Thursday, April 23, 2009

Chimera ed Essenza

Seguimmo la pista d'odore fino ad arrivare ad una selva dai tronchi perlacei e le foglie secche che trasudavano senso di morte seppur ancora pulsanti di debole vitalità, come fossero zombie di vegetali: lì atterrammo, e senza perdere altro tempo c'inoltrammo nel bosco spettrale.
-Avrai capito, la chimera si trova qui dentro- mormorò Squama. -Ma è meglio entrare da qui: sarebbe stato difficile seguire la pista dall'alto, ed inoltre questi rami sono talmente fitti che sarebbe stato complicato anche l'atterraggio-.
Rimasi in silenzio, guardandomi intorno con aria circospetta: quel luogo era davvero da incubo... Ma niente in confronto rispetto a quello che avevo già passato in quegli ultimi tempi: dopotutto, secondo Squama sarebbe stata una cosa quasi semplice...
-Perché gli alberi sono in questo stato?- mormorai, mentre per passare ne sfioravo una radice flaccida con la coda.
-E' l'influsso della Chimera, credo: probailmente, uno degli animali che la compongono utilizza il veleno. Aspetta un secondo...- mi rispose, chiudendo gli occhi. Rimase un momento immobile, il respiro talmente lieve da sembrare inesistente, mentre io e Selvaggia lo scrutavamo ansiose... Poi riaprì gli occhi, ansimando. -Capisco- disse solo, riprendendo a camminare. Selvaggia lo guardò inquieta, per poi chiudere gli occhi anche lei... -Fossi in te, non lo farei- le borbottò Squama, truce, per poi continuare.
Avevo ripreso a muovermi anche io, e quando mi trovai abbastanza vicino a Squama, domandai: -Allora?-
-Allora, sono riuscito a meglio comprendere la nostra situazione: mi sono messo in contatto con questi alberi, e tutti stanno soffrendo a causa del veleno della chimera...Veleno di scorpione, credo sia: nella sua follia, la nostra signorina ha impregnato con il proprio pungiglione una buona parte degli alberi di questo bosco di una gran bella dose di veleno.-
Rabbrividii: -Quindi, tutti questi alberi sono destinati a morire?- domandai impotente.
-No...Non tutti: in sè, questo veleno non è mortale... Tuttavia, fa sì che le vittime cadano in uno stato di doloroso intorpidimento simile al sonno ma molto più profondo...-
-...Un coma, quindi- suggerii io.
-Non so di cosa tu stia parlando...Comunque, chiamalo un po' come ti pare: il problema fondamentale di questo stato è che attrae con facilità i Parassiti del Sonno...Sono dei Figli di Spirito dell'Oscurità, che tendono ad insediarsi nei sogni delle vittime ed a succhiarne via una buona fetta, lasciando al loro posto incubi... Cosa che, in dosi eccessive, può portare anche alla morte-.
-Oh... Ma come, scusa?! Gli alberi dormono?!-
-Beh, ovvio che sì: non nello stesso modo in cui dormiamo noi animali...Però va detto che abbiamo dei coma molto simili- concluse con aria allegra, quasi fosse infantilmente gioioso di poter utilizzare quella nuova parola.
Tornò il silenzio tra noi, reso ancora più innaturale dalla totale mancanza di suoni di altro genere: non uno squittìo, non un cinguettìo, non un alito di vento...Niente: quasi che la Morte si fosse preparata ben bene il terreno su cui muoversi, prima di venire a mieter vittime tra le piante.

Fu forse per questo motivo che la avvertimmo subito... O, meglio, ne avvertimmo i rantoli: era strano, perché si avvertivano dei respiri quasi simutanei, eppur distinti, come se stesse inspirando ed espirando contemporaneamente...
Squama si bloccò, mettendosi abbastanza distante da me: -Ci siamo... Eccola-.
Mi posizionai in modo da guardargli le spalle, mentre Selvaggia balzava via da lui, per mettersi di lato: eravamo scoperti da un fronte, ma comunque in superiorità numerica.
-Hai un piano?- bisbigliai al drago, nervosa per la battaglia imminente.
-No... Ci guiderà il puro istinto: le uniche a cui dobbiamo fare attenzione è di evitare di sfiorarci durante il combattimento per evitare di diffondere il tuo marchio da Rinnegata... E che sia proprio tu a neutralizzare la Chimera...A darle il colpo di grazzia, in modo da scinderla o da ucciderla: altrimenti, quei dannati Figli di Spirito avrebbero una scusa a cui aggrapparsi per dire che non hai rispettato i patti-.
