Monday, March 26, 2007

Vita da drago#19: Sola nella missione

Arriviamo poco dopo sopra un'altura. Solo allora Bijuk-Kan s'accorge di Selvaggia. La scruta con sguardo penetrante e quasi pesante, poi sospira e parla, quasi serafica: -Una giovane elfa s'aggira in questa Terra conosciuta solo ai draghi... E alle poche persone prescelte. La tua volontà è forte, il tuo cuore piene di rancore...- poi le guarda i piedi, ancora con cicatrici delle torture subite -Sei stata ferita, si può anche ben capire come, o mia giovane fanciulla... Questo non è il posto adatto per te. Cavalcare un drago per tutto questo tempo non ti può aver fatto tanto bene... Ora va', va' alla sorgente da qui poco distante, e purificati dai torti e dalle ferite...Il rancore non sparirà, ma non ti farà più tanto male. SquamaVerde, tu l'accompagnerai e farai in modo che non le accada nulla di male. Questa è la tua nuova missione. Scirocco vi verrà a chiamare quando l'addestramento della mia allieva sarà finito. SquamaVerde annuisce, poi tenta di agguantare Selvaggia con la bocca per caricarla in groppa, ma lei gli sfugge si abbraccia a me. -Buona fortuna- sussurra, poi sale di sua spontanea volontà su SquamaVerde, che sbuffa e scende in picchiata verso il basso. Evidentemetne sa già dove è la fontana... Sospiro. Ora sono rimasta io ed io sola, nella mia missione.

Sunday, March 25, 2007

Vita da drago#18: Nella Terra dei Padroni dell'Aria

Figliadell'Aria rimane molto colpita da questa notizia. Abbassa il capo e guarda a terra. Ma si riprende in fretta: - Era una mia grandissima amica. Mi rincresce tanto. Ma il Fato ha deciso così. Il tuo addestramento, Discepola, diventa sempre più importante. Seguimi.-
Così dicendo, spicca il volo. Selvaggia fà per salirmi in groppa, ma SquamaVerde ringhia: -No! StelladiGhiaccio deve andare senza nessun peso! Selvaggia, cavalcherai me ora-. L'elfa impallidisce vistosamente, ma obbidisce. Così, entrambi spicchiamo il volo.

Saturday, March 24, 2007

Vita da drago#17: Bijuk-Kan

Il Drago dell'Aria è bellissimo: anche se non so un'acca di specie di draghi, lui l'ho riconosciuto subito, perché è similissimo ai draghi cinesi: snello ed allungato, con una leggera peluria su tutto il corpo di colore azzurro quasi bianco, delle zampe snelle. Inoltre, è senza ali. Bellissimo, insomma, con un fascino tipo quello di Moony, diverso di quello di SquamaVerde. Ma non è che...
-Benvenuta mia Discepola- dice. Infatti, come mi aspettavo: è una femmina.
-Il mio nome è StelladiGhiaccio, o potente Custode-
-Io sono Byjuk-Kan, Figladell'Aria. Benvenuta nella Terra dei Draghi dell'aria. Io sono la Custode dell'Aria, e questa è Scirocco, la mia assistente-. Una dragonessa molto minuta e con le squame bordate di rosa si avvicina e china il capo in segno di saluto. Poi se ne vola via subito dopo. Alchè Byjuk-Kan scruta un po' alle mie spalle, e non trovando nulla mi guarda incuriosita: -Dov'è Moony? Era suo compito trovarti-
-E' stata catturata dagli umani- s'intromette SquamaVerde, conciso come al solito.

Vita da drago#16: Il canto del Vento

E' da un po' di giorni che voliamo: ormai la foresta è ben distante alle mie spalle. Nessuno ci ha ancora visti. Meglio così. Adesso è mattino inoltrato, ma è la sera il momento della giornata che ho imparato ad apprezzare di più: infatti, in cielo splendono due magnifiche lune, che cambiano colore a seconda delle notti. In questi giorni ho imparato a conoscere meglio SquamaVerde e Selvaggia: il primo, sotto la ruvidità del suo carattere è fedele e sincero, mentre lei... E' difficile descriverla. Ha ricominciato a camminare zoppicando, i primi passi li ha fatti appoggiati al mio dorso... Insomma, la vedo con una strana luce, ma provata: più di un'amica... Quasi da mamma, mi vergogno ad ammetterlo. Non sopporterei vederla soffrire, non sò spiegarlo chiaramente, perché cerco di pensarci poco o di non pensarci proprio.
*
Sono circa le dieci, e voliamo come al solito alti nel cielo per non farci scorgere, e anche piuttosto velocemente. Ma ad un certo punto SquamaVedre s'arresta. -Siamo arrivati- dice. Poi punta verso una coltre di nubi molto al di sopra di noi e scompare. Allora comincio a prendere quota pure io,fin quando non mi ritrovo a volare praticamente in posizione verticale per raggiungere prima le nubi, con Selvaggia che si tiene come meglio può all'aculeo davanti a sè. Alla fine, dopo uno sforzo non indifferente, arriviamo. Il panorama è sconcertante: una gigantesca distesa di nubi, un'infinita pianura bianca che si propaga in tutte le direzioni. Alla faccia! Ma le nubi reggono il peso? Poi vedo SquamaVerde che cammina sotto di noi. Risposta alla mia domanda. Atterro davanti a lui. Mi guarda per un attimo, poi con un guizzo di coda si allontana con passo solenne verso un'altura nuvolosa. Guardo un attimo Selvaggia, quasi per accertarmi che sia ancora sul mio dorso, poi seguo il mio amico tentando di imitare la sua andatura (cosa che mi riesce con scarso successo). Alla fine arrivo all'altura. SquamaVerde inspira un attimo, poi dice: -Fai scendere Selvaggia-. L'elfa obbedisce. Allora il drago verde emette un lungo ruggito, quasi ululato, perché è una nota cristallina, non rauca come la maggior parte dei ruggiti: si direbbe quasi che stia cantando. Poco dopo, al suo richiamo risponde una nota ancora più cristallina: sì, questo sì che è un canto, e che canto! Mai sentito niente di simile. Ad un certo punto, una figura serpeggiante guizza alla mia sinistra. Mi volto un attimo, ma non vedo nulla. Strano... Poi sento il canto che s'avvicina. Continuo a girarmi, ma non vedo nulla fin quando non lo sento praticamente dentro il mio orecchio. Mi giro e vedo un bellissimo Drago dell'Aria che mi guarda.

