Thursday, February 21, 2008

L'Esordio

Volo veloce verso la mia posizione, riflettendo, mentre una morsa mi stringe le membra e che quasi non mi fà respirare.
Da umana, qualche volta avevo sognato di partecipare ad una grande battaglia Medioevale, di districarmi con destrezza tra spade e scudi, di schivare frecce... Ed ovviamente, in queste mie immaginazioni infantili riuscivo sempre a vincere i miei nemici... Ma nella realtà, nella nuova realtà a cui sono stata proiettata, la cosa mi appare ben diversa: anzitutto, non ho alcuna forma di protezione, come ad esempio un'armatura. Ed anche se le squame sono dure e resistenti, la sensazione di essere tremendamente vulnerabile rimane. Inoltre, durante questi miei scontri immaginari mi aspettavo di essere un'umana: ma in quel momento sono una dragonessa, e la cosa è ben diversa, anche perché è un drago che devo affrontare, non una persona qualsiasi...
Mi risquoto solo in prossimità della cascata, qundo vedo alcuni grifoni ed i loro cavalieri appollaiati quà e là sulle rocce che sporgono dall'imponente massa d'acqua in caduta libera. Per me non c'è uno spazio abbastanza grande, lì vincino a loro, così atterro su una sponda della cascata, il più vicino possibile agli Elfi...
Dopo un po', uno di loro s'avvicina in groppa al suo grifone. Riconosco subito l'animale, pur essendo agghingato a guerra con un armatura ramata simile a quella di Cripto: è la stessa creatura di quel soldato che ha avertito Felix del luogo in cui si trovava Asperon: Marok è il suo nome.
Il grifone atterra poco distante da me, guardandomi nei sottecchi con sguardo truce: non si fida, lo si capisce. E quando il Diurno si toglie l'elmo per potermi parlare meglio, noto lo stesso sguardo diffidente che lampeggia negli occhi del suo grifone.
Nessuno di noi due parla per un po'. Alla fine mi rasegno ad accettare la sua presenza, guardando sotto di me e cercando di non pensare alla lotta che stà per compiersi.
-Hai paura?-
La voce mi fa quasi sobbalzare: mi volto e vedo Marok che scende dalla groppa del suo grifone argenteo, sedendosi accanto al possente ventre di questo. L'animale finisce per sedersi dietro di lui, l'armatura scricchiolante, e l'elfo poggia il capo al fianco dell'animale.
Ha dei capelli molto lunghi e biondo-rossicci, in risalto sulla carnagione scura color del caramello. Gli occhi sono invece strani: di colorazione quasi argentea, sembrano quasi dello stesso colore delle piume delle ali del suo grifone... Mi soffermo un attimo a guardarli: non ne avevo mai visti di quel colore...
L'elfo sbuffa irritato: evidentemente gli dà fastidio la mia indagine. -Mi vuoi rispondere?- chiede burbero: ma non sembra un tono sincero, quasi la sua scontrosità non sia altro che un tono d'occasione, come le parole falsamente cordiali che si usano durante una serata d'occasione...
Sospirando, decido di rispondere la verità: anche se fingessi di non aver paura, non servirebbe a nulla dato il mio stato d'irrequietezza...-Sì- dico allora, secca, senza vergogna ma senza orgoglio.
Lui pare un po' sorpreso, ma annuisce.
-E tu?- chiedo
-Anche io- ammette lui senza vergogna.
-Non si nota- osservo.
-Non sono in grado di manifestare ciò che provo: mi hanno addestrato a questo...E la cosa ha i suoi svantaggi- spiega, quasi amareggiato: ormai il suo tono è mutato, non c'è più traccia dell'iniziale disprezzo e scortesia.
Cala il silenzio tra noi: entrambi siamo tipi di poche parole. Tuttavia, decido di fare qualche domanda, più per non ricadere in balia della tensione che per altro:
-Hai combattuto tante volte?-
-No. Il nostro popolo non ha avuto modo di combattere spesso...Anche se sei un drago, dovresti sapere queste cose-
L'affermazione mi mette ancora di più in agitazione: evidentemente farei meglio a tapparmi la bocca... Ma decido di continuare a parlare:
-Diciamo che non sono un drago del tutto normale-.
-Già. Sei la Discepola. M'è giunta voce...- comincia, facendo un segno vago della mano come per sminuire le voci: a lui le questioni draconiche non interessano molto, probabilmente...