-Ah...E come dovrei fare?- la tensione aumentò ancora, così quando sentii uno scricchiolio alla mia destra mi voltai con uno scatto unito ad un ringhio esagerato.
Percepii un che di divertito nel tono di Squama. -Rilassati: potrebbe essere quasi divertente...Basta solo focalizzare come la creatura può iniettare il veleno e riuscire a schivarne gli attacchi...Per il resto, è molto, molto più semplice che combattere un drago sputante fuoco, come hai fatto tu in tempi non lontani- concluse: lo sentivo così calmo... La cosa mi acquietò un po', seppur con una punta di invidia per il suo sangue freddo.
Mi voltai verso Selvaggia, preoccupata per la Lunare. -Come pensi di fare, te? Non hai armi...- le mormorai.
Lei parve un momento offesa, poi ghignò con espressione divertita. -Questo lo credi te. Sono consacrata a Lenrock anche io...- mi comunicò con un certo orgoglio. -In teoria, avrei anche avuto un'arma, dono di Re Asperon...Ma era assicurata alle bisacce di Cripto, che purtroppo adesso non è con noi-.
-Oh... Tanto per non rendere le cose troppo semplici- borbottai.
In quel momento, udii uno schiocco proprio innanzi a me, poi silenzio: la creatura si era fermata, appostata dietro ad un gran cespuglio dalle foglie spente... Concentrandomi, riuscivo perfino ad intravederne gli occhi, dei piccoli bagliori quasi invisibili tra le fronde. Tuttavia, qualcosa non quadrava: i bagliori erano più di due... Non mi curai troppo di questo, concentrata.
-E' davanti a me: distanziamoci, altrimenti rischio di urtarvi...- mormorai, compiendo un passo verso la creatura. Sentii dei movimenti dietro di me, segno che i miei compagni avevano seguito il mio suggerimento: forutnatamente, quel luogo sembrava abbastanza amplio da poterci permettere un buon margine di manovra... Tuttavia, il fatto che il cielo fosse completamente invisibile per via delle fronde mi dava un gran fastidio: come se stessimo per combattere nel sottosulolo o negli abissi, quella situazione mi dava una sensazione di claustrofobia non indifferente.
Fu in quel momento: concentrata com'ero nel fissare la cosa davanti ai miei occhi, feci in tempo solo all'ultimo secondo di schivare abbassandomi un'ombra sbucata fuori dalla boscaglia ad una velocità pazzesca, e che mi era saltata addosso... L'unica percezione concreta che ebbi di lei fu il dolore, dovuto ad una ferita di striscio sul dorso.
Mi voltai di scatto verso il punto dove era atterrata la creatura: era un'essere alto al garrese come un grosso cavallo da calesse, avente l'aspetto di un animale simile ad un lupo da una folta pelliccia azzurrina. Tuttavia, l'essere era molto più gorttesco di un canide votato alla Luna: questo aveva infatti due code, quattro occhi allungati color rosso sangue ed otto zampe simili a quelle di un ragno.
La creatura mi ringhò contro, mostrando la dentatura aguzza e bavosa, ed avanzò verso di me... Sgranai gli occhi: non poggiava le zampe sul terreno, era come se stesse fluttuando per aria.
-Un'altra Chimera...Davvero una bella faccenda ci hanno affibiato i nostri amici Cornuti! Spero solo gli si spezzino veramente le corna...- Squama si affiancò a me, ringhiando a sua volta contro il ragno-lupo, che arrestò la sua avanzata.
In quel momento, avanzò verso di noi anche la figura che fino a poco prima era nascosta in mezzo alle fronde: un essere più piccolo dell'altra, dotata di una testa di un coniglio dalla mostruosa dentatura ed un corpo magro color giallo sporco, tappezzato di piccole macchie e dotato di zampe dall'aspetto letale, pur rircodanti appena quelle del piccolo roditore... L'essere aprì la bocca, emettendo un verso simile a quello di una risata maligna, di scherno: non mi fu difficile capire quale fosse il secondo animale con cui si era incrociato il coniglio.
-Il lupo-ragno... Ed il Coniglio-Iena...- mormorai disgustata: era peggio di quanto avessi mai potuto immaginare...
Le due Chimere s'avvicinarono, cominciando a giraci attorno.
-Beh...Comunque siamo in vantaggio numerico- azzardai.
-...Sì, ma vi è un secondo svantaggio: essendo entrambe le Chimere composte da animali legati a Lenrock, non possiamo sapere quale delle due sia quella che t'interessa per adempiere il tuo incarico. Ergo...Credo che le debba distruggere entrambe tu-
Ah, che bella nuova... Con il corpo mi duoleva da morire a causa del marchio da Rinnegata, combattere due bestioni del genere era proprio quello che ci voleva!