Tuesday, March 20, 2007

Vita da drago#15: Il viaggio continua

Trasalisco: possibile che tutti gli umani siano così bruti? Provo compassione, ma cerco di non darlo a vedere: l'elfa disprezzerebbe quel sentimento, per quel poco che la conosco. SquamaVerde interrompe il corso dei miei pensieri:
- Sei sicura che siano morti tutti?- Ma perché non ha tatto? Non capisce che girare il dito nella piaga la fa soffrire? Selvaggia, però non lascia trasparire alcuna emozione:
-Sì, li hanno buttati in un fossato dopo averli trapassati con la spada-. SquamaVerde annuisce.
-E ora? Cos'hai intenzione di fare?- chiedo per sdrammatizzare.
- Non so... Mia madre abita in una città elfica abbastanza lontana da qui... E voi che avete intenzione di fare?-
Risponde SquamaVerde: -StelladiGhiaccio- e mi indica con il muso - è la Discepola. Ora deve intraprendere il suo viaggio per eseguire gli insegnamenti adeguati... Moony è stata presa. Bisogna fare in fretta-. -Beh- faccio io -Potresti venire con noi almeno fin quando non sarai in grado di correre. Dopo di ciò... Farai quello che vorrai-. Vedo che Selvaggia annuisce, così continuo: -Bene, SquamaVerde: qual'è il Guardiano più vicino?-
-Siamo abbastanza vicini alla dimora del Guardiano dell'Aria... Inizierai da lì-. Detto ciò, spicca il volo. Lo imito, con Selvaggia che stringe il mio collo, dandomi un inaspettato senso di coraggio.

Monday, March 19, 2007

Vita da drago#14: L'accampamento umano

SquamaVerde si risveglia appena ho fatto la domanda all'elfa. Borbotta un -Complimenti per la mira-, poi si stiracchia e ci guarda. - Di che parlate?- chiede. - Oh, stavo appunto chiedendo a...- Guardo l'elfa, che ne frattempo stava guardando la condizione dei suoi piedi (non molto buona, devo dire). Poi risponde pronta: -Sono Selvaggia, casato delle Querce Alte-. Cavoli! Anche il casato?Speriamo che per i draghi non sia così complicato... -Ecco, stavo chiedendo appunto a Selvaggia come era finita in mano di quei bruti?- Selvaggia si fà subito seria. Mi fissa negli occhi. Un lampo li trafigge: di certo, non era il primo giorno che era prigioniera. No, proprio no: in quello sguardo si leggevano settimane di tortura... Ma non era solo lì. Selvaggia si sentiva tradita, ma non posso sapere da chi o da che cosa. E logicamente mi guardo bene dal chiederlo. Allora l'elfa abbassa lo sguardo, quasi diventa rossa, e comincia a raccontare: -Il mio villaggio è stato distrutto. La maggior parte di noi sono morti, gli altri sono stati tutti catturati e torturati per sapere dove si trovano le altre città- Sospira-...Ma nessuno ha parlato. Ero rimasta solo io, perché ogni settimana uccidevano uno di noi... Li ho visti morire tutti-.

Wednesday, March 14, 2007

Vita da drago#13: Risveglio

Volo con SquamaVerde da quasi due ore, tutta mezzoinsanguinata... L'elfa non si è ancora svegliata, quasi mi sono dimenticata di lei... Fin quando sento dei movimenti sotto la mia pancia. Faccio un piccolo ruggito per avvertire SquamaVerde e abbasso la testa per vedere come stà. Ha appena aperto gli occhi, e si divincola da morire... Che solletico! Ridacchio un po' mentre lei continua a fare queste manovre. Poi riesce a far sgusciare una mano in avanti... Avvicino la testa ancora di più, tirando da morire i muscoli del collo... L'elfa ha la mano puntata in avanti... Che vorrà fare? Poi vedo che piccole goccioline di luce azzurre si dirigono verso il centro della sua mano. Chissà cos'è? Tento di avvicinare ancora di più il muso, con parziale successo e vedo che sulla mano dell'elfa si stà formando un globo azzurrognolo. Oh-oh. Ho capito benissimo cos'è. ritiro di scatto la testa, un istante prima che dalla mano dell'elfa parta un raggio che per poco non mi colpisce la testa. Questo attacco è scampato, ma non credo che sarà l'ultimo. Che devo fare? -SquamaVerde... Ho un problema- dico al drago che vola poco lontano mentre faccio varie capriole in aria nel tentativo di guardare le mosse dell'elfa.-Dimmi tutto- risponde lui, calmo. Essendo voltato non vede le mie manovre. -Dobbiamo atterrare! L'elfa mi attacca!-
-Cos...?- Fa lui, subito prima che il nuovo colpo dell'elfa gli centri in pieno un'ala. Lui ruggisce di dolore e si lascia planare con parziale successo in una radura. Di certo gli atterraggi non è dei migliori, ma in questo preciso momento non mi interessa, perché stò tentando di atterrare senza ferire ulteriormente l'elfa e schivando i suoi colpi. Miracolosamente riesco e mi stendo lateralmente, con l'elfa che mi scalcia sulla pancia. Adesso basta. Avvicino la testa a tre centimetri dalla sua faccia, e le urlo: -TI VUOI DARE UNA CALMATA?!- Scompigliandole i lunghi capelli neri. Lei mi guarda con occhi -ora me ne accogo- azzurri come laghetti di montagna, e con una mano candida mi tocca il muso. Un brivido mi percorre la schiena. -Scusa- dice solamente. E' un po' pochino, ma detto con quella bellissima voce... E' un'altra cosa!
-Va bene- dico con un tono che dovrebbe essere di sufficienza -ma perché ci hai attaccati, se ti abbiamo salvata?- -Pensavo che foste dei draghi stregati dagli umani- disse semplicemente. Ovviamente non poteva sapere che era stata salvata da noi. Ma ora, come la slego? SquamaVerde è svenuto poco distante... Che faccio, in nome del cielo!? -Folletti?- grido, più come domanda che come richiamo. Subito ne arriva uno, che mi sorride. Ha già capito tutto (vabbè, non è che ci volesse un genio) e slega l'elfa, che però appena tocca con i piedi per terra si accascia e tenta ad aggrapparsi agli spuntoni della mia coda. -Devi salirmi in groppa- le dico io-Hai i piedi martoriati, non puoi camminare. Ma che ci facevi in un accampamento umano?-

