma non osavo nemmeno pensare. Serrai gli occhi un ultimo istante…Poi, spalancandoli, mi specchiai nella superficie acquosa.
Ovviamente ciò che vidi fu quanto avevo temuto: il mio corpo, divenuto decine di volte più grande di quel che era stato per tutta la mia vita, adesso era ricoperto di squame di varie sfumature di bianco. Le mani e le braccia tramutate in zampe artigliate e possenti nella loro grazia, il collo lungo come quello di un cigno irto tuttavia di spuntoni aguzzi, un possente capo dal muso aguzzo, due occhi color del ghiaccio che ricambiano il mio sguardo sconvolto al di là del riflesso…Ali ripiegate sui fianchi, enormi quanto basta da riuscire a sfiorare con la punta l’inizio della lunga e potente coda: anche io ero diventata la creatura del mio incubo reale. Anche io ero divenuta un drago.
A quel punto, tutta la razionalità che mi aveva permesso di procedere fino a quel momento da quando avevo perso i sensi tra le spire infuocate del drago nero venne meno, disgregandosi innanzi a quella assurda verità… E lasciandomi sola in balia del mio terrore.
Corsi via galoppando sguaiatamente dal fiume, sbattendo contro gli alberi, chiamando aiuto sotto forma di ruggiti terrorizzati: non riuscivo a parlare, non riuscivo a comunicare…Non riuscivo a capire. Spezzai tronchi con i miei nuovi artigli, spalancai le ali sbattendole con dolore ai rami più bassi degli alberi, mi impennai, caddi a terra, mi impennai di nuovo: Aiuto…Voglio stare in piedi, voglio camminare diritta…Voglio tornare ad essere umana…Voglio tornare a casa….Cos’è questo mondo? Cosa sono questi suoni troppo forti? Voglio tornare a casa…AIUTATEMI!
Il mio ultimo ruggito, talmente forte da spaventare me stessa, mi lasciò definitivamente senza fiato e senza energie: mi accasciai a terra, nuovamente ansimante, accucciandomi stretta a me stessa aspettando di finirla. Le lacrime mi rigavano le guance squamose…E così, i draghi possono piangere? Quella minima comunanza con l’essere umano mi diede conforto, ma fu come pretendere da una fiammella di riuscire ad illuminare l’intero Abisso.
Fu solo allora che percepii un’altra presenza accanto a me… E che una voce a me vicina parlò: -Fa silenzio, mia cara... E benvenuta nel tuo nuovo Mondo-.
1: L'incontro
Camminai diretta verso camera mia, dove lasciai cadere il pesante zaino e gettai via il cappotto sul letto con macelato disordine: ci avrei pensato dopo... In quel momento dovevo fare alcune cose al piano di sotto, dove c'era il computer.
Stropicciandomi gli occhi pesanti di stanchezza, scesi sgambettando le scale saltando le ultime due con un balzo, per poi atterrare sfurttando la velocità acquisita direttamente sulla sedia di fronte al monitor. Non mi presi nemmeno la briga di far luce alla stanza, limitandomi a premere il pulsante di accenzione dell'apparecchio ed aspettare che il lento affare si svegliasse.
Mi sentivo le membra pesanti, e più volte mi sorpresi a fissare il vuoto con occhi semichiusi…Sospirai stiracchiandomi sulla sedia: ero distrutta da un'ennesima giornata di scuola, e lo stress accumulato durante la giornata pareva essersi tramutato in pigrizia e sonnolenza. Sbuffai rassegnata: dopo quella ricerchina sul Web, avrei sicuramente fatto una dormitina per ricaricarmi…
Al pensiero, diedi appena un calcetto alla sedia girevole, cominciando a girare su me stessa: probabilmente sarebbe stata una delle cose più gradite della giornata, dato che l’unica alternativa che avevo era starmene seduta a fare i compiti.
Non appena mi fui fermata mi riattivai sbadigliando e digitai svogliatamente quanto necessario per poter avviare la connessione in Internet.