In quel momento, qualcosa cambiò: la Mezzaiena, sempre sghignazzando a singulti, aumentò la velocità della corsa in un attimo, divenendo niente di più che una giallognola macchia indistinta.
Persi solo un istante nel tentare di seguirla, e quando frustrata tornai a guardare nel punto in cui si trovava prima, nel tentativo di rintracciare la MezzaLupa, constatai con orrore che questa era scomparsa.
-Notevole: probabilmente una strategia della Iena, consacrata alla Luce e quindi generalmente dotata nel tessere intrighi... Lei ha sfruttato la velocità insita negli esseri della Terra, ereditata dal coniglio, per tentare di distrarci... E nel mentre la sua compare è riuscita a rendersi invisibile grazie ai Poteri dell'Oscurità. Niente male davvero, considerando che non possiamo nemmeno capire la posizione della MezzoRagno guardando per terra, dato che non tocca terreno con le zampe, nè dall'odore e dal rumore dei suoi movimenti, dato che il MezzoConiglio continua a muoversi alzando polvere...- cominciò Squama, all'apparenza calmo e quasi interessato alle tecniche di caccia dei due mostri.
-Va bene, va bene: ho capito che hai capito, ma adesso che ne dici di trovare una contromossa?- ribattei nervosa.
In quel momento, il Mezzolupo atterrò con un tonfo sulla mia groppa, tentando di mordermi un fianco. Per fortuna, i suoi denti non fecero presa sulle mie squame dure, così ebbi il tempo di scrollarlo via con un ringhio, impennandomi come un cavallo selvatico.
Guardai disgustata l'essere, che si contorceva a zampe all'aria in maniera ributtante: da umana mi avevano sempre fatto paura, gli insetti... Ma adesso non era il caso di cadere nelle fobie.
-Attenta a non farti mordere...- mormorò al mio fianco Squama -E' lei la Chimera che ha avvelenato questo bosco...Non vorrai anche tu fare coma-.
Morfologicamente errato, ma in sè quella frase aveva senso...Non mi voltai nemmeno a guardare il drago, avvicinandomi all'essere capovolto supino e lottante in vano per alzarsi, dimenando le lunghe zampe. -Ma non doveva essere uno scorpione?-
-Ragni e scorpioni hanno veleni molto simili, e dotati dello stesso effetto...Adesso, se non ti dispiace, sto tentando di bloccare la nostra amica corridrice con l'aiuto della nostra cara Selvaggia: nel frattempo occupati di quell'altra, prima che si rialzi di nuovo. Te l'avevo detto, no? Facile come cacciare un cervo-.
Annuii tra me e me, andando a posizionarmi innanzi alla Chimera ancora rivoltata, ma giacente ormai immobile: non volevo sopprimerla del tutto, avendo la possibilità di dividere e salvare le vite dei due animali...Ma come dovevo fare?
Il primo impulso fu quello di interpellare i miei amici, ma lasciai perdere: sentivo che era una questione che dovevo risolvere da sola, come era stato domare il Vento. Squama aveva detto che ciò che mi apprestavo a fare era una delle capacità quasi esclusive dei draghi, quindi ciò che dovevo fare era lasciarmi guidare dall'istinto.
Respirai per calmarmi, ignorando il ridacchiare sadico della MezzaIena che ancora si limitava a galoppare attorno a noi, probabilmente escogitando una contromossa...Mi distaccai da tutti questi pensieri, lasciandomi avvolgere da quel lato bestiale del mio nuovo stile di vita, che spesso adoperavo per compiere le azioni che da umana non avrei mai compiuto, ma al quale non m'abbandonavo mai troppo e che ero sempre restia ad usare, come fosse una maledizione che a poco a poco avrebbe preso il sopravvento su di me... Questo era il mio pregiudizio, che in quel momento come non mai ero decisa a superare.
Scavai a fondo nel mio subconscio, distaccandomi dalla realtà, come se stessi raggomitolando la mia stessa anima su sè stessa nel tentativo di imparare ciò che tutti gli altri draghi davano già per scontato, e che io dovevo andare a ripescare in ciò che erano quelle remote memorie arcane acquisite con questo corpo, di cui avevo una coscienza ed una conoscenza molto limitata... Persi la nozione del tempo, quella del mondo che mi circondava, quella dei miei sentimenti, isolandomi sempre di più fin quando, come quando nel dormiveglia si smette di vagare nel sonno per tornare un momento alla realtà, cominciai quasi tutt'un tratto a percepire il mondo in maniera diversa: come se fossi divenuta cieca, non vi erano più singoli oggetti divisi per forma definita e colore... Con questa assurda perdita della vista, tutti gli altri sensi si erano potenziati in pocchissimo tempo: suoni, odori, percezioni tattili, perfino il sapore della mia stessa saliva impregnata di qualche goccia del sangue della Chimera avevano un che di più acuto, quasi doloroso. Per un attimo, per tutta quella quantità di nuove informazioni rischiai di perdere la concentrazione e di tornare indietro, nella zona a me più conosciuta della mia anima...