Tuesday, March 13, 2007

Vita da drago#12: Salvataggio

Mi avvicino di soppiatto all'accampamento...Senza perdere di vista soldati e fanciulla, naturalmente. Lei è svenuta, loro se ne stanno per andare... Inconcepibile, senza nemmeno slegarla? Se la vedranno con me...
Ora sono abbastanza vicina. Quando meno se l'aspettano, sfruttando le lezioni di caccia impartite da SquamaVerde, compio un balzo e afferro un umano, facendolo a pezzi. Ben presto, cominciano ad arrivare da tutte le parti umani come formiche su di una mela... Sono troppi! Mi massacrano con spade e lancie. Perdo sangue da tutte le parti. Stò per cadere a terra senza forze, quando... Una saetta verde incomincia a guizzare attorno a me e comincia a decimare gli umani. Ben presto, i superstiti battono in ritirata. Io guardo il mio salvatore, ben sapendo chi sia: infatti è proprio SquamaVerde. Chino la testa: -Grazie- gli dico. Lui mi ignora e s'avvicina alla donna, che ancora non è rinvenuta: i piedi sono trucidati da scottature vecchie e recenti. Ma mi accorgo che non è un'umana: ha le orecchie a punta. Ho cercato di salvare un'elfa!
SquamaVerde torna da me: -Allora? Che facciamo? Ce la fai a volare?- Dice. Annuisco. -Legami l'elfa con quelle corde sotto alla mia pancia-. -E come?- mi risponde lui. Solo allora mi rendo conto di non avere più il pollice opponibile. Perfetto. Ma allora sento delle vocine: -Ti aiuteremo noi- dicono. Sono dei folletti, che svolazzando ci aiutano a legare l'elfa. Poi se ne vanno. Anche noi, a tutta velocità, seguiamo il loro esempio.

Monday, March 12, 2007

Vita da drago#11: Scontro di volontà

SquamaVerde mi fissa, come solo lui sa fare. -No- mi dice semplicemente. No, nulla è cambiato rispetto al massacro di dieci giorni prima: il cucciolo è la dama, Moony sono io... E la me di quella volta è SquamaVerde. Anche io, all'epoca, non capivo il dolore; non avevo mai visto qualcuno morire davanti ai miei occhi. Allora guardo con intensità SquamaVerde e gli dico: -Oh, sì che ci vado. Tu non puoi capire. Io la salverò-. Lui ringhia: - A cosa pensi che sia servito il sacrificio di Moony se vieni anche tu catturata?-
-Non credo che questa sia una trappola... E quella non mi sembra una donna normale...E poi tu puoi sempre uscire allo scoperto in caso di bisogno...No?- Lui abbassa il capo e infine cede: -Va bene... Ma fai attenzione-.

Sunday, March 11, 2007

Vita da drago#10: L'Urlo

Io e SquamaVerde stiamo volando da circa 10 giorni. Il mio volo intanto è parecchio migliorato, anzi, sono piuttosto bravina. Non siamo ancora usciti dalla foresta, ma il mio compagno di viaggio sostiene che siamo quasi al confine. Stiamo volando da circa due ore, quando udiamo urlo. Cristallino, femminile. Di puro terrore. Guardo SquamaVerde. Lui annuisce, e atterriamo poco distanti da dove proviene l'urlo. Poi ci avviciniamo di soppiatto. Quel che vediamo ci raggela: c'è un piccolo accampamento umano, dove al centro c'è uno spiazzo. Là, c'è un uomo inginocchiato accanto ai piedi di una donna legata ad un palo. Non ci vuole un genio per capire quello che le stà facendo: stà premendo un ferro arroventato contro i piedi della dama, che urla di dolore. La scena mi sembra tale e quale a quella che si è attuata dieci giorni prima, con il cucciolo e gli umani. Solo che adesso la Moony sono io. Sento il dolore della dama. Allora prendo la stessa decisione di Moony:- Vado a salvarla- dico allora al mio compagno di avventure.

Vita da drago#9: L'inzio

Così SquamaVerde finì il suo racconto. Io però avevo ancora una domanda: -E...Cosa c'entra Moony in tutto ciò? Mi ha detto che devo continuare una missione, ma io non so proprio di cosa stà parlando...- SquamaVerde si gira di scatto e mi fissa, ancora più intensamente di prima. -Tu... Tu sei...? No, non è possibile-. -Io sono cosa?- gli rispondo io. Detesto le risposte lasciate a metà.
-Devi sapere un'altra cosa sulla nostra nazione: ci sono sei Guardiani delle Antiche Forze dei draghi: il Primo è il Guardiano dell'Aria; il Secondo il Guardiano della Terra; il Terzo è il Guardiano del Fuoco; il Quarto è il Guardiano della Luce; il Quinto è il Guardiano dell'Ombra; quanto al sesto... E' il più misterioso, e nessuno sà dove sia nascosto. I Cinque Guardiani hanno poteri differenti, e ognuno ha delle capacità utili per la sopravvivenza... E' da anni che cercano il loro Discepolo, un solo drago che verrà istruito da tutti i guardiani e che riuscirà a sconvingere l'oppressore di draghi ed elfi... E Moony ti ha finalmente trovata, StelladiGhiaccio: sei tu la Discepola.- E io? Non ho voce in capitolo? Tralalàllallà, mi ritrovo in questa strana foresta e sono pure un personaggio importante! Però! Ma... SquamaVerde non ha ancora risposto ad una cosa: - E... Moony?- -Pensavo l'avessi capito- risponde lui. Sospirò. -Moony è la Guardiana dell'Ombra. L'Ombra ormai non ha più custode: questo è il sacrificio degli elementi per noi... Per te. Vedi di non sprecarlo.- S'alza. -Bene... Ora che sò che mio fratello è morto, credo che sia mio dovere accompagnarti, visto che non credo che tu sappia dove si trovano i guardiani... Te lo indicherò io.- Detto ciò, esce dalla caverna e spicca il volo. Volare? Ancora?! Sospiro. Mi sà che mi toccherà altre volte... Fin quando non libererò Moony, almeno. Allora spicco il volo anche io, e con un po' più di agilità rispetto alla prima volto raggiungo SquamaVerde. Poi voliamo alti nel cielo per chissàdove.

Saturday, March 10, 2007

Vita da drago#8: E qualcosa ci resta...

