Seguno alcuni momenti di silenzio, durante i quali tento di accostarmi all'imponente mole di SquamaVerde per riuscire a guardarlo in volto. Tuttavia, ogni volta che mi avvicino, il drago compie una virata veloce ma cauta per mantenere una certa distanza... Sempre più irritata, mi chiudo in un silenzio inbronciato, in attesa che siano loro a parlarmi... Tuttavia, nessuno sempra farci caso: ognuno continua a stare zitto, per i fatti propri... Dopotutto, a loro non cambia nulla parlare o meno: sono io quella che ha bisogno di spiegazioni.
Così, riesco a resistere per circa due minuti in silenzio, poi comincio subito a tartassare SquamaVerde di domande, nervosa per il dolore e per la mia ignoranza...
-Allora...Qualcuno mi può spiegare che succede esattamente? Perché non vi avvicinate più a me? Che mi ha fatto quel Phooka? Perché voi siete riusciti a mantenere la calma ed io, Felix e Cripto no? Perché quegli animali ce l'avevano con noi? E perché, Squama, mi hai detto che i Figli di Spirito sono collegati a noi...Voi...Insomma, ai draghi?- pronuncio tutto ad un fiato, tentando nuovamente di avvicinarmi.
Stavolta, Squama mi permette di rimanergli più vicino, ma continua comunque a tenersi ad una certa distanza.
-Dannazione quanto sei petulante...Tuttavia, hai ragione: immagino che darebbe fastidio pure a me starmene senza sapere nulla e con un tale dolore addosso... Ho conosciuto un paio di Rinnegati, nella mia vita: pare che alle lunghe il dolore divenga acutissimo...-
-Squama! Non divagare!- lo interrompo, sempre più nervosa: lo stò provando sulla mia pelle quanto ciò che mi ha fatto il Phooka faccia male, non c'è bisogno di sottolinerare che il dolore crescerà...
Il drago sospira...-Va bene, va bene..Calmati. Allora... Procediamo in ordine con le tue domande.
Punto primo: non ti avviciniamo a te perché sei una Rinnegata...-
-Una Rinnegata? Significa che la razza draconica mi ha esiliato o qualcosa del genere? Solo per quel Phooka?-
-No, non è così: sei una Rinnegata perché non hai ancora dato nulla in cambio ai Figli di Spirito per ciò che loro hanno fatto a te...Diciamo che è una specie di incentivo per finire quanto prima ciò che ti è stato comandato. In più, c'è il fatto che la Rinnegazione è... Trasmettibile: se tu mi toccassi in questo momento, anche io diverrei un Rinnegato, e quindi sarei costretto ad aiutarti per essere svincolato dai Phooka. Ovviamente, ti aiuterei con o senza Rinnegazione, però...Diciamo che meno creature ci soffrono meglio è, non trovi?- aggiunge esitante.
Rimurgino sulle affermazioni. -Quindi, è una specie di malattia infettiva... Significa che ogni creatura che tocco diverrà una Rinnegata?-
-No, certo che no: la questione riguarda solo i Draghi, e gli Elfi Notturni a loro vincolati. Se toccassi ad esempio Felix o Cripto, a loro non succederebbe nulla-.
-Aah...Capisco...- mormoro, per poi incanzarlo subito, per evitare di pensare troppo alla mia situazione di intoccabile: -D'accordo...Passiamo alle altre questioni: posso sapere esattamente come sono ridotta al di fuori? Mi sento bruciare, come se mi avessero frustato con una catena incandescente...Si vede qualche segno, sulle squame?- chiedo dunque, non tanto per vanità quanto per sapere quanto la mia situazione fosse penosa in tutti gli ambiti... E se, incontrato eventualmente un altro drago prima di aver adempiuto alla mia promessa, questo mi avrebbe riconosciuto in quanto Rinnegata.