Fu in quel momento che, quasi senza accorgermene, percepii una nuova sensazione, che pian piano avendola inquadrata si fece sempre più definita: se facevo attenzione, riuscivo a percepire un qualcosa di diverso, che mi permetteva anche senza l'ausilio di tutti gli altri sensi di dividere tutto ciò che mi circondava in base alla presenza più o meno accentuata di... Di... Magia? Vitalità? Non riuscivo ad inquadrare bene il fenomeno, anche perché era manifesto in una forma che mai avevo provato prima d'allora, una specie di fusione tra odorato e la percezione che si manifesta debolmente quando si ha la sensazione di essere osservati... Un Sesto Senso quanto mai inaspettato, consistente in una Sensazione a sè, che man mano cominciava a divenire più chiara seppur complessa: non appena individuata meglio la questione, mi si presentava palese che, come gli odori, i suoni ed i colori, le Sensazioni erano molteplici, varianti da creatura a creatura, ognuna con il proprio fascino dovuto alla mia ignoranza nei loro confronti...Avrei potuto starmene immobile lì delle ore per poterle studiare tutte, ma il motivo per cui mi ero immersa in quel mondo era distante dalla pura e semplice curiosità...
Ancora adoperando quella strana abilità, agendo velocemente per implicito timore che scomparisse, mi concentrai sul MezzoLupo innanzi a me: nell'essere c'era qualcosa di strano anche per quanto riguardava quella strana presenza... La Chimera emanava un che di acre e nauseabondo, talmente fastidioso che mi faceva venir voglia di perdere volontariamente la concentrazione ed affondare direttamente i denti nella sua giugulare... Eppure, in maniera molto labile, sapevo che non tutto era una situazione stabile: comprendevo che quella percezione di Sensazione stagnante era dovuta al fatto che due singoli componenti di cui essa era formata, di per sè del tutto innocui, erano stati mal assortiti, e producevano quell'obrobrio. E non solo... Con questa implicita conoscenza che avevo appurato era sopraggiunto anche una specie d'istinto, che mi portava quasi meccanicamente a sapere come le due Sensazioni potevano essere divise per farle tornare alla normalità: mi bastava solo affidarmi ad esso, e sapevo per certo che sarei riuscita a Scindere quella Chimera con uno sforzo minimo, se non inesistente...
In quel momento, proprio quando stavo per apprestarmi a compiere il mio dovere, percepii un improvviso aumento della spiacevolezza nella Sensazione dell'essere, così improvvisa e potente da essere quasi dolorosa. Scrollai la testa, irritata, per poi accorgermi di esser ritornata a guardare il mondo con gli occhi di prima: quasi come se tutto ciò che avevo fatto fosse stato un sogno...
La Chimera davanti a me era appena riuscita a rigirarsi, e mi fissava con uno strano movimento delle fauci, come stesse masticando...
Intontita com'ero dal brutale ritorno alla percezione sensoriale di prima, quasi mi fossi appena svegliata da un sogno, non riuscii ad agire in tempo: il Mezzolupo aprì le fauci, e mi sputò direttamente sugli occhi una specie di sostanza appiccicosa e maleodorante. Il tempo che impiegai per togliermi la roba viscosa dal muso con una zampata, e l'essere era già scomparso da dinnanzi a me con i suoi soliti movimenti silenti: la risata che percepii dalla MezzaIena ancora gironzolante attorno a noi, ma stavolta facente slalom tra i cespugli, aveva assunto un che di sarcastico...
-Sei un autentico disastro... Non ci voleva molto a fare ciò che dovevi, a quel punto!- mi voltai verso l'innervosito Squama, che mi guardava furioso. -D'accordo che è semplice, ma evita di giocherellare troppo con la preda! E' solo segno di indisposizione d'animo!-
Le sue parole bruciarono dolorosamente il mio orgoglio, facendomi fremere di un debole ringhio...Eppure, sapevo che non gliene dovevo avere, perché in buona parte aveva ragione e perché non avevo alcuna voglia di arrabbiarmi con lui.