Squamaverde capisce che io so qualcosa, perché mi chiede con un tono allarmato, quasi intimidatorio: -Cosa è successo?! Tu sai... So che sai...- allora il dolore mi attanaglia di nuovo. Scoppio a piangere. Squamaverde s'addolcisce: con tono dolce ma fermo mi ripete la domanda. Allora io gli racconto tutto: dell'incontro con Moony nella foresta, della sua paura per gli umani, della comparsa del cucciolo, della sua tortura, del vano tentativo di Moony di proteggerlo, della sua cattura... E della morte del cucciolo. Gli racconto tutto, tranne che delle mie origini umane. All'ultima parte della storia Squamaverde si gira, ed inizia a singhiozzare pure lui come un bambino. Poi si riprende, e facendo il punto della situazione sobbalza: -Moony catturata?! E' probabilmente la più grande perdita subìta dalla nazione dei draghi! Oh, questa proprio non ci voleva!- - Perché? Moony è così importante?- Lui mi guarda in modo strano, poi mi dice: -Ma come? Non sai la storia del nostro mondo? Come sei strana...- -Ti prego, non fare domande...- lo imploro-. Lui infine cede. -Oh, beh, ti dirò io- dice infatti. E mi narrò:
"Nel nostro mondo, come ben saprai, ci sono varie razze: quelle dei draghi, degli elfi, degli umani sono alcune delle razze fondamentali. Inizialmente si viveva in pace, ma da un po' di tempo a questa parte, un re pazzo ha preso il controllo della nazione umana e ha intenzione di invadere e rendere schiava la nazione elfica. Ma gli elfi sono molto più forti degli umani e possono essere mobilitati alla guerra in qualsiasi momento, pur essendo un popolo pacifico. Così il re, nominato "Demone Nero", ha trovato un abile stratagemma: sfruttando il debole che gli elfi provano per i draghi, ne cattura il più possibile, li rende incapaci di volere con uno speciale incantesimo e attacca il popolo elfico, che adesso si trova in netta difficoltà...

Vita da drago#7: Coincidenze

Dopo aver mangiato, il drago mi conduce in una grotta ben nascosta, dove è più difficile che gli umani ci trovino. Lì, mi stendo in un giaciglio. Lui mi guarda. -Come ti chiami?- mi chiede infine. Sono tentata a dirgli "Francesca", ma non è un nome adatto ad un drago. Allora gli dico il nome che mi ha detto Moony. -StelladiGhiaccio- gli dico infatti. -Piacere- dice lui, senza fare una piega -Io sono Squamaverde-. Piuttosto azzeccato come nome... Poi mi fissa di nuovo e mi dice: - Che ci fai qui? Una bella draghettina come te farebbe gola a parecchi umani...-. Che intende dire? Ma non mi và di rispondere alle sue domande con altre domande... Sarà meglio rispondere prima alla sua. Così dico: -Oh, proprio non lo so... Mi ci sono ritrovata casualmente...- Mento. Ho capito che gli umani non vanno proprio a genio ai draghi. Per non insospettirlo, gli chiedo allora: -E tu?- -Io stò cercando mio fratello minore: è ancora un cucciolo, e mi somiglia tantissimo...Sopratutto per gli occhi... Per caso l'hai visto?- lo guardo un attimo negli occhi e raggelo: sono identici spiccicati a quelli del cucciolo che avevo seppellito poco tempo fà.

Vita da drago#6: Un nuovo compagno

Rimango nella grotta colma di rancore per non aver aiutato Moony fin quando non se ne vanno tutti gli uomini... Solo allora esco con un patetico voletto e mi vado a poggiare accanto al povero piccolo, che è ormai in fin di vita. Gli rimango vicino, gli lecco la ferita, ma niente: il cucciolo chiuse gli occhi e si spense dopo un quarto d'ora di straziante agonia. Il sacrificio di Moony non era servito a niente. Piango molto sul corpo, per la vita innocente spezzata e per il sacrificio inutile, poi seppellisco il corpicino. Aveo una morsa in gola, non solo per non aver salvato Moony e per quel povero cucciolo, ma anche perché gli esseri che avevano compiuto quella tragedia erano della mia razza. Ero stata una di loro. Mi credevo di una razza superiore...Davvero inconcepibile per me. Dopo essere rimasta immobile sulla tomba del piccolo per un po' provo una sensazione attanagliante di fame. Ma non una fame comune: il mio stomaco si era ingigantito, e pretendeva di essere riempito tutto. Mi guardo intorno, stupendomi della mia vista potenziata, e mi accorgo di un capriolo, che stà brucando beato proprio a pochi metri da me... Che occasione! Mi avvicino ancora di più all'animale... Mi aqquatto... Stò proprio per balzare su quella che probabilmente sarebbe diventata la mia cena, quando vedo una saetta verde balzare sul mio spuntino, buttandolo a terra e spezzandogli l'osso del collo... Chi è costui?! Balzo fuori dal mio nascondiglio, e vedo che la "Saetta verde" è un altro drago, che stà giusto per azzannare il mio pasto. Gli ringhio contro. -Lascia stare quel capriolo! L'ho visto prima io!- Lui mi guarda, poi ritorna a pregustare il capriolo -Non dico che tu non l'abbia visto prima, ma l'ho catturato prima io... Cercati un'altra cosa da sgranocchiare.- E' un presuntuoso maschio. Detesto i tipi così. Ci manca poco che non gli balzo addosso. Mantengo la calma per un pelo, e gli chiedo gentilmente: -Possiamo dividere il capriolo? Non ho mai cacciato, e non so dove procurarmi altro cibo...- -Mah, non saprei...- Risponde lui. Sconsolata, faccio per allontanarmi, schiumante di rabbia, ma lui mi blocca: -Ehi! Tra draghi non si rifiuta mai un favore! Accomodati pure!- Detto ciò, divide in due con gli artigli il capriolo, ne prende un pezzo con la bocca e se lo ingoia sgranocchiando. A me l'idea di fare come lui fa ribbezzo solo a pensarci, ma cosa altro potevo fare? In un ambiente del genere non potevo permettermi di fare la schizzinosa. Qundi, preso il mio pezzo di capriolo, lo trangugio tutto ad un fiato.

