Volo veloce verso la mia posizione, riflettendo, mentre una morsa mi stringe le membra e che quasi non mi fà respirare.
Da umana, qualche volta avevo sognato di partecipare ad una grande battaglia Medioevale, di districarmi con destrezza tra spade e scudi, di schivare frecce... Ed ovviamente, in queste mie immaginazioni infantili riuscivo sempre a vincere i miei nemici... Ma nella realtà, nella nuova realtà a cui sono stata proiettata, la cosa mi appare ben diversa: anzitutto, non ho alcuna forma di protezione, come ad esempio un'armatura. Ed anche se le squame sono dure e resistenti, la sensazione di essere tremendamente vulnerabile rimane. Inoltre, durante questi miei scontri immaginari mi aspettavo di essere un'umana: ma in quel momento sono una dragonessa, e la cosa è ben diversa, anche perché è un drago che devo affrontare, non una persona qualsiasi...
Mi risquoto solo in prossimità della cascata, qundo vedo alcuni grifoni ed i loro cavalieri appollaiati quà e là sulle rocce che sporgono dall'imponente massa d'acqua in caduta libera. Per me non c'è uno spazio abbastanza grande, lì vincino a loro, così atterro su una sponda della cascata, il più vicino possibile agli Elfi...
Dopo un po', uno di loro s'avvicina in groppa al suo grifone. Riconosco subito l'animale, pur essendo agghingato a guerra con un armatura ramata simile a quella di Cripto: è la stessa creatura di quel soldato che ha avertito Felix del luogo in cui si trovava Asperon: Marok è il suo nome.
Il grifone atterra poco distante da me, guardandomi nei sottecchi con sguardo truce: non si fida, lo si capisce. E quando il Diurno si toglie l'elmo per potermi parlare meglio, noto lo stesso sguardo diffidente che lampeggia negli occhi del suo grifone.
Nessuno di noi due parla per un po'. Alla fine mi rasegno ad accettare la sua presenza, guardando sotto di me e cercando di non pensare alla lotta che stà per compiersi.
-Hai paura?-
La voce mi fa quasi sobbalzare: mi volto e vedo Marok che scende dalla groppa del suo grifone argenteo, sedendosi accanto al possente ventre di questo. L'animale finisce per sedersi dietro di lui, l'armatura scricchiolante, e l'elfo poggia il capo al fianco dell'animale.
Ha dei capelli molto lunghi e biondo-rossicci, in risalto sulla carnagione scura color del caramello. Gli occhi sono invece strani: di colorazione quasi argentea, sembrano quasi dello stesso colore delle piume delle ali del suo grifone... Mi soffermo un attimo a guardarli: non ne avevo mai visti di quel colore...
L'elfo sbuffa irritato: evidentemente gli dà fastidio la mia indagine. -Mi vuoi rispondere?- chiede burbero: ma non sembra un tono sincero, quasi la sua scontrosità non sia altro che un tono d'occasione, come le parole falsamente cordiali che si usano durante una serata d'occasione...
Sospirando, decido di rispondere la verità: anche se fingessi di non aver paura, non servirebbe a nulla dato il mio stato d'irrequietezza...-Sì- dico allora, secca, senza vergogna ma senza orgoglio.
Lui pare un po' sorpreso, ma annuisce.
-E tu?- chiedo
-Anche io- ammette lui senza vergogna.
-Non si nota- osservo.
-Non sono in grado di manifestare ciò che provo: mi hanno addestrato a questo...E la cosa ha i suoi svantaggi- spiega, quasi amareggiato: ormai il suo tono è mutato, non c'è più traccia dell'iniziale disprezzo e scortesia.
Cala il silenzio tra noi: entrambi siamo tipi di poche parole. Tuttavia, decido di fare qualche domanda, più per non ricadere in balia della tensione che per altro:
-Hai combattuto tante volte?-
-No. Il nostro popolo non ha avuto modo di combattere spesso...Anche se sei un drago, dovresti sapere queste cose-
L'affermazione mi mette ancora di più in agitazione: evidentemente farei meglio a tapparmi la bocca... Ma decido di continuare a parlare:
-Diciamo che non sono un drago del tutto normale-.
-Già. Sei la Discepola. M'è giunta voce...- comincia, facendo un segno vago della mano come per sminuire le voci: a lui le questioni draconiche non interessano molto, probabilmente...
Squoto la testa: -No. Non è solo quello-.
So di aver stuzzicato la sua curiosità: il suo sguardo impassibile è divenuto indagatore, mentre tenta di carpire segreti dal mio sguardo... Non si azzarda a fare domande dirette, anche se muore dalla voglia... Tanto peggio per lui: comunque, da me non saprà nulla.
-Sei nato qui?- chiedo alla fine, seccata quanto lo era lui mentre tentavo di dare un interpretazione ai suoi occhi.
L'elfo sorride, alzando solo un angolo della bocca. -Sì. Questo è il mio mondo da sempre... Ed è per questo che io e Shine siamo qui: per proteggere ciò che ci appartiene da coloro che non lo comprendono-. Conclude la frase indicando il Grifone dietro di lui, che pare annuire appena all'affermazione, distaccato seppur presente come ogni felino che si rispetti...