-Era la prima volta che provavo quel qualcosa...Ero quasi riuscita a scindere i due componenti della Chimera: ho perso solo un poco di tempo per rendermi conto di ciò che accadeva...-
Il drago mio alleato sospirò rassegnato. -Effettivamente, se come per te era la prima volta che provavi una cosa simile, è comprensibile un senso di smarrimento...Rammento che la prima volta che riuscii a percepire l'Essenza delle cose, quando ero ancora un cuccioletto ridicolo, rimasi fermo su un masso un'intera giornata, ad esplorare i meandri del posto dove vivevo con quella nuova capacità...-
-Non mi pare il momento più adatto per parlare di queste cose! Non perdete la concentrazione!- Ci gridò in quel momento Selvaggia, riportandoci all'ordine: era destino che quella giornata venissi ripresa proprio da tutti... Per lo meno, stavolta la ramanzina era toccata pure al saggio Squama.
Il drago verde sbuffò: -Non mi sembra il caso di agitarsi tanto: la situazione è quasi del tutto sotto controllo. Adesso torniamo a noi, Notturna... Stella, coprici le spalle mentre finiamo di preparare la trappola per la nostra amica ridacchiante... E se per caso ti capita di tramortire qualche mostro, evita di sprecare tempo prezioso e...-
-Lo so, lo so: non hai niente di meglio da fare?- gli chiesi seccata, per poi tornare a guardarmi intorno, nel tentativo di localizzare la Chimera MezzoLupo: avevo un conto in sospeso con lei...Nessuno poteva sputarmi in faccia e passarla liscia!
L'essere si era evidentemente reso invisibile, probabilmente di utilizzare lo stesso stratagemma di prima per attaccarmi. Sospirando, presi a cercarlo frenetica, annusando ed ascoltando ogni singolo rumore: tutto inutile. Provai allora a cercarlo rintracciando l'Essenza discordante, che bene mi era rimasta impressa in mente (tentativo che attuai anche solo come insulso movente per esplorare ancora quella strana funzione), ma a quanto pareva anch'essa era celata, come tutto il resto del corpo... Dopo questo infruttuoso tentativo, tornai in me con a grande velocità, per paura di perder come prima la nozione del tempo.
Il sapere che qualcosa di feroce ma impossibile da rintracciare che mi circondava era una conoscenza atroce, che mi innervosiva... Scrollai la testa per calmarmi, rammentando a me stessa di dover rimanere lucida.
Fu allora che lo notai: un piccolo scintillio a mezz'aria, tradente la presenza di un qualcosa che sarebbe rimasto nascosto se non avessi mosso il capo, anche se l'avessi cercato di proposito. Attenta a non perdere la concetrazione da quel punto specifico, mi avvicinai per osservare meglio: era un filo fine e quasi impercettibile, di una sostanza semitrasparente...
-Tombola- mormorai: avevo trovato il motivo del grande silenzio nei passi del MezzoLupo, e della sua capacità di camminare per aria.
Da quel piccolo filo, mi fu facile poi rintracciare tutto il resto della ragnatela: a notarlo bene non vi era praticamente ramo degli alberi morti a non esser ingarbugliato di quella sostanza, probabilmente fragile solo all'apparenza, dato che riusciva a reggere il peso della Chimera.
Un solo, minuscolo filo trovato per fortuna, e la Chimera mi apparve come per magia: adesso ne riuscivo a percepire la posizione mediante le porzioni della tela leggermente più inclinate di altre... E da lì, la contromossa: muovendomi in fretta, adocchiai i fili che mantenevano stabile la tela di ragno, e dove si attaccavano agli alberi... La creatura era stata intelligente fino a quel momento, ma forse troppo sicura di sè, dato che gran parte di questi punti si trovavano per terra, attaccati ai punti più bassi degli alberi dietro ai cespugli delimitanti la radura...
Con un sorriso soddisfatto. mi diressi verso uno dei cespugli nascondenti l'inizio del filo ed alzai una zampa per riuscire a reciderlo con gli artigli affilati, in un movimento felino...
Ma non feci in tempo a concludere il mio colpo, che qualcosa bloccò la zampa a mezz'aria: un qualcosa di resistente ed appiccicoso.
Sgranai gli occhi ringhiando, provando a liberarare la zampa con un instintivo scatto unito ad un veloce movimento all'indietro, ma non servì a nulla se non ad imprigionare di più l'arto. Torsi il collo per guardare dietro di me, seguendo la direzione del filo: la Chimera Lupo rispose al mio sguardo, finalmente visibile dall'alto della sua tela, il filo lavorato dalle due zampe più avanti che ancora penzolava dalla bocca. Ringhiai alla creatura, dando dei forti strattoni alla sorta di guinzaglio che ancora mi teneva nel tentativo di risucire ad avvicinarla a me...