Vita da drago#5: Le atrocità umane

Guardo fuori dalla caverna: in effetti c'è un cuccioletto di drago verde che grunisce e che si liscia le ali. Penso che la dragonessa ha intenzione di portarlo su con noi, ma Moony resta impassibile, non s'accinge a scendere per prendere il piccolo. Quando faccio per scendere dalla grotta io, mi ringhia piano contro -Ti ho detto che non devi uscire! E' solo una trappola, è un draghetto catturato dagli umani apposta per questo-. Così aspettiamo. Ma dopo un po' che non succede niente e non vola una mosca, alcuni umani escono dai loro nascondigli e gridano: -Moony, ovunque tu sia! Se non ti decidi a mostrarti, faremo a pezzi questa creatura!- Detto ciò, si sente il cucciolo guaire e piangere, dopo vari schiocchi. Moony ed io guardiamo fuori dalla frotta: un uomo brandisce una frusta con degli uncini alla fine, e frusta il povero draghetto, che guaisce come un cane. La scena è orripilante. Io distolgo lo sguardo, ma Moony continua a guardare la scena. E' come ipnotizzata, ma si vede che stà soffrendo per il piccolo: ogni frustata sembra destinata a lei, si contorce e si dimena ogni volta che il cucciolo viene colpito. Ad un certo punto schiocca le fauci. -Non può continuare così- dice -Probabilmente vado a morire, ma devo provare a salvare il piccolo. Mi raccomando, non uscire per nessun motivo, neanche se vedi che mi stanno trafiggendo la testa-. Sospira. -Stà a te continuare da sola la missione, StelladiGhiaccio-. Così dicendo, emettendo un ruggiro spaventoso, la dragonessa si butta in picchiata sugli umani. Ne prende uno tra le fauci e lo scaglia via, poi ne fa volare un altro con la coda. Assisto allo scontro, facendo il tifo per lei: anche se quelli erano umani, hanno osato troppo torturando il cucciolo, quindi dò ragione a Moony. Intanto, la situazione pare pendere a favore della dragonessa. Ha quasi distrutto tutti gli avversari che ha intorno, anche se questi ultimi continuano ad apparire da ogni parte. Ad un certo punto, però, mentre abbassa il lungo collo per prendere in bocca un umano, ne sbuca fuori a tradimento un altro che le sale in groppa e le fa passare una catena intorno al collo. E' il segnale: decine di uomini sbucano dal nulla e cominciano ad immobilizzare Moony con pesanti catene. Lei non può fare niente: gli uomini si tengono comunque a distanza di sicurezza e sono velocissimi. Ad un certo punto, poi, apre le fauci, probabilmente in procinto di lanciare una fiammata, ma un umano coraggioso le si avvicina e le mette un'enorme museruola sulla bocca. Ormai è incatenata come una bestia: non può più muoversi. Allora, tutti gli uomini si mettono a tirare, famelici, le catene che le legano le zampe, che si uniscono sotto il suo corpo e la fanno cadere da un lato. Moony è sconfitta. Il cucciolo di drago le si accuccia davani alla faccia, le lecca il muso. Allora gli umani sghignazzano. Uno si avvicina al cucciolo, tira fuori la spada... E trafigge le costole del cucciolo, che si accascia a terra. Moony, vuole urlare, si contorce impotente. Gli uomini esultano, e la trascinano via a braccia, punzecchiandola insolenti. Lei si contorce impotente, ma non può fare niente. Mentre scompare tra gli alberi, io piango nel mio nascondiglio, tentando di fare il meno rumore possibile: quanto avrei voluto intervenire, quanto vorrei che Moony fosse ancora qui! Ma non ho fatto niente, come mi aveva ordinato lei. Ho ubbidito a Moony, non sono uscita, ma questo le è costato la cattura. Sono un mostro...

Vita da drago#4: Paura da drago

Dopo essermi riposata, ricomincio a ringhiare contro Moony. -Fammi ritornare come prima- intimo. Lei rimane nuovamente impassibile -Ti ho detto di non fare così tanto rumore- dice minacciosa, con un tono quasi da rimprovero -Potrebbero arrivare...- Rabbrividisce. Smetto di ringhiare. Mi stupisce il fatto che Moony, una dragonessa così potente, altera e forte, possa avere paura di qualcuno o qualcosa...-Chi potrebbe arrivare?- domando allora.
-Gli umani, cara... So che ti pare strana come affermazione, perchè tu stessa sei stata per molto tempo una di loro, seppur su di un altro pianeta, ma devi sapere che...- Viene interrotta da delle urla eccitate provenienti da sotto la grotta in cui eravamo. -E' qui! E' qui!- Dicevano. -Oh no... Mi hanno trovata...- ,geme, -Ma l'importante è che non trovino te...Non uscire per nessun motivo-. In quel momento si sente una specie di pigolio proveniente da fuori, simile in un certo senso al vagito di un bambino...Ma leggermente più animalesco. -Sono arrivati anche a questo- dice grave Moony -Ad utilizzare un cucciolo come esca-.

Vita da drago#3: Moony

Mi giro e vedo che c'è il drago che ho visto prima di essere trasportata in questa foresta e di essere tramutata in un drago. E' stata lei a ridurmi in questo stato! Le ringhio contro, e mi compiaccio per la prima volta del mio nuovo aspetto, tale era la potenza di quel ringhio. Il drago però rimane impassibile. -Calmati- mi dice -Fai troppo rumore. Ci potrebbero sentire-. Capisco quello che dice, la cosa mi conforta un po'.... Quindi posso parlare! Faccio una piccola ispezione nella mia gola, ed allora mi accorgo di aver fatto solo una ricerca superficiale delle mie nuove capacità, perchého delle altre corde vocali , differenziate da quelle per ruggire o borbottare, che posso utilizzare per parlare. -Chi sei?- le chiedo allora.
-Mi chiamo Moony- risponde il drago, evidentemente femmina -Ma non c'è tempo di altri convenevoli. Seguimi in volo su quella grotta lassù-. Così dicendo, spicca il volo. A guardare lei, sembra tutto così semplice...Io, invece, ho un attacco di panico. -Volare? Ma io... Non so...- Tento di balbettare per obbiezione, ma lei mi risponde dall'alto -Oh, ne sei proprio sicura? Vedi cosa riesci a fare, ma sbrigati, mia cara!-. Così dicendo si allontana. Bene, a questo punto stà a me... Prendo un po' di rincorsa, salto, apro quelle ali così nuove per me... E mi accorgo che non è poi così male. O almeno, la penso così fin quando non comincio a precipitare, lentamente ma inesorabilmente. -Sbatti le ali!- Mi grida Moony. Obbedisco. Riprendo quota e goffamente riesco a raggiungere la grotta, sulla quale mi butto letteralmente. Più simile ad un maiale che ad un drago. Monny è già lì, che sipulisce le ali. Poi mi guarda, e con un semplice -Imparerai col tempo-, mi fa capire che sono un'imbranata totale. Si vede che non mi si addice fare il drago. Vabbè, tanto non rimarrò per sempre in questo corpo, quello appena compiuto potrebbe essere il mio ultimo volo. Potrebbe...

Wednesday, March 7, 2007

2: Risveglio

All’inizio fu solo il buio più totale. Non riuscivo a percepire niente… Il vuoto più completo, sia nella vista che negli altri sensi. Avevo solo la percezione di essere cosciente, bloccata come in un lungo ed infinito sogno di tenebra.