Abbasso appena il collo, stiracchiandolo involontariamente, per dichiararmi d'accordo con lui.
Passa qualche altro minuto, e la tensione pare scemare un poco... Sospiro.
-E' la mia prima battaglia...E forse l'ultima- dichiaro infine, con una punta di melodrammatico nella voce.
Lui mi guarda comprensivo: -Anche io la pensavo così, la prima volta che ho combattuto. Ma alla fine me la sono cavata: per poco non venivo ammazzato, certo, ma l'essenziale è sopravvivere-.
-Hai ragione...Ma fin quando non la provo sulla mia pelle, l'esperienza del combattimento in difesa di qualcosa, queste tue frasi rimangono solo cose per sentito dire. E non aiutano più di tanto...- lascio in sospeso la frase guardandomi le zampe: quanto vorrei torcermi le mani...Ma con quegli arti dagli artigli puntuti, non è possibile fare altro che camminare e dilaniare...
Il Diurno sospira, alzando la testa: -Lo so...Ma è comunque meglio di nulla...- commenta, rimirando il cielo.
Non faccio in tempo a controbattere o a dargli ragione, che delle grida ci fanno risquotere. Marok si alza affiancandomi con il suo Shine: -E' arrivato il momento... Rimani qui in attesa del tuo drago: non azzardarti ad intervenire sui Narug, e tenta di combattere il tuo avversario lontano da noi: queste sono le tue indicazioni. E' tutto e...Buona fortuna- dice, sfiorandomi con fare impacciato la spalla squamosa prima di sguainare la spada e saltare in groppa al grifone argenteo e bronzeo per l'armatura. Gridano, i due, con lo stesso fragore ma con voci diverse, mentre s'innalzano e si buttano dal dirupo accanto alla cascata. Mi sporgo ad osservare: sotto di me, la battaglia sembra già essere devastante, a neanche cinque minuti dall'inizio: i Narug sono tanti, scintillanti di riflessi perlacei e aggressivi come grandi lupi. I grifoni, con le armature e le zampe leonine, sono all'apice della loro maestosità, e si fanno avanti aggressivi dilaniando come possono, scomposti e letali. Tuttavia, i Narug sono molto più agili dei mezzileoni: entrambe le fazioni sembrano essere in difficoltà, ma non ne posso essere sicura per colpa della tale confusione e del turbinio di colori tra sangue, carne, frecce e bagliori di spade. Nell'insieme, è cento volte peggio di quanto avessi potuto immaginare: è una scena che spiazza, eppure in un certo senso affascina, come un potente uragano; da una parte, vorrei scappare. Dall'altra, il sangue mi ruggisce nelle vene in sintonia con il mio stesso essere, reclamando a gran voce di entrare nella mischia...Ma gli ordini sono ordini, così rimango ferma, la paura completamente annientata da quei sentimenti contrastanti.
Non passa molto tempo, ed il mio momento si annuncia con un ruggito della potenza di un tuono, che quasi copre i rumori della lotta, che incessante continua. Sospiro un'ultima volta chiudendo gli occhi: è giunto il mio momento...E, come dice Marok, l'essenziale è sopravvivere. Così, con uno slancio ed uno schiocco delle ali, mi butto in aria alzandomi in volo, carezzando il vuoto con le mie grandi ali e senza sapere bene cosa fare...
E' fortuna, o forse questione di riflessi: un attimo, ed il punto in cui mi trovavo viene invaso da una vampata di fuoco verdognola. La paura torna a farsi strada, ma tento di reprimerla mentre una figura vola diritta verso di me: è un drago violaceo, grande più o meno quanto me, eppure molto più minaccioso.
Non è protetto da armatura, potrebbe essere scambiato per un drago qualsiasi se non fosse per pochi fattori: primo, il grosso collare d'argento con su incastonata una pietra, situati circa alla metà del collo; secondo, la sella di quoio con sopra seduto un cavaliere in armatura, la spada alla mano che riluce di bagliori sinistri; terzo...Difficile da spiegare: forse sono gli occhi leggermente patinati, forse i ruggiti selvaggi e folli...Ma questo drago non può essere definito davvero tale: è semplicemente un essere violento, che non sa cosa sia la parola o la capacità di esprimersi; non è un vero essere vivente: è una semplice macchina da guerra.
Probabilmente, in un'altra situazione mi avrebbe fatto pure pena, se non fosse per un'altra lingua di fuoco che l'essere mi erutta direttamente verso la faccia: riesco a schivare scartando velocemente di lato la testa, e del fuoco percepisco solo il suo calore. Il drago ruggisce di nuovo col suo cavaliere, e così faccio anche io: la mia prima battaglia ha dunque inizio.
Thursday, February 21, 2008
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1 comment:
Molto eccitante direi. Inizia la prima battaglia della protagonista. E la cosa si promette molto eccitante. Non vedo l'ora di sapere che cosa succederà dopo. ^^
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