La cosa non portò a nulla, se non ad un dolore atroce alla zampa: ruggii allibita e sofferente guardandola, non capendo come avesse fatto quel semplice movimento a farmi tanto male... Era il Marchio da Rinnegata: ogni volta che il filo vi si muoveva sopra, mi produceva un'atroce fitta di dolore.
Tornai ad osservare con furia crescente l'essere che mi teneva prigioniera: sembrava come se stesse masticando qualcosa, probabilmente altra di quella maledetta sostanza. Era esplicito si stesse facendo beffe di me: distante ma non troppo, raggiungibile con un balzo o un battito d'ali, che però mi avrebbero fatto avvinghiare alla sua rete dannata, facendo reagire il marchio di tutto il corpo: se solo avessi saputo sputare fiamme...
In quell'istante la situazione mutò: un qualcosa di molto veloce colpì la creatura, mandandola a sbattere ad un albero e strappandole di netto il filo dalle zampe: non persi tempo, e con veloce delicatezza rimossi il maledetto nastro dal mio arto, per poi tornare alla ricerca della Chimera. La rividi su un albero, incastrata tra alcuni rami... O, meglio, soffocata dai rami: l'albero sembrava aver preso vigore proprio, e stritolava sempre più il Mezzolupo al suo tronco, come un agghiacciante abbraccio mortale.
-Serviva aiuto?-
Mi voltai verso Selvaggia: l'Elfa mi sembrava piuttosto provata, ma aveva un sorriso soddisfatto che le illuminava il bel volto.
-Siamo riusciti a risvegliare la maggior parte degli alberi di questa radura, e loro ci stanno ringraziando con dell'aiuto... Oh! Dietro di te!- gridò subito dopo, con un tono più allarmato.
Immaginando cosa intendesse, voltai solo di tre quarti il corpo con un potente movimento di coda. Avevo indovinato: la Chimera-Iena, probabilmente balzatami addosso per attaccarmi, fu propettata con forza su un albero, che con un movimento quasi famelico si strinse sulla creatura.
Mi voltai verso Selvaggia, riconoscente... Ma la mia espressione mutò subito in preoccupazione: l'Elfa respirava a fatica, e tutta la faccia era deturpata da una smorfia di dolore e concentrazione angosciata...
-Stella, non trastullarti! Pensa alla Chimere!- mi gridò Squama senza nemmeno guardarmi, concentrato sulla Chimera-Lupa.
Annuii prontamente, concentrandomi: la percezione dell'Essenza venne praticamente nello stesso istante in cui chiusi gli occhi. Sondai velocemente la radura, concentrandomi sulla Chimera più vicina, ovvero la MezzaIena: era straordinario come le sue Essenze Discordanti fossero diversissime da quelle dell'altra Chimera, pur ricordandole vagamente... Smisi di divagare, e con attenzione trovai il punto di maggiore discordanza tra le due Essenze e le divisi nella maniera inspiegabile insita della mia nuova capacità, dolcemente, come un direttore d'orchestra paziente insegna a due suonatori in erba la maniera di suonare assieme la più bella delle sinfonie.
Da lì, fu questione di istanti: risalendo il flusso dell'Essenza la scindevo man mano nelle due entità separate... Senza badarci riuscivo addirittura a capire come i miei sforzi influissero sulla creatura stessa: avevo iniziato dividendo prima le loro menti, poi le percezioni dei sentimenti, ed infine i corpi delle due creature, che più tornavano nella loro reale forma più si rilassavano, sentendosi libere...
Riaprii gli occhi sentendo una specie di squittio lamentoso: un coniglio dal pelo marrone ed una iena dal vello maculato se ne stavano uno accanto all'altro, con la medesima espressione di smarrimento sui musi diversi.
Davvero una strana coppia mi ritrovai a pensare, prima del tentativo della iena di mangiarsi il piccolo roditore, provocando la loro fuga tra gli alberi come se nulla fosse stato: e pensare che prima avevano condiviso il medesimo corpo...Augurai buona fortuna al coniglio.
Un ringhio alla mia destra mi fece voltare di scatto: era Squama, che digrignava i denti per lo sforzo, accucciato addirittura a terra per la concentrazione.
Guardai l'altra Chimera: i rami che la stavano imprigionando erano avvolti dai fili di bava della creatura, che muovendo per quanto le era possibile le zampe ne variava la stretta sui rami e la posizione, causando la rottura dei rami... Tuttavia, questi ultimi erano stretti anche da una vigorosa pianta rampicante, che era posizionata e continuava a crescere in modo da tenere i vari brandelli di rami ancora attaccati al tronco principale ancora insieme.