Squama esita un momento, perdendo tempo a piegare le ali in modo da incontrare una corrente favorevole sulla quale già io mi muovo, così è Selvaggia a rispondermi, la voce impastata di amarezza. -Beh...Sì, ovviamente sì: hai tutto il corpo cosparso di strisce violacee spesse quanto il mio braccio e molto, molto evidenti... Così sei molto più inquietante di quanto tu già non sia in quanto dragonessa- dichiara sorridendo mesta. Dal suo tono, quell'affermazione sembra essere quasi una consolazione: probabilmente, essere inquietanti per un drago è un complimento... La cosa, in un certo senso, mi fa sentire ancora peggio di quanto già non stia.
-D'accordo anche questo... Comunque, vorrei vedere il prima possibile come sia ridotta davvero: dopotutto, se incontrassi da sola un drago Rinnegato dovrei comunque essere in grado di riconoscerlo. Tralasciando questo...Passiamo alle prossime questioni: in cosa consiste esattamente il potere dei Phooka, e per quale motivo voi riuscite ad irritarli rimanendo calmi; in più, gradirei sapere un altro paio di cosette, quali il collegamento tra Figli di Spirito e draghi, come ho già detto... Ed anche come diamine fai a sapere che quella che stiamo seguendo è la direzione giusta per la Chimera, Squama, se il Phooka non ci ha dato uno straccio di informazione a riguardo- profero ancora, sempre per evitare di riflettere troppo, come è mio solito fare, sulla situazione dolorosa ma anche spinta da curiosità sincera.
Squama ridacchia appena. -Procediamo sempre in ordine... Ed approfondendo bene gli argomenti onde evitare nuove domande, così facciamo contenti entrambi-. Sbatte un momento le ali e scrolla la testa nel vento fresco, poi ricomincia a parlare, Selvaggia in groppa a lui che tace ma che mi osserva, gli occhi più espressivi delle mille parole che mi vorrebbe dire...
-Allora: i Phooka sono dei Figli di Spirito, come avrai capito.. Sono un'insieme di creature molto vasto, che comprende tutti gli esseri che sono maggiormente legati agli Spiriti...-
-Cosa sono gli Spiriti? Esseri impalpabili che si manifestano di tanto in tanto?- lo interrompo, timorosa che dirotti il discorso direttamente su altri frangenti.
-No, niente di questo genere... Sono esseri ben reali, dalla personalità spiccata ed arcana... Se tu ne incontrassi uno e fossi superficiale come solitamente sei, li scambieresti per semplici folletti: la loro forma fisica è quella infatti di esseri minuscoli, piccoli perfino rispetto agli Elfi, aventi l'aspetto di teneri fanciulli... Tuttavia, è grande il potere in quei piccoli corpi, come anche grande è il peso sulle loro piccole spalle... Questi sono infatti la vera e propria reincarnazione degli Elementi, gli stessi Elementi che da sempre fanno parte della natura draconica e che concedono poteri superiori ai Custodi, o Guardiani... Sì, perché di fatto questo è il compito fondamentale di quei draghi scelti: custodire e proteggere gli Spiriti del nostro Mondo.
Orbene...Ogni essere vivente di questo Mondo, dal più minuscolo insetto alle grandi bestie delle profnodità, è stato creato da un predecessore degli attuali Spiriti, e da questi hanno assunto alcune caratteristiche utili alla sopravvivenza. Tuttavia, non tutte le caratteristiche di tutti gli Spiriti si manifestano in ogni creatura: solo alcune, quelle che caratterizzano maggiormente i componenti di una razza e che quindi li rendono particolarmente legati ai vari Spiriti, che hanno in aggiunta il compito di vigliare su i loro creati in modo da favorire l'armonia tra le varie specie. Così, ad esempio, i cervi sono protetti dallo Spirito della Terra, i Leoni dal Signore della Luce e i pipistrelli dai Padroni dell'Aria e dell'Ombra insieme.