Fu solo dopo un po’ che me ne accorsi, forse perché ero troppo concentrata sulla ricerca, oppure (molto più probabilmente) perché così distaccata dal mondo a causa della stanchezza che non riuscivo bene a rendermi conto di ciò che stava succedendo attorno a me… Comunque, pian piano cominciai ad avere la percezione che qualcosa stava cambiando: non solo la stanza era divenuta più calda, ma avvertivo come una presenza accanto a me, dietro di me…Continuai a fare la mia ricerca come se niente fosse: probabilmente, la stanchezza mi stava giocando questo brutto scherzo. Magari avevo pure qualche linea di febbre… Scrollai la testa, tornando a concentrarmi sul monitor e battendo con più accanimento le dita sulla tastiera: dovevo smetterla di divagare, dovevo pensare un poco al lavoro.
Concentrazione… Concentrazione…Ma perché quel dannato affare era così lento?
In quell’istante, forse per quel causuale e futile stato di assorbimento in cui mi ero autoindotta, riuscii a percepire chiaramente uno sbuffo dietro di me: un soffio lieve, certo, come qualcuno che rilascia pian piano il fiato accumulato in gola per non farsi sentire...Ma comunque, per un istante ne avevo avuto un’ inconfutabile percezione.
Smisi istantaneamente di scrivere, allarmata: ne ero sicura, la finestra quando ero arrivata era chiusa… Possibile che me lo fossi immaginato, in una parodia delle voci che la gente sente quando è particolarmente esausta? Trattenni il respiro nel tentativo di ascoltare meglio il mondo circostante, troppo codarda per convincermi a girarmi… Dopo qualche momento, il rumore si presentò di nuovo, più forte: ma quale sospiro, era un vero e proprio getto d’aria calda!
Qualche altro istante d’immobilità e la curiosità ebbe la meglio sulla prudenza (o codardia), così decisi di voltarmi: con una spinta a terra del piede feci in modo da far ruotare la sedia girevole. Il cuore che batteva all’impazzata nell’attesa che precede l’impatto con un qualsiasi cosa, senza sapere cosa aspettarmi dietro di me : un assassino? Un maniaco? Un bel niente? Un…
Nemmeno con tutta la fantasia del mondo sarei riuscita ad immaginare cosa c’era dietro di me in quel momento… Forse proprio per quel pizzico di logica che permea ogni pensiero di un qualsiasi adolescente od adulto, e che rende queste due categorie di persone tanto vanitose ed impettite di fronte alle fantasie infantili.
Avendo dato troppo slancio col piede per la rotazione della sedia feci in tempo a scorgerlo solo per un attimo, così da ritrovarmi quasi subito a guardar nuovamente e di sfuggita il monitor del computer… Ma, non avendo esaurito lo slancio, il girotondo continuò fin quando, per ironica casualità, non mi ritrovai direttamente di fronte al capo di quell’essere: un muso squanoso, affilato, nero come la pece eccetto che per quelle punte d’avorio madreperlato, per i due occhi allungati, d’un azzurro ghiaccio di eccezionale bellezza… E per le due zanne d’avorio accuminate e letali, visibili appena nella parte più avanti del muso della creatura, probabilmente solo la punta dell’iceberg di quell’enorme chiostra di denti che deve avere nascosta tra le fauci.
Sentii il corpo pervaso da un brivido, una specie di misto tra paura ed eccitazione: era….Era… Strizzai un momento gli occhi, incapace di riuscire anche solo a pensare quella parola, quasi scatenasse un temibile potere solo se pronunciata. Stranamente, non mi sfiorava nemmeno l’idea che quella creatura fosse solo un frutto di una mia immaginazione, un’illusione dettata dalla stanchezza: era troppo concreta per essere un sogno, e poi solitamente i miraggi non espiravano aria calda, l’aria vissuta di una creatura reale…
Riaprjj gli occhi con lentezza, implicitamente incredula di essere anche solo riuscita a sopravvivere alla vista di quel possente essere… La creatura continuava a stagliarsi davanti a me, completamente immobile e dallo sguardo fiero, arcano, misterioso ed altero come quello di una tigre…Eppure, al tempo stesso, dolce e addoloratamente felice, in un’ambiguità straziante e potente.