Allora è questo che succede quando si muore, pensai. Allora è questo l’eterno riposo…

Non ero in ansia, né provavo una qualsiasi altra emozione: solo freddi ragionamenti riguardanti la mia situazione…Non molto su cui ragionare, in realtà: finii ben presto –quanto presto, in realtà? Come si calcola il tempo nel nulla?- per accettare la mia situazione passivamente, acquietando l’animo senza nutrire, sperare o immaginare una qualsiasi alternativa per il futuro…E, allo stesso tempo, senza avere la benché minima percezione del passato: in quel momento non ero Iris, né un’umana, né un qualsiasi tipo di essere vivente o meno; ero solo un barlume di coscienza, e l’unica cosa certa era la mia esistenza ed i miei ragionamenti: tutto il resto era indistinto, al di fuori della mia portata e del mio interesse.

Poi, un graduale cambiamento: ben presto alla mia coscienza intorpidita dalla quiete cominciò ad esser manifesta una vaga percezione di alterazione dello stato iniziale, dovuta piuttosto ad una nuova percezione del nulla che mi circondava… Quello che, almeno, fino a quel momento avevo percepito come uno spazio totalmente privo di qualsiasi cosa, ma che cominciava a palesarsi come tutt’altro: certamente era ancora tutto buio, e non era possibile distinguere il basso dall’alto o da una qualsiasi altra posizione nello spazio…Ma di certo uno spazio c’era: lo percepivo, perché cominciavo vagamente a percepire la mia corporeità. Era decisamente strano: come se la mia mente fosse l’unica cosa sveglia in uno stato comatoso, ero assolutamente conscia del fatto di essere rinchiusa in un corpo…Solo che non riuscivo a muoverlo in nessuna maniera, né riuscivo ad utilizzare i sensi mediante esso. Ciò produsse man mano un turbamento sempre maggiore nel mio essere, fin quando non arrivai ad un tale stato di frustrazione che qualcosa –chissà cosa- cominciò a sbloccarsi in me: e così cominciai a ricordare vagamente, prima qualche lampo di percezioni emotive passate, poi vere e proprie scene della mia vita: mia madre, mio padre, le piccole delusioni e la felicità infantile, la scuola… E poi, la percezione di un ricordo recente molto importante per la mia vita, ma del quale non ricordavo assolutamente nulla. Un dejà-vu al rovescio. Fu scervellandomi su di esso che cominciai a delineare meglio quelle che prima erano state scene di una vita quotidiana che quasi non sentivo mia: e così assieme alle semplici immagini cominciarono ad associarsi ricordi di odori, di suoni, di sapori, di consistenze.

Fu grazie a queste sensazioni catalogate, le quali avevo senza rendermene conto sempre dato per scontato, che cominciai a percepire il mondo esterno in maniera molto più netta, andando al di là della semplice percezione dello spazio: l’ambiente cominciava a colorarsi di un nero meno totale, schiarito dall’aggiunta di suoni ed odori che man mano divenivano sempre più netti.

Uccelli che cinguettano, vento tra le fronde, odore di erba e terra… Formiche che zampettano poco distanti dal mio orecchio, odore di resina, suolo freddo e morbido… Era come se non avessi mai provato sensazioni simili: mai nella mia vita avevo percepito in maniera così intensa nessuno dei miei sensi…Adesso invece mi sembravano tutti talmente forti da farmi quasi male, tanto che mi pareva di riuscire a capire esattamente la posizione di ogni cosa attorno a me pur senza vederla, essendo ancora impossibilitata ad aprire gli occhi né a muovere un qualsiasi muscolo.

Ronzio di qualche insetto, il frullio d’ali su un albero... Aria fresca ed umida, Sole che riscalda solo piccole porzioni del mio corpo… Un torpore piacevole, un calore lieve…

Calore…Calore…Avevo provato una sensazione di calore molto intensa di recente. Troppo intensa. Qualcosa che mi aveva spaventato, che bruciava…Come avevo provato con un fiammifero tanti anni prima, ma per tutto il corpo…Come un incendio. Come una vampata di fuoco.

Di colpo, ricordai la fatidica memoria, l’ultima della mia vita: il drago. Il drago. IL DRAGO!

Urlai nel sogno incosciente, dilatai tutte le mie sensazioni al massimo, facendo gridare anche quelle a modo loro… E di colpo, il movimento tornò ad appartenermi.

Aprii gli occhi poco dopo, ansante, alzandomi di scatto a gattoni per poi accovacciarmi sul posto: quel ricordo da incubo continuava a terrorizzarmi… Anche se, evidentemente, non era stato solo frutto della mia immaginazione: le sensazioni erano state troppo reali, troppo scioccanti… E, allo stesso tempo, anche ciò che avevo provato in quella sorta di stato di incoscienza non poteva che esser vero: perché l’intensità della mia capacità sensoriale era rimasta potente come lo era stato allora…E perché il mondo che avevo percepito attraverso quelle era lo stesso che mi si parava davanti agli occhi in quel momento.

Un’enorme foresta di possenti abeti mi circondava, fitta in cielo fin quasi a coprire totalmente i raggi del Sole…A terra, sotto di me, un praticello morbido abitato da ogni forma di insetto; poco distante, un ampio fiume di acqua limpida: evidentemente non ero più a casa mia.

La cosa non mi sconvolse immediatamente, forse perché ne avevo già avuto la più assoluta certezza ancora prima di svegliarmi, mentre ancora mi limitavo a studiare l’ambiente intorno senza vederlo. Sono reduce da una vampata di fuoco scagliatami addosso da un drago: non potevo aspettarmi qualcosa di diverso pensai razionalmente a riguardo.

Più del cambio di ambiente paradossalmente mi colpì come anche la vista si fosse potenziata…Seppur in maniera diversa dagli altri sensi: certo, vedevo le cose in maniera più nitida e senza sforzo alcuno nonostante la distanza…Ma il mio punto di vista era distorto: mi sembrava che il mondo attorno a me si fosse nettamente rimpicciolito, e che il suolo fosse ben più distante rispetto alla mia altezza… Considerando che ero ancora seduta, la cosa era alquanto notevole.

Stramberie dovute alla vista migliore… pensai provando ad alzarmi.

Non feci nemmeno il tempo di allungare le gambe che caddi in avanti, le mani poggiate a terra con un tonfo. E che tonfo! Percepii diversi uccelli volar via spaventati. Pesavo immensamente di più di prima…E non riuscivo a muovermi se non utilizzando tutti e quattro gli arti a terra.