In più, fra tutte le razze di qui vi sono alcune che sono state create dagli Spiriti in modo da riuscire ad aiutare le altre razze a cui questi sono legati: questi esseri, che operano come i reggenti governano al posto del Re, sono appunto i Figli di Spirito, ovvero coloro che sono capaci di utilizzare la magia... Nel nostro caso particolare, abbiamo a che fare con dei Phooka, creati dagli Spiriti di Terra ed Ombra per proteggere le razze erbivore notturne dai grandi predatori appartenenti, ad esempio, alla categoria della Luce: per questo motivo, come avrai intuito, hanno la capacità di manipolare o creare alcuni sentimenti, quali il nervosismo, la paura e l'istinto di sopravvivenza, in modo da riuscire a sviare la mente degli esseri ingenui, ad esempio rendendo loro nervosi o facendo creder loro di esser davanti ai nemici più spaventosi che questi si possano immaginare... Oppure da riuscire ad alterare il corpo e la mente dell'essere da proteggere, rendendolo temibile come un predatore affamato sia per l'aspetto fisico e le sue capacità fisiche che per i pensieri e la mente ostinata.- facendo una pausa, mi fa cenno con la testa di virare verso destra. Ubbidisco muovendomi con una planata dolce e meccanica, essendo la testa in quel momento troppo occupata ad immagazzinare e rimurginare sulle cose che ho appena imparato.
Sbuffando appena e muovendo il collo in sintonia con le ali per aumentare un po' la velocità del suo volo, Squama riprende a parlare non appena riesce a stabilizzare il suo assetto di volo: -Tuttavia, alcuni generi di creature riescono a salvarsi da questo tipo di vincolo psicologico...Ovvero, tutte le creature che sono dotati in maniera notevole di caratteristiche riguardanti la Terra, ed ad essere abbastanza sviluppate in ambito di logica da riuscire a compiere dei ragionamenti: grazie infatti alle capacità logiche, esse riescono a riconoscere il flusso anomalo di sentimenti in loro, mentre per merito delle caratteristiche ereditate dallo Spirito della Terra, esse riescono invece a neutralizzarle... Tuttavia, esistono ben poche creature con abbastanza coscienza di sè da riuscire a compiere questo procedimento, e tra loro ci sono i Draghi ed i Notturni Consacrati alla Terra.
La reazione spropositata del Phooka in confronto a questa caratteristica è ben comprensibile considerando il genere di carattere che solitamente manifesta questa razza...Te ne sarai accorta anche tu: sono esseri instabili, talvolta sadici, che non amano vedere il loro potere annullato, e se ciò accade vanno su tutte le furie- concluse con una nota di blando divertimento nella voce.
Rimasi un momento zitta, quasi stordita dalla quantità d'informazioni incredibili ricevuta: fino ad allora, non avevo capito appieno quanto l'elemento a cui ciascun drago era Consacrato potesse influenzarne le capacità...
-Quindi... I Draghi e gli Elfi Consacrati alla Terra non sanno solo far spuntare i le pianticelle dal terreno...- rimurginai ad alta voce con tono vagamente ironico, per indurlo a fare altre considerazioni sulla questione.
-Oh, certo che no: questa è solo una parte dei nostri poteri...La più ovvia, forse, ma non di certo l'unica: c'è molto di più, ovviamente... Alcune cose le imparerai anche tu tra non molto, quando conoscerai Squarrel, il Guardiano della Terra, e Lenrock, lo Spirito di quest'elemento. Cose come aumentare la velocità sfruttando la longevità delle piante secolari, ciò che utilizzerei in questo momento se tu non fossi una tale lumaca.