Squoto la testa: -No. Non è solo quello-.
So di aver stuzzicato la sua curiosità: il suo sguardo impassibile è divenuto indagatore, mentre tenta di carpire segreti dal mio sguardo... Non si azzarda a fare domande dirette, anche se muore dalla voglia... Tanto peggio per lui: comunque, da me non saprà nulla.
-Sei nato qui?- chiedo alla fine, seccata quanto lo era lui mentre tentavo di dare un interpretazione ai suoi occhi.
L'elfo sorride, alzando solo un angolo della bocca. -Sì. Questo è il mio mondo da sempre... Ed è per questo che io e Shine siamo qui: per proteggere ciò che ci appartiene da coloro che non lo comprendono-. Conclude la frase indicando il Grifone dietro di lui, che pare annuire appena all'affermazione, distaccato seppur presente come ogni felino che si rispetti...
Abbasso appena il collo, stiracchiandolo involontariamente, per dichiararmi d'accordo con lui.
Passa qualche altro minuto, e la tensione pare scemare un poco... Sospiro.
-E' la mia prima battaglia...E forse l'ultima- dichiaro infine, con una punta di melodrammatico nella voce.
Lui mi guarda comprensivo: -Anche io la pensavo così, la prima volta che ho combattuto. Ma alla fine me la sono cavata: per poco non venivo ammazzato, certo, ma l'essenziale è sopravvivere-.
-Hai ragione...Ma fin quando non la provo sulla mia pelle, l'esperienza del combattimento in difesa di qualcosa, queste tue frasi rimangono solo cose per sentito dire. E non aiutano più di tanto...- lascio in sospeso la frase guardandomi le zampe: quanto vorrei torcermi le mani...Ma con quegli arti dagli artigli puntuti, non è possibile fare altro che camminare e dilaniare...
Il Diurno sospira, alzando la testa: -Lo so...Ma è comunque meglio di nulla...- commenta, rimirando il cielo.
Non faccio in tempo a controbattere o a dargli ragione, che delle grida ci fanno risquotere. Marok si alza affiancandomi con il suo Shine: -E' arrivato il momento... Rimani qui in attesa del tuo drago: non azzardarti ad intervenire sui Narug, e tenta di combattere il tuo avversario lontano da noi: queste sono le tue indicazioni. E' tutto e...Buona fortuna- dice, sfiorandomi con fare impacciato la spalla squamosa prima di sguainare la spada e saltare in groppa al grifone argenteo e bronzeo per l'armatura. Gridano, i due, con lo stesso fragore ma con voci diverse, mentre s'innalzano e si buttano dal dirupo accanto alla cascata. Mi sporgo ad osservare: sotto di me, la battaglia sembra già essere devastante, a neanche cinque minuti dall'inizio: i Narug sono tanti, scintillanti di riflessi perlacei e aggressivi come grandi lupi. I grifoni, con le armature e le zampe leonine, sono all'apice della loro maestosità, e si fanno avanti aggressivi dilaniando come possono, scomposti e letali. Tuttavia, i Narug sono molto più agili dei mezzileoni: entrambe le fazioni sembrano essere in difficoltà, ma non ne posso essere sicura per colpa della tale confusione e del turbinio di colori tra sangue, carne, frecce e bagliori di spade. Nell'insieme, è cento volte peggio di quanto avessi potuto immaginare: è una scena che spiazza, eppure in un certo senso affascina, come un potente uragano; da una parte, vorrei scappare. Dall'altra, il sangue mi ruggisce nelle vene in sintonia con il mio stesso essere, reclamando a gran voce di entrare nella mischia...Ma gli ordini sono ordini, così rimango ferma, la paura completamente annientata da quei sentimenti contrastanti.
Non passa molto tempo, ed il mio momento si annuncia con un ruggito della potenza di un tuono, che quasi copre i rumori della lotta, che incessante continua. Sospiro un'ultima volta chiudendo gli occhi: è giunto il mio momento...E, come dice Marok, l'essenziale è sopravvivere. Così, con uno slancio ed uno schiocco delle ali, mi butto in aria alzandomi in volo, carezzando il vuoto con le mie grandi ali e senza sapere bene cosa fare...
E' fortuna, o forse questione di riflessi: un attimo, ed il punto in cui mi trovavo viene invaso da una vampata di fuoco verdognola. La paura torna a farsi strada, ma tento di reprimerla mentre una figura vola diritta verso di me: è un drago violaceo, grande più o meno quanto me, eppure molto più minaccioso.
