Dopo alcune ore di volo, atterro esausta. Mi sento completamente svuotata di ogni emozione... Rimango qualche minuto a fissare il terriccio ai miei piedi, poi alzo la testa rinvigorita: non mi posso lasciare andare così. Devo trovarmi altri amici con cui andare alla ricerca di Moony: e questa volta non commetterò l'errore di liverare chi sono. Allora comincio a camminare per la foresta, diretta chissàdove.
Dopo una mezzoretta di cammino mi accorgo di essermi persa, ma non m'importa. Faccio qualche altro passo quando sento uno strano suono: una specie di pigolìo, simile al verso di una piccola aquila ma più profonda...Mi dirigo verso la fonte di quel sono e vedo una piccola creatura che piange in mezzo ad una piccola radura dalla quale non ero mai passata: ha la testa e le ali di un aquilotto, con due grandi occhi gialli, il becco adunco ed il piumaggio marroncino. Il corpo, invece, non ha niente di aquilino: quattro zampe artigliate possenti e fulve, una coda leonina che finisce con un batuffolino color cioccolato. In altre parole, un cucciolo di grifone piange al centro della radura davanti a me. Il mio protettivo istinto umano mi dice di correre da lui, mentre l'istinto dragonesco mi sussurra di andarmene via e di lasciarlo lì... Ma come si può resistere ad una creatura così indifesa? Mi avvicino al cucciolo, e noto subito che ha un'ala trafitta da una freccia... Allora trotterello velocemente vicino a lui. Troppo tardi mi accorgo di due enormi figure che piombano dal cielo davanti a me: due grifoni adulti, poco meno grossi di me, probabilmente genitori del cucciolo. Uno dei due, più possente dell'altro (probabilmente il padre) emette uno strillo acuto diretto all'altro ed insieme cominciano ad avvicinarsi a me, che indetreggio fino a trovarmi con le spalle ad un albero. Solo allora i due grifoni si lanciano contro di me con un balzo fulmineo. Provo a volare via, ma il peso delle due creature combinato all'agitazione dettata dalla circostanza mi rimandano subito a terra. Non posso fare nulla. I due animali cominciano allora a mordermi con il becco acuminato e a graffiarmi con i poderosi artigli. Le loro manovre puntano ad un unico risultato: farmi rovesciare di schiena, dove le squame sono più morbide e più facili da sbranare. Lentamente, riescono nel loro intento: cominciano a spingermi di lato. Resisto ad un paio d'assalti, poi cado a terra. I due, allora, cominciano ad attaccarmi con più foga, strappandomi brandelli di carne dalla pancia. Il dolore mi pervade: a nulla serve contrattaccare. Quando proprio sembra arrivata la mia ora, vedo un sasso volare e colpire uno dei grifoni, che si gira con un ringhio. Un'altra pietra precede il ringhio del secondo grifone. Allora un profondo e rabbioso ruggito squote la radura. Alzo un poco il collo e vedo SquamaVerde che atterra accanto al cuccioletto. Sopra di lui, con un grido, Selvaggia tira un'altra pietra, che colpisce in pieno muso un grifone. La mia fine non è ancora giunta.
Sunday, June 3, 2007
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