Comunque... In generale, le abilità di un elemento riguardano sia le mansioni concrete, appunto come il far crescere le piante, che un ambito più astratto... E, nel caso specifico della Terra, ciò riguarda in particolare i ricordi: come infatti i Draghi dell'Aria riescono a leggere nei sogni della gente, noi consacrati alla Terra riusciamo a lettere i ricordi degli esseri viventi, se lo vogliamo. E' un'abilità che può avere dei riscontri interessanti: ad esempio, al momento sto sfruttando le memorie dei vegetali che stiamo sorvolando per riuscire a captare una traccia della chimera. Per questo so esattamente dove stiamo andando- concluse con un grugnito, per poi sbattere ancora le ali e portarsi ad un'altezza leggermente inferiore rispetto a quella di prima.
Lo raggiunsi, e vidi che aveva gli occhi semichiusi: sembrava concentrato. Così, mi rivolsi a Selvaggia, che silente scrutava l'orizzonte, vigile come una sentinella.
-Quindi... Adesso sta fiutando i ricordi delle piante? Riesci a sentirli anche te?-
Lei si voltò appena verso di me, scrutandomi con occhi distratti seppur soffermati sulla mia figura: -Sì ad entrambe. Tuttavia, mi risulta abbastanza difficile da questa altezza...E' una cosa che richiede molta concentrazione: per esserne capace mentre vola e parla, Squama deve essere dotato di un talento maggiore, rispetto ai nostri fratelli Consacrati...C'era da aspettarselo, da uno come lui, che...- fu interrotta brutalmente da uno scossone di Squama, che chiudendo momentaneamente le ali con un movimento brusco perse velocemente quota. La reazione mi sorprese, ma pensai fosse legata alla concentrazione del drago sulla pista, e non tanto sullo stile di volo
Fu Selvaggia a smentirmi, dando una pacchetta al collo del drago con aria dolcemente contrariata: -Non è il caso di omettere oltre questo piccolo particolare... Dopo tutto quello che ci è successo in questi giorni, non credo che sia questo dettaglio a modificare granchè i nostri legami reciproci...-
-Cosa?- domandai curiosa, avvicinandomi quanto possibile senza correre il rischio di sfiorarli per sbaglio e trasmetter loro la maledizione.
-Niente di che: solo che Squarrel, il Guardiano della Terra, è mio padre...Sei contenta, adesso che lo sa?- rispose borbottando il drago, rivolto prima a me e poi, con tono decisamente più seccato, all'Elfa, che sorrideva sotto i baffi.
-Oh...- esclamai un momento interdetta, per poin parlare in tono vagamente piccato -Davvero?! Quindi, saresti una specie di...Signor Drago, magari ereditante il compito di guardiano...Ovviamente, una cosa da niente! E Selvaggia da quanto lo sa?- La cosa mi seccava leggermente, più per capriccio del fatto di essere ancora una volta l'ultima a conoscere le questioni importanti in quel maledetto mondo più che altro.
SquamaVerde sbuffò di rimando, sogghignando appena: -Gliel'ho detto parlando del più e del meno mentre te eri in fuga da sensi di colpa, quando ci hai rivelato la tua vera natura...E comunque, se dico che una cosa non ha importanza, vuol dire che non ha importanza: il fatto che io sia figlio del Guardiano non significa che sia superiore ai miei parirazza, nè che erediterò un bel niente...Non è mica una di quelle cianfrusaglie da bipedi, che si ottiene dal sangue, la carica di Protettore di uno Spirito!-
-Questo è vero- ribattè Selvaggia -Ma ciò non significa che tu non parta con una marcia in più: dopotutto, se tuo padre è quel che è, e tu sei così straordinariamente dotato in queste capacità, qualcosa vorrà dire...Magari, hai un cuore abbastanza grande da...-
-Ehm... La questione del cuore è in senso metaforico o letterale?- chiesi, più per scherzo che per altro.
Selvaggia alzò la testa, guardandomi confusa per un secondo, per poi scuotere la testa con aria sconsolata: -Ah, è vero, tu non puoi saperlo... Comunque, c'è un motivo per cui sono stati proprio i draghi ad essere scelti come Guardiani... Spiego io, Squama?- s'interruppe poi, rivolta al drago.