-Sbrigati, Stella! L'Ombra è una brutta piaga per le creature della Terra!- mi ringhiò Squama, trasalendo: la Chimera era riuscita a spezzare una buona parte dell'intrigo di rami rampicanti, che avevano causato la spaccatura di un grande ramo dell'albero. In questa maniera, la creatura era riuscita a liberare completamente le sue due zampe anteriori, e con esse spingeva con forza per raggiungere un filo della ragnatela tessuta prima.
Non persi altro tempo e tornai nell'altra dimensione, per riuscire a dividere anche quella creatura: più esercitavo questa nuova abilità, più mi risultava veloce percepire il punto in cui l'Essenza delle due creature della Chimera poteva essere diviso.
Avevo quasi finito il lavoro, quando un'incredibile fitta di dolore pervase tutto il corpo, partendo dalla colonna vertebrale e raggiungendo ogni singola squama e fibra del mio essere. Rugii forte, mentre l'intero Marchio che avevo sul corpo reagiva alla Maledizione infertami dai Phooka. Eppure... Forse perché la scarica era avvenuta mentre ero nella trance da istinto, quando tutto il mio corpo è dilatato per poter meglio percepire tutti gli stimoli del mondo esterno, o fose proprio per una maledetta proprietà a sè della Rinnegazione, ma il dolore mi si manifestò in maniera quanto mai più pura, incredibilmente forte e continuo: un attimo, e la concentrazione su ciò che stavo facendo era svanita, sommersa dagli acuti e continui spasimi che mi rendevano follemente furiosa, con una irrefrenabile voglia di muovermi e distruggere tutto per far scemare anche solo di poco quella sensazione troppo, troppo intensa...
Probabilmente, una piccola parte di me sapeva che avrei dovuto fermarmi: qualcosa, una vocina quanto mai flebile ed insulsa probabilmente originaria dalla mia sopita coscienza umana mi imponeva senza risultato di fermarmi...
Ruggii come non avevo mai fatto in vita mia, coprendo il grido di negazione allarmata di Squama e l'inutile invocazione del mio nome da parte di Selvaggia, giunte alle mie orecchie come flaccidi rimbombi fastidiosi: mi voltai verso di loro, seccata, non riconoscendoli se non come una creatura minacciosa simile a me ed una più minuta, possibili nemici che andavano eliminati.
Ma, fortunatamente per loro e per me, prima che potessi avanzare verso loro un suono di ben altra tipologia attrasse come una calamita la mia attenzione: era la Chimera, che ormai aveva sdraticato l'albero a cui era legata. Mi accorsi solo vagamente che aveva mutato forma, un orribile animale a dieci zampe da ragno e da lupo con due teste, risultato probabilmente della mia incompiuta Scissione delle due Essenze... Informazioni superflue, che furono percepite dal mio animo di furia sotto forma di immagini nitide eppure sfocate dall'ira nel medesimo istante. L'animale ringhiò di nuovo, spalancando entrambe le fauci: quel suono fastidioso non faceva che aumentare una fitta più forte che sentivo in fronte e che si propagava per tutto il resto del corpo sotto forma di scariche dolorose... Ruggii anche io: con un ragionamento minimo, capii che distruggendo la creatura che avevo davanti anche quel suono sarebbe smesso... Mi focalizzai instintivamente sull'Essenza discordante della creatura, non per ricominciare il lavoro lasciato incompiuto dalla scarica di dolore ma per individuare con maggior efficacia i punti deboli della creatura, poi spalancai le fauci e tesi i muscoli, pronta a balzare addosso al nuovo nemico.
Balzammo all'unisono uno verso l'altro, scontrandoci a mezz'aria: anche se l'essere nella sua trasformazione era divenuto ancora più grosso, considerando la mia mole non mi srarebbe stato difficile atterrarlo... Tuttavia, l'essere mi sputò nuovamente in faccia la sua pasta appiccicosa per la ragnatela, accecandomi e tappandomi le narici: a quella maniera, anche la sua essenza mi apparve meno definita e persi la conoscenza di parte dei punti deboli della creatura. Ma questo servì solo ad aumentare la mia furia: ancorando l'animale con le zampe prima che potesse scappare, affondai le fauci in quella che riconobbi come la sua spalla prima di atterrarlo con uno schianto.
Con una zampata tanto violenta da graffiarmi in fronte, eliminai la ragnatela dai miei occhi ed osservai la mia preda pressocchè immobilizzata dalla mia mole e mezza tramortita dalla caduta, provando solo un accenno di soddisfazione: il lavoro non era ancora finito, e la rabbia era ancora tanto intensa.
