All’inizio fu solo il buio più totale. Non riuscivo a percepire niente… Il vuoto più completo, sia nella vista che negli altri sensi. Avevo solo la percezione di essere cosciente, bloccata come in un lungo ed infinito sogno di tenebra.
Allora è questo che succede quando si muore, pensai. Allora è questo l’eterno riposo…
Non ero in ansia, né provavo una qualsiasi altra emozione: solo freddi ragionamenti riguardanti la mia situazione…Non molto su cui ragionare, in realtà: finii ben presto –quanto presto, in realtà? Come si calcola il tempo nel nulla?- per accettare la mia situazione passivamente, acquietando l’animo senza nutrire, sperare o immaginare una qualsiasi alternativa per il futuro…E, allo stesso tempo, senza avere la benché minima percezione del passato: in quel momento non ero Iris, né un’umana, né un qualsiasi tipo di essere vivente o meno; ero solo un barlume di coscienza, e l’unica cosa certa era la mia esistenza ed i miei ragionamenti: tutto il resto era indistinto, al di fuori della mia portata e del mio interesse.
Poi, un graduale cambiamento: ben presto alla mia coscienza intorpidita dalla quiete cominciò ad esser manifesta una vaga percezione di alterazione dello stato iniziale, dovuta piuttosto ad una nuova percezione del nulla che mi circondava… Quello che, almeno, fino a quel momento avevo percepito come uno spazio totalmente privo di qualsiasi cosa, ma che cominciava a palesarsi come tutt’altro: certamente era ancora tutto buio, e non era possibile distinguere il basso dall’alto o da una qualsiasi altra posizione nello spazio…Ma di certo uno spazio c’era: lo percepivo, perché cominciavo vagamente a percepire la mia corporeità. Era decisamente strano: come se la mia mente fosse l’unica cosa sveglia in uno stato comatoso, ero assolutamente conscia del fatto di essere rinchiusa in un corpo…Solo che non riuscivo a muoverlo in nessuna maniera, né riuscivo ad utilizzare i sensi mediante esso. Ciò produsse man mano un turbamento sempre maggiore nel mio essere, fin quando non arrivai ad un tale stato di frustrazione che qualcosa –chissà cosa- cominciò a sbloccarsi in me: e così cominciai a ricordare vagamente, prima qualche lampo di percezioni emotive passate, poi vere e proprie scene della mia vita: mia madre, mio padre, le piccole delusioni e la felicità infantile, la scuola… E poi, la percezione di un ricordo recente molto importante per la mia vita, ma del quale non ricordavo assolutamente nulla. Un dejà-vu al rovescio. Fu scervellandomi su di esso che cominciai a delineare meglio quelle che prima erano state scene di una vita quotidiana che quasi non sentivo mia: e così assieme alle semplici immagini cominciarono ad associarsi ricordi di odori, di suoni, di sapori, di consistenze.
Fu grazie a queste sensazioni catalogate, le quali avevo senza rendermene conto sempre dato per scontato, che cominciai a percepire il mondo esterno in maniera molto più netta, andando al di là della semplice percezione dello spazio: l’ambiente cominciava a colorarsi di un nero meno totale, schiarito dall’aggiunta di suoni ed odori che man mano divenivano sempre più netti.
Uccelli che cinguettano, vento tra le fronde, odore di erba e terra… Formiche che zampettano poco distanti dal mio orecchio, odore di resina, suolo freddo e morbido… Era come se non avessi mai provato sensazioni simili: mai nella mia vita avevo percepito in maniera così intensa nessuno dei miei sensi…Adesso invece mi sembravano tutti talmente forti da farmi quasi male, tanto che mi pareva di riuscire a capire esattamente la posizione di ogni cosa attorno a me pur senza vederla, essendo ancora impossibilitata ad aprire gli occhi né a muovere un qualsiasi muscolo.
Ronzio di qualche insetto, il frullio d’ali su un albero... Aria fresca ed umida, Sole che riscalda solo piccole porzioni del mio corpo… Un torpore piacevole, un calore lieve…
Calore…Calore…Avevo provato una sensazione di calore molto intensa di recente. Troppo intensa. Qualcosa che mi aveva spaventato, che bruciava…Come avevo provato con un fiammifero tanti anni prima, ma per tutto il corpo…Come un incendio. Come una vampata di fuoco.
Di colpo, ricordai la fatidica memoria, l’ultima della mia vita: il drago. Il drago. IL DRAGO!
Urlai nel sogno incosciente, dilatai tutte le mie sensazioni al massimo, facendo gridare anche quelle a modo loro… E di colpo, il movimento tornò ad appartenermi.
Aprii gli occhi poco dopo, ansante, alzandomi di scatto a gattoni per poi accovacciarmi sul posto: quel ricordo da incubo continuava a terrorizzarmi… Anche se, evidentemente, non era stato solo frutto della mia immaginazione: le sensazioni erano state troppo reali, troppo scioccanti… E, allo stesso tempo, anche ciò che avevo provato in quella sorta di stato di incoscienza non poteva che esser vero: perché l’intensità della mia capacità sensoriale era rimasta potente come lo era stato allora…E perché il mondo che avevo percepito attraverso quelle era lo stesso che mi si parava davanti agli occhi in quel momento.