-Fa' pure: se mi concentro di più faremo prima.-
La Notturna sorrise appena, per poi riprendere puntando gli grandi occhi verso di me: -D'accordo. Dunque... La risposta a questa questione è la motivazione anche della vostra versatilità a tutti gli elementi: sapete volare, sputare fuoco, camminare e correre, parlare, interagire con altre razze, usare la magia... Siete esseri molto intelligenti, ma allo stesso tempo dotati di un istinto e di una violenza che solo poche altre fiere possiedono. Questo è dovuto perché voi, e voi soli, siete stati creati da tutti gli Spiriti assieme, e siete composti approssimativamente in parti uguali da tutti gli elementi: dove in un cervo prevale maggiormente l'elemento della Terra, ed in un grifone quello della Luce e dell'Aria, in voi tutto è armoniosamente costruito... O quasi. Vi è infatti in ogni drago un elemento che ha leggermente il sopravvento sugli altri, in una parte abbastanza piccola da non implcarne troppo le caratteristiche basiliari dell'essere, ma abbastanza grande da rendere differenti le sottorazze di drago: questa è la principale differenza tra un Drago dell'Aria ed uno del Fuoco, tra un Drago della Luce ed uno dell'Ombra, e così via.
Come derivazione da questo bilanciamento, vi è il fatto che il vostro cuore possiede una forma particolare: è più grande, in proporzione, rispetto a quelli delle altre creature, in quanto possiede una specie di conca che vi permette di utilizzare la magia...Eppure, il suo scopo principale è un altro: infatti, è lì che in caso di pericolo si rifugiano gli Spiriti, in quanto così possono disporre e guidare la magia del drago che li ospita, rendendolo più potente ed alzando le probabilità di scampare al pericolo.
Tuttavia, non tutti i cuori di drago sono abbastanza potenti da sopportare il flusso magico e la potenza Spiritesca: da qui, la distinzione tra Guardiani e Draghi normali.
In altre parole, tutti i Draghi sono nati come possibili difensori degli Spiriti, perché per questo sono stati creati: da lì, sta ad ogni Spirito scegliere quello più adatto a sè come guardia del corpo- concluse, scrutandomi per capire se avevo afferrato il concetto.
La spiegazione mi lasciò tanto sbalordita da farmi perdere per un momento il ritmo del volo, che recuperai con un po' di fatica mentre fissavo con occhi sbarrati Selvaggia in groppa a Squama: da quello che era partito come un semplice commento, quasi una battuta, vi erano state svolte talmente sconvolgenti... Per qualche oscuro motivo, avevo sempre pensato che i draghi non si fossero mai fatti domande sui propri poteri, nè che possedessero notizie tanto precise e quasi scientifiche sul loro essere: vi erano questioni che toccavano percentuali, ed altre che erano vicinissime a quella logica concreta alla quale mi ero sempre affidata quando ero stata un'umana, e che avevo ripudiato da quando mi erano spuntate le ali... Ritrovarle così, improvvisamente, mi diede uno strano e futile senso di conforto, come se avessi ritrovato in un mondo alieno qualcosa di caro e familiare...Seppur quasi inutile nella situazione in cui mi trovavo.
Mi riscossi nell'osservare l'espressione incuriosita di Selvaggia, che mi scrutava con un accenno di divertimento nello sguardo interrogativo.
-Niente...E' che questa spiegazione rientra molto nel genere di quelle che si compiono nel mio mondo: qui, mi sembra, è molto più radicata l'abitudine di accettare le proprie capacità in quanto tali, invece che tentare di studiarne le cause, i fenomeni e gli effetti... Diciamo che si accettano certe cose per istinto invece che comprenderle mediante studi- dissi, aggiungendo la frase finale per riuscire, con effetto mediocremente scarso, a non far sembrare l'affermazione una critica all'attuale mondo in cui vivevo, ancora così strano ma che stavo cominciando ad apprezzare.