Con una certa riluttanza che soccombette alla mia implacabile indole curiosa, girai lentamente il collo di lato per riuscire a vedere anche il corpo dell’essere, quasi ad ulteriore conferma per il nome dell’entità che avevo innanzi agli occhi… Ciò che vidi spazzò via brutalmente quei pochi e labili dubbi che mi erano rimasti in mente: un corpo nero e muscoloso da cacciatore, sinuoso e snello, seppur così grande che feci fatica a capire come riesca ad entrare tutto in quella stanza di casa mia, minuscola e misera rispetto a quell’enorme mole. Le zampe posteriori, leggermente più sviluppate di quelle anteriori, erano dotate come quest’ultime d’affilati unghioni d’avorio, simili alle punte cornee che si susseguivano su tutta la colonna vertebrale dell’essere a distanza quasi precisa l’una dall’altra, e che diventavano più minute sull’imponente coda, attorcigliata attorno ad una zampa posteriore con il fare tipico dei gatti accovacciati.
Mi soffermai un ulteriore istante sulla coda, poi da lì tornai a rivolgere lo sguardo verso il dettaglio più magnifico, a mio avviso, di quel corpo glorioso: semimimmetizzate per il medesimo colore rispetto al resto del corpo, le due ali membranose riposavano ai fianchi della colonna vertebrale, lasciando intendere la gloriosità pur essendo in quel momento placidamente ripiegate sui fianchi, con morbida naturalezza.
Solo quando riuscii a spostare nuovamente l’attenzione sul muso della creatura, i miei pensieri e la ragione tornarono a funzionare quel poco da riuscire ad urlarmi muti nella mente all’unanimità con tutto il mio stesso essere il nome della favolosa (nel vero senso della parola) creatura che avevo davanti. E’ un drago, riuscii infine ad articolarmi in testa. Ora che sono riuscita finalmente a constatarlo, stà a vedere cosa vuole lui da me continuai a monologare, in una logica ferrea che contrastava con i miei sentmenti di stupore e onnipresente curiosità.
Forse intuendo che avevo finito la mia ispezione, il drago finalmente si mosse, allungando il collo sinuoso fino a qualche centimetro dalla mia fronte, annusandomi con quanta delicatezza era possibile da una così imponente mole. Io rimasi impietrita, tesissima: aveva intenzione di mangiarmi? Ma allora perché attendere il riconoscimento da parte mia? O forse mi stava odorando perché faccio così schifo a vedermi che non è sicuro che valga la pena o meno di divorare una come me? La cosa non mi toccava più di tanto: tanto prima o poi sarei morta, no… ? Allora, perché attendere? E poi, quale fine migliore di essere divorata da una creatura simile?
Di colpo, il drago nero smise di annusarmi, per poi abbassare il muso quel tanto da potermi fissare negli occhi: le sue iridi ghiacciate erano talmente grandi e profonde che, se avessi ignorato volontariamente tutto il carico emotivo che trasportavano, avrei potuto tranquillamente perdermici dentro…
In quell’istante, riuscii a captare qualche movimento al piano di sopra: la porta di casa che si apriva e richiudeva, contemporaneamente all’inizio di una sequenza di passi leggeri ed affrettati di una persona che ben conoscevo, perché viveva con me da tutta una vita…
Impallidii appena, considerando l’imponente fardello che mi fissava al piano di sotto e di cui colei era completamente ignara.
-Ciao, Iris!- urlò mia madre con la sua solita voce un po’ affannata del dopo lavoro, rivolta ad un punto indistinto della casa non sapendo esattamente dove io fossi. Sbiancai ancor di più, non sapendo esattamente cosa fare per non turbare nessuna delle due anime che si trovano in quella casa con me…Diamine, ero stata ad osservare per un periodo di tempo indefinito un enorme creatura che fino a quel momento avevo creduto frutto di fantasie…Perché l’autocontrollo e l’invettiva venivano meno proprio di fronte a mia madre?
-Ehi, Iris! Iris?!- ripeté la voce di sopra, probabilmente uscendo dalla mia camera deserta.
Alchè, deglutendo, decisi finalmente di pronunciare un fliebile, quasi inudibile: -Ma…Mamma?-
Mossa sbagliata, probabilmente: con una calma tale che sarebbe stato impossibile anticiparne i voleri, il drago nero di fronte a me ritirò la testa con un movimento fluido, per poi spalancare di scatto le fauci ed eruttare una vampata di fuoco grigio-nerastra su di me.