I giorni si susseguono in fretta, sempre pieni e faticosi: dopo aver imparato a volare, essendo la sola speranza della mia nuova (e momentanea) razza, devo non solo essere capace di volare: devo anche essere brava. Quindi, ogni giorno per circa una settimana, volo con impaccio di pesi più o meno pesanti, lezione di velocità, agilità, tecnica, resistenza e riconoscimento dei venti (materia magnifica, nonostante tutto). Devo dire, in tutto me la cavo: non mi aspettavo di essere così brava. Dopo tutto, sono materie che non mi appartengono... La mia Maestra e fiera di me: tra una lezione e l'altra parliamo perfino, anche se sono sempre intimorita da lei. Scirocco, invece, si dimostra ancora più timida di me e non parla mai, neanche quando viene chiamata dalla Maestra: al massimo qualche monosillabo, niente di che.
La notte è l'unico momento che ho per pensare e riflettere: non capita mai una sera in cui non mi svegli di notte, di soprassalto. Allora, mi alzo e volo su di una nuvola alta, dove c'è una vista bellissima delle Lune. I loro colori mi confortano, così mi stendo sulla nuvola e rifletto: penso alla mia ex vita, dove ho perso tutto o quasi; penso alla vita che mi stò costruendo e alla quale mi stò a poco a poco abituando; penso a Moony, al suo atroce destino, al mio destino; poi penso a Selvaggia, a SquamaVerde: dove saranno? Che stanno facendo? Penso al segreto che mi porto dietro e che dovrò rivelare loro; penso a come la prenderanno. Penso che ne sarà di me, se vale la pena di ciò, se tutta la mia vita ha un senso...
Stanotte, poi, sono particolarmente agitata: penso allo sguardo di Selvaggia, quello lanciatomi prima di iniziare a parlare della sua prigionia: perché, perché gli uomini sono sempre così crudeli, perché s'accorgono solo all'ultimo secondo di tutto? Con questi pensieri mi assopisco in un sogno inquieto, con incubi orribili: vedo Moony che mi parla, mi dice che sono un lurido verme perché non ho salvato lei ; vedo SquamaVerde, che mi urla di essere un mostro per non aver salvato suo fratello; vedo Selvaggia, che non dice niente, ma mi guarda con disprezzo quando scopre le mie origini. Niente voragini, niente buio: probabilmente avrei preferito...Vedo draghi uccisi, altri maltrattati e resi schiavi dagli umani; vedo città elfiche distrutte, bambini trapassati da spade...
Mi sveglio di soprassalto e mi accorgo che stò piangendo. Bijuk-Kan è accanto a me, che mi fissa. Mi sento un cucciolo, di fronte a quella maestosità. -Devi essere forte- mi dice -Non devi pensare a ciò. Non fà che farti soffrire. Pensa al futuro, non rinnegare te stessa, pensa a migliorare ciò che hai vissuto e a riparare ai torti che fatto-. -Come...?- -Come faccio a sapere ciò che sogni? Sono una figlia dell'Aria, e leggo ciò che gli altri sognano: i sogni dopotutto, qui sono fatti d'aria. E da loro, posso intuire ciò che hai nel cuore, ma là non posso arrivare con la vista-. Detto ciò, vola via al suo giaciglio, rassicurandomi con quelle poche parole come una mamma.
Monday, May 7, 2007
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