Squama ridacchiò all'affermazione: -... E' un'affermazione vera solo in parte: l'attitudine al capire mediante lo studio concreto i vari fenomeni del nostro mondo esiste ed è ben radicata, ma solo in alcune sottorazze di alcune specie del nostro mondo, come ad esempio quella dei Topi della Colonia della Lava Purpurea... Ed anche i Draghi Consacrati a Lanthilg, l'attuale Spirito della Luce. Tuttavia, a differenza di questi ultimi, che sono un po' eccentrici ma tuttavia ben accetti dalle altre razze draconiche, i Topi Purpurei vengono evitati dalle altre specie per il loro comportamento sprezzante verso quasi tutte le altre creature di questo mondo, che reputano "inette in quanto non votate alla Luce della Sapienza"... O altre baggianate simili. Danno ascolto solo a Lanthilg stesso, e a qualche raro individuo che ha tratto la loro attenzione per qualche ragione oscura ai più- concluse, alzando gli occhi all'immensità sopra di noi con aria sconsolata nel parlare dei roditori.
-Ooh... Secondo me, potrebbe essere interessante incontrarne uno!- dichiarai, quasi entusiasta: un sesto senso mi diceva che non mi sarei trovata con loro... Anche se parlare di istinto nei confronti di una razza che idolatrava la ragione era una cosa molto ironica.
Selvaggia mi guardò, sorridendo: -Dovresti vederti, Stella! Ti si sono illuminati gli occhi!-
-Beh... Adesso non esageriamo- borbottai scansandomi un poco da loro, piccata.
In quel momento, Squama s'irrigidì, sbuffando piano e virando bruscamente verso destra: -Ci siamo. Adesso, senza neanche farci attenzione, si può addirittura sentire l'odore della chimera...- borbottò ringhiando tra sè.
Sentendo il cuore che accellerava i battiti, annusai l'aria con maggiore intensità e concentrazione: effettivamente, era abbastanza percepibile uno strano odore, che non avevo notato prima per distrazione... Aveva un che di appetitoso, come quello delle prede con le quali ormai ero abituata a banchettare...Eppure, qualcosa di indistinguibile inzozzava quell'essenza, dandole una nota stridente di pericolo ben percepibile alle mie narici.
Mi rivolsi nuovamente al drago verde: -Squama... Che genere di creatura è una chimera?- dissi, digrignando i denti per una scossa di dolore che mi aveva appena attraversato la coda, segno che il marchio sopra di me stava svolgendo il suo compito.
Il ringhio di Squama si fece più minaccioso: -Come hai già sentito, sono bestie create per diletto o per errore fondendo con la magia due animali di tendenze Elementari diverse od opposte: una preda ed un predatore, ad esempio... Sono cose che di tanto in tanto vengono anche compiute dagli Spiriti, ma con le chimere è diverso: infatti, essendo una qualsiasi creatura di questo mondo, eccetto le reincarnazioni degli elementi, dotata di un flusso magico più debole ed impuro, ciò che si viene a creare è un essere mostruoso, spesso incline ad una folle violenza... L'unico modo per combatterlo è quello di distruggere tutti i cuori delle creature che lo formano oppure, per non uccidere queste ultime, di riuscire a scindere gli animali da cui questa è composta. Poche crature riescono a compiere quest'ultima cosa, però i draghi ne son capaci: per questo, il Phooka ci ha assegnato una tale missione, ritenuta da lui di pari difficoltà rispetto a quella in cui ti trovavi quando hai chiesto l'aiuto ai Figli di Spirito... Ma staremo a vedere: la situazione mi sembra più grave del previsto, olfattivamente parlando...- decretò, abbassandosi di quota.
Lo seguii, deglutendo preoccupata: se perfino il combattivo Squama sosteneva che una situazione poteva esser grave, allora voleva davvero dire che ne avremo viste delle belle...