Non è protetto da armatura, potrebbe essere scambiato per un drago qualsiasi se non fosse per pochi fattori: primo, il grosso collare d'argento con su incastonata una pietra, situati circa alla metà del collo; secondo, la sella di quoio con sopra seduto un cavaliere in armatura, la spada alla mano che riluce di bagliori sinistri; terzo...Difficile da spiegare: forse sono gli occhi leggermente patinati, forse i ruggiti selvaggi e folli...Ma questo drago non può essere definito davvero tale: è semplicemente un essere violento, che non sa cosa sia la parola o la capacità di esprimersi; non è un vero essere vivente: è una semplice macchina da guerra.
Probabilmente, in un'altra situazione mi avrebbe fatto pure pena, se non fosse per un'altra lingua di fuoco che l'essere mi erutta direttamente verso la faccia: riesco a schivare scartando velocemente di lato la testa, e del fuoco percepisco solo il suo calore. Il drago ruggisce di nuovo col suo cavaliere, e così faccio anche io: la mia prima battaglia ha dunque inizio.

Friday, February 1, 2008

Piani di Guerra

Altri pochi minuti, e la cascata di Menikin è davanti a noi, impotente come la razza con cui vive. Non perdo tempo a rimirarla e prendo subito quota, sfrecciando veloce sopra le prime case degli elfi del Giorno, ormai del tutto ridestati dalla pazzia della festa...Eppure, oltre ad aver ritrovato la lucidità sembrano particolarmente tesi: evidentemente il ruggito del drago ha raggiunto pure la Capitale degli Elfi del Giorno.
Qualche altro minuto di volo, ed un Diurno a cavallo di un grifone argentato ci vola incontro: è vestito di un'armatura leggera, di colorazione ramata, con inciso sopra due piume incrocate alla punta sopra le quali v'è inciso un leone rampante. Il tipo mi sbarra la strada, così sono costretta a fermarmi. Felix si sporge dalla mia groppa per vedere meglio il volto celato dall'elmo dell'individuo. -Marok- lo saluta.
L'altro gli rivolge un cenno del capo. -Felix... Il re ti cerca da molto: sei atteso nel cospetto del Re per pianificare la battaglia... Adesso il Signore si trova con la lucertol... Il drago- si corregge frettolosamente notando uno strano suono gutturale proveniente dalla mia gola. Felix mi interrompe parlando. -D'accordo. Grazie per l'informazione- risponde sintetico.
Marok scuote il capo. -Dovere. Ah.... Una domanda personale: cosa ci fai con Selvaggia ed un drago?-
La domanda pare prendere in contropiede Felix, così è la stessa Selvaggia a rispondere. -Eravamo andati a raccogliere il succo dei Fiori della Terza Luna: Felix conosce in posto in cui ne è pieno...- dice sorridendo al soldato, ovviamente non molto convinto. -Sì... Come no...- commenta borbottando prima di spronare il grifone allontanandosi. Appena il grifone s'è allontanato, ricomincio a volare prendendo velocità. -Che strana armatura...- commento. Felix sorride orgoglioso. -Il meglio del meglio dell'armeria di Menikin. Quello sul petto è lo stemma della famiglia di Marok. Il materiale di cui è fatta è un segreto che si tramanda da padre fabbro in figlo da sempre. Ecco il prezzo per non poter utilizzare la magia- commenta infine. L'affermazione mi sorprende. Quindi tutto questo è stato creato a mano... Mi guardo intorno, scorgendo in lontananza la Stalla dei Grifoni. Quell'imponente edificio, tutti quei fregi... Di certo i Diurni sono dei grandi artigiani. I miei pensieri vengono interrotti da un delicato tocco di Selvaggia.
-Siamo arrivati... Squama ed il Re sono di là!- dice solo. Così, virando piano, atterro vicino al mio compagno dalle squame di smeraldo.