Un’enorme foresta di possenti abeti mi circondava, fitta in cielo fin quasi a coprire totalmente i raggi del Sole…A terra, sotto di me, un praticello morbido abitato da ogni forma di insetto; poco distante, un ampio fiume di acqua limpida: evidentemente non ero più a casa mia.
La cosa non mi sconvolse immediatamente, forse perché ne avevo già avuto la più assoluta certezza ancora prima di svegliarmi, mentre ancora mi limitavo a studiare l’ambiente intorno senza vederlo. Sono reduce da una vampata di fuoco scagliatami addosso da un drago: non potevo aspettarmi qualcosa di diverso pensai razionalmente a riguardo.
Più del cambio di ambiente paradossalmente mi colpì come anche la vista si fosse potenziata…Seppur in maniera diversa dagli altri sensi: certo, vedevo le cose in maniera più nitida e senza sforzo alcuno nonostante la distanza…Ma il mio punto di vista era distorto: mi sembrava che il mondo attorno a me si fosse nettamente rimpicciolito, e che il suolo fosse ben più distante rispetto alla mia altezza… Considerando che ero ancora seduta, la cosa era alquanto notevole.
Stramberie dovute alla vista migliore… pensai provando ad alzarmi.
Non feci nemmeno il tempo di allungare le gambe che caddi in avanti, le mani poggiate a terra con un tonfo. E che tonfo! Percepii diversi uccelli volar via spaventati. Pesavo immensamente di più di prima…E non riuscivo a muovermi se non utilizzando tutti e quattro gli arti a terra.
Raggiunta questa consapevolezza, tremando, mi trascinai come riuscivo accanto al fiume: era abbastanza calmo da riflettere l’ambiente circostante…Avrei trovato conferma a quanto temevo ma non osavo nemmeno pensare. Serrai gli occhi un ultimo istante…Poi, spalancandoli, mi specchiai nella superficie acquosa.
Ovviamente ciò che vidi fu quanto avevo temuto: il mio corpo, divenuto decine di volte più grande di quel che era stato per tutta la mia vita, adesso era ricoperto di squame di varie sfumature di bianco. Le mani e le braccia tramutate in zampe artigliate e possenti nella loro grazia, il collo lungo come quello di un cigno irto tuttavia di spuntoni aguzzi, un possente capo dal muso aguzzo, due occhi color del ghiaccio che ricambiano il mio sguardo sconvolto al di là del riflesso…Ali ripiegate sui fianchi, enormi quanto basta da riuscire a sfiorare con la punta l’inizio della lunga e potente coda: anche io ero diventata la creatura del mio incubo reale. Anche io ero divenuta un drago.
A quel punto, tutta la razionalità che mi aveva permesso di procedere fino a quel momento da quando avevo perso i sensi tra le spire infuocate del drago nero venne meno, disgregandosi innanzi a quella assurda verità… E lasciandomi sola in balia del mio terrore.
Corsi via galoppando sguaiatamente dal fiume, sbattendo contro gli alberi, chiamando aiuto sotto forma di ruggiti terrorizzati: non riuscivo a parlare, non riuscivo a comunicare…Non riuscivo a capire. Spezzai tronchi con i miei nuovi artigli, spalancai le ali sbattendole con dolore ai rami più bassi degli alberi, mi impennai, caddi a terra, mi impennai di nuovo: Aiuto…Voglio stare in piedi, voglio camminare diritta…Voglio tornare ad essere umana…Voglio tornare a casa….Cos’è questo mondo? Cosa sono questi suoni troppo forti? Voglio tornare a casa…AIUTATEMI!
Il mio ultimo ruggito, talmente forte da spaventare me stessa, mi lasciò definitivamente senza fiato e senza energie: mi accasciai a terra, nuovamente ansimante, accucciandomi stretta a me stessa aspettando di finirla. Le lacrime mi rigavano le guance squamose…E così, i draghi possono piangere? Quella minima comunanza con l’essere umano mi diede conforto, ma fu come pretendere da una fiammella di riuscire ad illuminare l’intero Abisso.
Fu solo allora che percepii un’altra presenza accanto a me… E che una voce a me vicina parlò: -Fa silenzio, mia cara... E benvenuta nel tuo nuovo Mondo-.
1 comment:
BEH DEVO AMMETTERLO... NIENTE MALE!!!!!!!!!!!!!!!!
PERò ORA SONO CURIOSA E NN MI RICORDERò MAI L'INDIRIZZO DEL BLOG PER ANDARE AVANTI A LEGGERE LA STORIA!!! QUESTA è SFORTUNA, SE ALMENO AVESSI FATTO UAN COSA PENOSA NN CI SAREBBE STATO PROBLEMA...EHEHE, VA BE NN CI POSSO FARE NIENTE
CMQ è UNA MAGNIFICA IDEA....
BACIONI DAL TUO AMATISSIMO(SI FA PER DIRE) PONCHO!!!!!!!!!!!!
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