Monday, December 15, 2008
Monday, November 17, 2008
L'Accordo
Deglutisco a vuoto, come una ragazzina pronta ad una sfuriata. Poi, guardo negli occhi Squama, quasi implorante. Lui sospira, come se stesse esaurendo la pazienza, per poi parlarmi in tono secco e grave: -Allora, StelladiGhiaccio... E' vero quanto riferitomi dal Phooka?-
Lo scruto con fare accusatorio: che fa, crede più a quella bestiaccia che a me? -Beh...No. Non avevo mai visto un Phooka in vita mia, lo dovresti sapere anche tu, dato che hai viaggiato sempre con me...-
Percepisco appena un ringhio gutturale della sua gola, ma sembra che ancora stia tentando di calmarsi. -Non è...Questione di Phooka. Non c'entrano solo loro-.
-Ah...E chi c'entra, allora?
-Cominciamo bene...- borbotta Felix. Selvaggia lo guarda male, per poi rispondermi: -E' una questione di tutti i Figli di Spirito...-
La guardo roteando gli occhi: è talmente fastidioso che si diano scontate cose che io non immagino neanche...
-Figli di Spirito?- domando.
Squama sospira brutalmente, raspando a terra con un artiglio. -Giusto...Non ho avuto occasione di parlartene, dato che sono esseri che solitamente tendono a stare per conto loro...Pur avendo molto a che fare con i draghi. Vedi, devi sapere...-
Un ruggito leonino da dietro i cespugli lo fa interrompere. Felix s'irrigidisce: -Cripto...- sussurra scrutando verso dove è provenuto il rumore.
SuqmaVerde squote la coda inquieto -Non c'è tempo per le spiegazioni, ti dirò più tardi... Rispondi alla mia domanda: hai mai incontrato qualche essere, più piccolo degli Elfi e degli Umani, che ha come caratteristica l'avere il busto e le mani?-
Che domanda strana...Ci penso un momento, vagando per i ricordi. In un primo momento, mi pare di non riuscire a rammentare nulla del genere: ne sono successe così tante, i ricordi cominciano a divenire più sfocati...Tuttavia, in un secondo rammento: non tanto il piccolo essere che avevo incontrato, quanto piuttosto il fatto che avesse le mani...Nella mia situazione di cambio di razza, quella caratteristica colpisce molto.
-Beh...Sì. Quando ho salvato Selvaggia, rammenti? Quei piccoletti con le ali...Mi hanno aiutato a legarmi Selvaggia sotto il dorso, in modo da poterla così portare via-.
Squama chiude un attimo gli occhi. -Oh...Ora ricordo, sì. Ma in quel caso, sono loro che ti hanno aiutata di loro spontanea volontà...Li hai per caso invocati, una volta? Hai chiesto loro dell'aiuto?-
Avendo ormai focalizzato bene quei momenti, mi è facile rispondere alla sua domanda. -Beh...Sì. Dopo, mi hanno aiutata a slegare Selvaggia...Altrimenti non ci sarei riuscita: era legata troppo vicina al collo per riuscire a staccare la corda con i denti... E tu non mi potevi aiutare perché eri svenuto-.
I tre miei compagni s'irrigidiscono come se davanti avessero un'enorme belva ostile. Selvaggia pare particolarmente scossa. -Non...Non ricordo: ero sveglia anche io in quel momento, eppure non ricordo di quell'incontro... Non rammento nulla di come tu sia riuscita a slegarmi, Stella...- sussurra guardandomi mortificata e rabbrividendo. Felix le si fa vicina, cingendola le spalle con le braccia, protettivo.
Non so che pensare, sono...Confusa. Com'è possibile? Eppure, sono sicura che lei li abbia visti chiaramente; e, anche se probabilmente se li era scordati come me, nel rievocare il ricordo anche lei avrebbe dovuto aver presente quegli istanti... Guardo Squama, in cerca di risposte: ha un'espressione stupita, che però muta con un guizzo fulmineo in una maschera di rabbia furiosa. Con un ruggito, sbatte frustrato una zampa a terra, lasciando dei solchi laddove gli artigli sono penetrati nel suolo.