SquamaVerde quasi non mi nota: è impegnato in una discussione con il Re. Tuttavia, appena quest'ultimo ci avvista, interrompe subito qualunque cosa stesse dicendo per salutarci: -Bentornato, Felix; Selvaggia, StelladiGhiaccio...- dice, indicandoci con dei cenni del capo che ricambiamo frettolosamente. Dopo i convenevoli, ed il resoconto del mio incontro con i Narug, Asperon ci aggiorna frettolosamente: -La popolazione ai confini stà cominciando ad evaquare. Delle truppe si sono già mosse verso i confini della città, mentre dei messaggeri si stanno dirigendo verso le città confinanti, per avvertirle del pericolo imminente; in più, il resto dell'esercito è pronto a combattere: i ruggiti dei draghi portano sempre sventura... Ed a quanto è vero, dato che i Narug sono in arrivo... Ma poco male: i grifoni saranno ben lieti di saggiarne le carni. Tuttavia... rimangono alcuni problemi.-
Tutti rimaniamo in silenzio, così il Re continua: -Anzitutto le difese, dato che da quanto mi avete detto non c'è più nemmeno il tempo di alzare una palizzata, dato che i Narug sono ormai troppo vicini: essendo un popolo pacifico, come ben sapete, Menikin è priva di mura. Certo, le case sono abbastanza protette dato che possono essere rese impraticabili a chi non è provvisto di ali, ma sarebbe comunque bene organizzare una difesa migliore che copra almeno il centro della città...Selvaggia, puoi provvedere?-
L'elfa scuote la testa. -Impossibile, sire: non avendo a disposizione un Amplificatore di Magia, la richiesta è per me impraticabile. Anche perché, i miei poteri sono divenuti più deboli...- e la sua voce si spegne, densa di vergogna e rammarico. Asperon la scruta curioso, ma tace. Felix, invece, le cinge le spalle: -Puoi comunque combattere con la spada, no? Swift sarà ben lieta...-
-Sì- risponde meccanica l'Elfa. -Quello sì-.
Il Re li stoppa con un cenno della mano, per poi rivolgersi a Squama: -E tu, drago: a che Guardiano sei votato?-
-A Squarrell, la Guardia della Terra- ribatte lui -Ed avrei teoricamente tutto il potere possibile per creare una cupola di rami degli alberi della foresta per difendere il centro città: ma se il drago nemico avesse malauguratamente la capacità di sputare fuoco, la gente che rimarrà dentro la cupola morirebbe asfisiata, morta nella città in fiamme. Neanche questo è possibile, Sire...-
Il Re pare nervoso, scruta l'acqua come a controbattere che le fiamme possono essere spente: ma la situazione non è plausibile, dato che la maggior parte degli elfi saranno impegnati nella battaglia, così si rivolge a me: -E tu, dragonessa... A quale Guardiano sei votata?-
La domanda mi lascia spiazzata un attimo: cosa avrei dovuto rispondere? Forse alla Guardiana dell'Aria, ma non somiglio certo ad un Drago d'Aria. Forse allora a Moony? Ma in che cosa consistono esattamente i poteri dell'Ombra?
Fortunatamente, SquamaVerde si mette in mezzo: -Lei è la Discepola. Non è votata ad alcun guardiano-
-Ma, diamine, prima avrà comunque ricevuto l'addestramento da uno dei Guardiani! Non è certo nata ieri...- Stupita, guardo Felix: l'elfo s'è fatto più nervoso, quasi disperato: la smania di combattere ha lasciato il posto all'amore per la propria città.
SquamaVerde ringhia, per poi guardare truce l'Elfo senza darmi il tempo di fiatare, il muso a pochi centimetri dal volto di Felix: i due si scrutano un momento, per poi rivolgere il loro sguardo verso di me. -Ho ricevuto il mio addestramento dalla Guardiana dell'Aria in quanto Discepola. Per il resto, non fate domande-.
SquamaVerde annuisce, mentre il Re soppesa la mia affermazione: -Drago d'Aria, dunque? Dall'apparenza non sembra. Eppure...- poi, a voce più alta profera: -Comunque, una difesa di vento non è possibile, giusto?-
Annuisco: -Non sono ancora abbastanza forte-.
Asperon annuisce riluttante: -quindi, le case rimarranno comunque sotto attacco dei Narug e del drago...-
Io e Selvaggia ci scambiamo uno sguardo d'intesa: è venuto il momento di dire...
Così, schiarendomi la gola, riferisco la mia decisione: -Il drago non si avvicinerà alla città: lo intercetterò prima e combatteremo l'uno contro l'altra ai confini della Capitale, o comunque in un altro luogo dove non potrà nuocere: se per voi va bene, sarò io a combattere contro il drago avversario, Sire-.