Raggiunta questa consapevolezza, tremando, mi trascinai come riuscivo accanto al fiume: era abbastanza calmo da riflettere l’ambiente circostante…Avrei trovato conferma a quanto temevo ma non osavo nemmeno pensare. Serrai gli occhi un ultimo istante…Poi, spalancandoli, mi specchiai nella superficie acquosa.

Ovviamente ciò che vidi fu quanto avevo temuto: il mio corpo, divenuto decine di volte più grande di quel che era stato per tutta la mia vita, adesso era ricoperto di squame di varie sfumature di bianco. Le mani e le braccia tramutate in zampe artigliate e possenti nella loro grazia, il collo lungo come quello di un cigno irto tuttavia di spuntoni aguzzi, un possente capo dal muso aguzzo, due occhi color del ghiaccio che ricambiano il mio sguardo sconvolto al di là del riflesso…Ali ripiegate sui fianchi, enormi quanto basta da riuscire a sfiorare con la punta l’inizio della lunga e potente coda: anche io ero diventata la creatura del mio incubo reale. Anche io ero divenuta un drago.

A quel punto, tutta la razionalità che mi aveva permesso di procedere fino a quel momento da quando avevo perso i sensi tra le spire infuocate del drago nero venne meno, disgregandosi innanzi a quella assurda verità… E lasciandomi sola in balia del mio terrore.

Corsi via galoppando sguaiatamente dal fiume, sbattendo contro gli alberi, chiamando aiuto sotto forma di ruggiti terrorizzati: non riuscivo a parlare, non riuscivo a comunicare…Non riuscivo a capire. Spezzai tronchi con i miei nuovi artigli, spalancai le ali sbattendole con dolore ai rami più bassi degli alberi, mi impennai, caddi a terra, mi impennai di nuovo: Aiuto…Voglio stare in piedi, voglio camminare diritta…Voglio tornare ad essere umana…Voglio tornare a casa….Cos’è questo mondo? Cosa sono questi suoni troppo forti? Voglio tornare a casa…AIUTATEMI!

Il mio ultimo ruggito, talmente forte da spaventare me stessa, mi lasciò definitivamente senza fiato e senza energie: mi accasciai a terra, nuovamente ansimante, accucciandomi stretta a me stessa aspettando di finirla. Le lacrime mi rigavano le guance squamose…E così, i draghi possono piangere? Quella minima comunanza con l’essere umano mi diede conforto, ma fu come pretendere da una fiammella di riuscire ad illuminare l’intero Abisso.

Fu solo allora che percepii un’altra presenza accanto a me… E che una voce a me vicina parlò: -Fa silenzio, mia cara... E benvenuta nel tuo nuovo Mondo-.

1: L'incontro

Entrai in casa chiudendo la porta delicatamente, per poi muovermi lenta nell’abitazione deserta ed in penombra con la fluida quiete di un gatto, quasi avessi paura di infrangere il silenzio attorno a me...
Camminai diretta verso camera mia, dove lasciai cadere il pesante zaino e gettai via il cappotto sul letto con macelato disordine: ci avrei pensato dopo... In quel momento dovevo fare alcune cose al piano di sotto, dove c'era il computer.
Stropicciandomi gli occhi pesanti di stanchezza, scesi sgambettando le scale saltando le ultime due con un balzo, per poi atterrare sfurttando la velocità acquisita direttamente sulla sedia di fronte al monitor. Non mi presi nemmeno la briga di far luce alla stanza, limitandomi a premere il pulsante di accenzione dell'apparecchio ed aspettare che il lento affare si svegliasse.
Mi sentivo le membra pesanti, e più volte mi sorpresi a fissare il vuoto con occhi semichiusi…Sospirai stiracchiandomi sulla sedia: ero distrutta da un'ennesima giornata di scuola, e lo stress accumulato durante la giornata pareva essersi tramutato in pigrizia e sonnolenza. Sbuffai rassegnata: dopo quella ricerchina sul Web, avrei sicuramente fatto una dormitina per ricaricarmi…
Al pensiero, diedi appena un calcetto alla sedia girevole, cominciando a girare su me stessa: probabilmente sarebbe stata una delle cose più gradite della giornata, dato che l’unica alternativa che avevo era starmene seduta a fare i compiti.

Non appena mi fui fermata mi riattivai sbadigliando e digitai svogliatamente quanto necessario per poter avviare la connessione in Internet.

Fu solo dopo un po’ che me ne accorsi, forse perché ero troppo concentrata sulla ricerca, oppure (molto più probabilmente) perché così distaccata dal mondo a causa della stanchezza che non riuscivo bene a rendermi conto di ciò che stava succedendo attorno a me… Comunque, pian piano cominciai ad avere la percezione che qualcosa stava cambiando: non solo la stanza era divenuta più calda, ma avvertivo come una presenza accanto a me, dietro di me…Continuai a fare la mia ricerca come se niente fosse: probabilmente, la stanchezza mi stava giocando questo brutto scherzo. Magari avevo pure qualche linea di febbre… Scrollai la testa, tornando a concentrarmi sul monitor e battendo con più accanimento le dita sulla tastiera: dovevo smetterla di divagare, dovevo pensare un poco al lavoro.

Concentrazione… Concentrazione…Ma perché quel dannato affare era così lento?

In quell’istante, forse per quel causuale e futile stato di assorbimento in cui mi ero autoindotta, riuscii a percepire chiaramente uno sbuffo dietro di me: un soffio lieve, certo, come qualcuno che rilascia pian piano il fiato accumulato in gola per non farsi sentire...Ma comunque, per un istante ne avevo avuto un’ inconfutabile percezione.

Smisi istantaneamente di scrivere, allarmata: ne ero sicura, la finestra quando ero arrivata era chiusa… Possibile che me lo fossi immaginato, in una parodia delle voci che la gente sente quando è particolarmente esausta? Trattenni il respiro nel tentativo di ascoltare meglio il mondo circostante, troppo codarda per convincermi a girarmi… Dopo qualche momento, il rumore si presentò di nuovo, più forte: ma quale sospiro, era un vero e proprio getto d’aria calda!

Qualche altro istante d’immobilità e la curiosità ebbe la meglio sulla prudenza (o codardia), così decisi di voltarmi: con una spinta a terra del piede feci in modo da far ruotare la sedia girevole. Il cuore che batteva all’impazzata nell’attesa che precede l’impatto con un qualsiasi cosa, senza sapere cosa aspettarmi dietro di me : un assassino? Un maniaco? Un bel niente? Un…

Nemmeno con tutta la fantasia del mondo sarei riuscita ad immaginare cosa c’era dietro di me in quel momento… Forse proprio per quel pizzico di logica che permea ogni pensiero di un qualsiasi adolescente od adulto, e che rende queste due categorie di persone tanto vanitose ed impettite di fronte alle fantasie infantili.