Persi un istante per decidere a quale delle due teste assestare il colpo di grazia, poi puntai alla gola del lupo e vi affondai i denti senza rimpianto nè emozioni di sorta, recidendone la vena della vita: finalmente, pareva che la lotta si fosse conclusa.
L'odore del sangue, il suo sapore metallico ed il suo calore mi diedero nuova lucidità, attenuando enormemente la nube di folle ira che mi ottenebrava la mente: con maggiore delicatezza di prima, estrassi le zanne dalla carne del nemico. Sentii con chiarezza la voce di Squama che mi chiamava, e feci per voltare la testa verso di lui...
Una nuova fitta di dolore alla zampa, tanto acuta quanto inaspettata, mi fece voltare nuovamente: la testa di Ragno della Chimera che credevo ormai morta si era attaccata alla mia zampa con tenacia... Un ultima scintilla di vita balenò negli occhi del ragno, che mi guardò con aria beffarda, poi anche quella creatura si spense: evidentemente, per uccidere una Chimera del genere una giugulare bastava.
Scrollai via con una zampa la testa di ragno, ma sembrava che le sue tenaglie fossero ben incuneate alla mia carne: mi ci vollero un bel po' di strattoni prima di riuscire finalmente a toglierla. Certo, avrei potuto utilizzare le fauci... Ma sentivo il corpo pesante, e mi risultava difficile compiere troppi movimenti...
-Allora abbiamo finito, eh?- proclamai voltandomi verso i miei amici, sorprendendomi per la mia stessa voce stanca ed impastata. La vista mi si annebbiava, tanto che dovetti sbattere più volte gli occhi prima di riuscire a focalizzare i miei amici: sembravano molto preoccupati, soprattutto Selvaggia. Li guardai stupita, senza capire, facendo un passo verso di loro: tuttavia, nel movimento barcollai violentemente.
Il respiro era ridotto a rantoli affannati, la testa era annebbiata, il corpo appesantito: dietro tutto quello vi era qualcosa di ben diverso dalla semplice stanchezza. Eppure... Non riuscivo a capire...
-Squa...ma. Che...mi succe..de?- balbettai sempre più debole, facendo un altro passo in avanti aiutandomi con le ali per l'equilibrio abbassando la testa, troppo pesante per essere retta dagli ormai deboli muscoli del collo. Lo sguardo mi si portò automaticamente verso la mia ultima ferita, una lacerazione profonda nonostante le squame dure e cosparsa di un liquido giallognolo...
Finalmente ricollegai, sforzandomi ad alzare un minimo testa per guardare gli alberi attorno a me: da incauta ed immemore dei discorsi avuti prima della battaglia, avevo ucciso la Chimera mordendo la testa sbagliata, meno pericolosa... Ed adesso ne pativo le consegueze, mentre il veleno del ragno mi scorreva nelle vene.
Spostai nuovamente lo sguardo verso i miei amici, e feci qualche passo verso di lei, per esserle vicini mentre crollavo nel sonno profondo e comatoso di cui mi avevano narrato: avevo un'irresistibile voglia di averli vicini, di avere come ultima immagine i loro volti prima di piombare in un abisso ignoto, dal quale non sapevo come mi sarei risvegliata.
Avanzai ancora, ma le zampe non ressero, e mi accasciai sgraziatamente al suolo, in uno strano movimento avvitato e scomposto: sentii una mia ala toccare qualcosa, ed il dolore del marchio che mi invadeva, seppur attutito dalla fatica... L'aria fu però lacerata da un rugito terribile.
A terra, voltai la testa verso Squama: era lui che gridava, mentre il suo intero corpo di quel bel colore smeraldo si riempiva di righe simili a ferite mal cicatrizzate: avevo sbagliato, una volta di più... Ed a causa del mio errore, anche lui ora era un Rinnegato.
Sentii una lacrima farsi strada su una mia guancia: deglutii a vuoto, respirando con maggior affanno. Poi mossi appena la testa verso Selvaggia e la guardai: anche il viso dell'Elfa era ormai rigato dalle scie argentine di lacrime versate, ed i suoi singhiozzi erano strazianti quanto il potente ruggito di Squama che ancora alleggiava nell'aria.
Le forze ormai mi stavano abbandonando completamente, mentre la mia mente s'annebbiava sempre più ed il mio respiro mutava pian piano dall'affanno a rantoli lenti... Forse l'esperienza più vicina alla morte che avessi mai provato.
Fu forse per questo che mi sentii in dovere di dire quell'unica parola, prima di finire nel completo oblio: frutto delle mie ultime forze, flebile ma udibile da entrambe quelle creature così care a me.
Non molto, un'unica parola: -Perdona...temi-
Poi chiusi gli occhi e caddi nel sonno spinoso da Addormentata nel Bosco.