Felix annuisce, condividendo la mia scelta. Selvaggia mi guarda: è riluttante, ma anche lei d'accordo. L'unico che pare opporre resistenza è SquamaVerde: non dice nulla, ma si vede che è del tutto contrariato. Asperon fà un cenno del capo: -Ottimo. Un drago in città, un drago contro l'altro drago. Credo che vada bene, come difesa... Ma adesso, credo sia il momento di spostarci a palazzo, per lasciar discutere i nostri ospiti draconici da soli e per parlare con gli altri generali. Decisione di grande coraggio, StelladiGhiaccio... Ma vedremo come andrà avanti lo svolgersi degli eventi, perché il piano è decisamente azzardato. E' tutto: ci vediamo a Palazzo-. Detto questo, Asperon vola via veloce. Felix guarda un momento Selvaggia, il silenzio interrotto solo dall'acqua che scorre: anche la città pare tacere. Poi, il Diurno dice: -Sarà meglio andare da Cripto: dopo essere andati a palazzo con lui, dovremmo preparare i grifoni alla battaglia ed a provvedere a qualcosa per te: temo che ti dovrai accontentare delle armature da uomini, dato che le Elfe qui da noi non combattono-.
Selvaggia annuisce, scoccando un'occhiata a me ed a Squama, ammonitrice: -Non litigate- dice quasi allegra, mentre viene presa a braccia da Felix e portata verso le stalle in volo.
Appena se ne vanno via, SquamaVerde comincia a scavare nel terriccio con le unghie, infuriato: i suoi occhi sono tanto rabbiosi che provo l'istinto di allontanarmi. Ma sono una dragonessa, quindi devo farmi valere anche con gli amici. Un altro secondo, poi il drago verde esplode: -Cosa ti è saltato in mente?! Pensi che sia un gioco? Anche se sei stata addestrata da Bijuk in persona, non sei all'altezza di affrontare un drago! Perché non hai lasciato questo compito...-
-Ti pare il caso, nelle tue condizioni? Se il drago sapesse sputare fuoco, con le tue ali appena guarite non dureresti molto... E nemmeno i tuoi poteri della terra ti possono aiutare! Sono un drago, ora, quindi è giusto che mi comporti da tale!-
-Sei troppo importante per rischiare di morire alla prima battaglia! Ed io cosa dovrei fare, aspettare così?-
Il suo tono è critico, ma anche implorante in minima parte: attorno a lui, hanno cominciato a crescere alcune piante spinose con fiori scuri. Ignorandole, guardo SquamaVerde con rabbia delusa. -C'è sempre una prima volta: e se non imparo a combattere anche la razza a cui appartenevo e quella a cui appartengo, tanto vale che mi ritiri subito: ormai è stato scelto, sei uno contro tutti. Rassegnati-.
Il drago ringhia impotente, mentre le piante accanto alle sue zampe si rinsecchiscono a poco a poco. -Me la saprò cavare, abbi fede: anche perché, vedrò di combatterlo vicino al fiume-.
Lui mi guarda scettico: -E allora?-
-E allora... Il fuoco si combatte con l'acqua, no?-
Lui mi guarda abbozzando un sorriso. -Sperando... Sei una folle, ma non abbiamo altra scelta-.
Lo guardo con aria di falsa sufficienza: -Puoi dirlo forte... Comunque, anche tu avrai da combattere: quindi evita di pensare troppo a me-
-Lo farò...-
Ci guardiamo un ultimo momento, e tutto sembra quasi fermarsi per la tale affinità nei nostri sguardi.
Ma tutto viene interrotto da una voce familiare: -Ehm... Draghi...-
E' Felix, armato di tutto punto: evidentemente ha fatto in fretta. Oppure il nostro dialogo si è protratto per molto più tempo rispetto a quello che mi è sembrato.
Appena vede che lo guardiamo, l'Elfo ci aggiorna veloce: -Squama, tu devi andare verso Stalle. Stella, tu dirigiti verso la Cascata, dove ti attende una parte dell'esercito: pare che da lì arriverà il tuo tanto atteso avversario. Nessuna contestazione: i piani vengono dall'alto. In posizione tra massimo cinque minuti. Buona fortuna-.
Detto questo, vola via, mentre Cripto, vestito di un'armatura metallica leggera, lo aspetta poco distante. Io e SquamaVerde ci scrutiamo un momento, annuendo complici: poi, contemporaneamente, spicchiamo il volo verso due parti opposte, allontanandoci verso le nostre posizioni... Ed il nostro destino.