Avendo dato troppo slancio col piede per la rotazione della sedia feci in tempo a scorgerlo solo per un attimo, così da ritrovarmi quasi subito a guardar nuovamente e di sfuggita il monitor del computer… Ma, non avendo esaurito lo slancio, il girotondo continuò fin quando, per ironica casualità, non mi ritrovai direttamente di fronte al capo di quell’essere: un muso squanoso, affilato, nero come la pece eccetto che per quelle punte d’avorio madreperlato, per i due occhi allungati, d’un azzurro ghiaccio di eccezionale bellezza… E per le due zanne d’avorio accuminate e letali, visibili appena nella parte più avanti del muso della creatura, probabilmente solo la punta dell’iceberg di quell’enorme chiostra di denti che deve avere nascosta tra le fauci.

Sentii il corpo pervaso da un brivido, una specie di misto tra paura ed eccitazione: era….Era… Strizzai un momento gli occhi, incapace di riuscire anche solo a pensare quella parola, quasi scatenasse un temibile potere solo se pronunciata. Stranamente, non mi sfiorava nemmeno l’idea che quella creatura fosse solo un frutto di una mia immaginazione, un’illusione dettata dalla stanchezza: era troppo concreta per essere un sogno, e poi solitamente i miraggi non espiravano aria calda, l’aria vissuta di una creatura reale…

Riaprjj gli occhi con lentezza, implicitamente incredula di essere anche solo riuscita a sopravvivere alla vista di quel possente essere… La creatura continuava a stagliarsi davanti a me, completamente immobile e dallo sguardo fiero, arcano, misterioso ed altero come quello di una tigre…Eppure, al tempo stesso, dolce e addoloratamente felice, in un’ambiguità straziante e potente.

Con una certa riluttanza che soccombette alla mia implacabile indole curiosa, girai lentamente il collo di lato per riuscire a vedere anche il corpo dell’essere, quasi ad ulteriore conferma per il nome dell’entità che avevo innanzi agli occhi… Ciò che vidi spazzò via brutalmente quei pochi e labili dubbi che mi erano rimasti in mente: un corpo nero e muscoloso da cacciatore, sinuoso e snello, seppur così grande che feci fatica a capire come riesca ad entrare tutto in quella stanza di casa mia, minuscola e misera rispetto a quell’enorme mole. Le zampe posteriori, leggermente più sviluppate di quelle anteriori, erano dotate come quest’ultime d’affilati unghioni d’avorio, simili alle punte cornee che si susseguivano su tutta la colonna vertebrale dell’essere a distanza quasi precisa l’una dall’altra, e che diventavano più minute sull’imponente coda, attorcigliata attorno ad una zampa posteriore con il fare tipico dei gatti accovacciati.

Mi soffermai un ulteriore istante sulla coda, poi da lì tornai a rivolgere lo sguardo verso il dettaglio più magnifico, a mio avviso, di quel corpo glorioso: semimimmetizzate per il medesimo colore rispetto al resto del corpo, le due ali membranose riposavano ai fianchi della colonna vertebrale, lasciando intendere la gloriosità pur essendo in quel momento placidamente ripiegate sui fianchi, con morbida naturalezza.

Solo quando riuscii a spostare nuovamente l’attenzione sul muso della creatura, i miei pensieri e la ragione tornarono a funzionare quel poco da riuscire ad urlarmi muti nella mente all’unanimità con tutto il mio stesso essere il nome della favolosa (nel vero senso della parola) creatura che avevo davanti. E’ un drago, riuscii infine ad articolarmi in testa. Ora che sono riuscita finalmente a constatarlo, stà a vedere cosa vuole lui da me continuai a monologare, in una logica ferrea che contrastava con i miei sentmenti di stupore e onnipresente curiosità.

Forse intuendo che avevo finito la mia ispezione, il drago finalmente si mosse, allungando il collo sinuoso fino a qualche centimetro dalla mia fronte, annusandomi con quanta delicatezza era possibile da una così imponente mole. Io rimasi impietrita, tesissima: aveva intenzione di mangiarmi? Ma allora perché attendere il riconoscimento da parte mia? O forse mi stava odorando perché faccio così schifo a vedermi che non è sicuro che valga la pena o meno di divorare una come me? La cosa non mi toccava più di tanto: tanto prima o poi sarei morta, no… ? Allora, perché attendere? E poi, quale fine migliore di essere divorata da una creatura simile?

Di colpo, il drago nero smise di annusarmi, per poi abbassare il muso quel tanto da potermi fissare negli occhi: le sue iridi ghiacciate erano talmente grandi e profonde che, se avessi ignorato volontariamente tutto il carico emotivo che trasportavano, avrei potuto tranquillamente perdermici dentro…

In quell’istante, riuscii a captare qualche movimento al piano di sopra: la porta di casa che si apriva e richiudeva, contemporaneamente all’inizio di una sequenza di passi leggeri ed affrettati di una persona che ben conoscevo, perché viveva con me da tutta una vita…

Impallidii appena, considerando l’imponente fardello che mi fissava al piano di sotto e di cui colei era completamente ignara.

-Ciao, Iris!- urlò mia madre con la sua solita voce un po’ affannata del dopo lavoro, rivolta ad un punto indistinto della casa non sapendo esattamente dove io fossi. Sbiancai ancor di più, non sapendo esattamente cosa fare per non turbare nessuna delle due anime che si trovano in quella casa con me…Diamine, ero stata ad osservare per un periodo di tempo indefinito un enorme creatura che fino a quel momento avevo creduto frutto di fantasie…Perché l’autocontrollo e l’invettiva venivano meno proprio di fronte a mia madre?

-Ehi, Iris! Iris?!- ripeté la voce di sopra, probabilmente uscendo dalla mia camera deserta.

Alchè, deglutendo, decisi finalmente di pronunciare un fliebile, quasi inudibile: -Ma…Mamma?-

Mossa sbagliata, probabilmente: con una calma tale che sarebbe stato impossibile anticiparne i voleri, il drago nero di fronte a me ritirò la testa con un movimento fluido, per poi spalancare di scatto le fauci ed eruttare una vampata di fuoco grigio-nerastra su di me.

Primo saluto da drago



Questo blog è dedicato ad alcune storie che inventerò sui draghi...
Mi raccomando commentate!!!!