-Quei dannati...Devono essere stati sicuramente dei Figli di Terra... Rimuovere i ricordi delle creature è la loro specialità, ma profanare la mente di una Consacrata alla Terra è un abominio...Riferirò a chi di dovere quest'onta. Tuttavia, la questione rimane: e temo che la dovremo sbrogliare quanto prima, dato che i Figli di Spirito sono potenti e troppo numerosi per averli come nemici un momento di più...- borbotta ringhiando il drago. Di quel discorso, riesco a capire poco ma intuire molto, ma evito di fare commenti inopportuni.
-E allora...Che facciamo?- chiedo solo, titubante.
Interviene Felix, scrollando nervoso le ali: -Niente...Praticamente non possiamo far nulla, se non accettare il compito che ti assegnerà il Phooka per riparare all'affronto...Anche se, considerando il potere ed il sadismo di quelli della sua razza, non credo che sarà una cosa semplice... Affatto- conclude enfatizzando l'ultima parola: sembra rassegnato ed abbattuto, addirittura più di Selvaggia e Squama... Intuisco che è per la mancanza del suo fedele Cripto, così provo quasi compassione per lui.
Scrollando la testa con un grugnito, Squama ringhia appena: -Bene...Dato che ci siamo resi conto, è meglio non far aspettare oltre il nostro amico caprone... Pottrebbe infastidirsi, e ciò non è affatto un bene-. Detto questo, emette un ruggito potente e prolungato, che tuttavia sembra non avere alcun effetto sulle tante prede che ci circondano: non si ode un suono, se non l'eco della voce del drago verde.
Poco dopo, il Phooka riemerge dalla prateria, sempre sotto forma di mezzo umano. Stavolta però, con lui, vi è anche Cripto, ancora soggiogato dal potere misterioso del Figlio di Spirito.
Il MezzoCapra ci guarda minaccioso. -Allora hai ammesso? Eh? Eh?- ricomincia.
Sospiro irritata, tenendo tuttavia a freno la lingua. -Sì.- rispondo secca.
L'essere inspira rumorosamente, poi sorride beato. -La tua irritazione...La sento. Sento l'oscurità che ti ottenebra la mente, la paura, la rabbia... Tutto così meravigliosamente compresso... E' più acuto così. Il nutrimento è più buono. Continua, continua...- mormora passandosi la lingua sui denti.
Trasalisco: dunque è di questo che si nutre un Phooka?
Squama interviene, ponendosi davanti a me e fissando il mezzocapra scrollando appena la coda: è incredibilmente calmo, e la cosa sembra irritare il Phooka, che piega le orecchie pelose all'indietro, sibilando.
-Vattene, Consacrato della Terra...Mi stai rovinando il pasto-.
-Siamo qui per mangiare o per discutere? Non eri oltraggiato dalla condotta della mia compagna?- ribatte calmissimo Squama.
L'altro grugnisce. -E sia... Non aspetto altro. Il nostro sarà uno scambio di favori equo, e nessuno abuserà del suddetto...Voi avete già richiesto la vostra parte, adesso stà a noi decidere ciò che vogliamo: ma questo non sarà nè di valore più alto nè più basso del favore che avete chiesto a noi-.
-Così è detto, e che ti si possano spezzare le corna se ciò non accadrà- decreta SquamaVerde, senza rabbia nè calore, come fosse una semplice forumula per un rito.
Il Phooka prende fiato, per poi cominciare a parlare: -Bene...Bene... Ed ecco quanto richiesto: non lontano di qui, e nemmeno vicino, un Phooka o forse qualcun altro, chissà...Ha creato per sbaglio o per diletto una Chimera. Ed ella canta il suo canto maledetto, cacciando i Phooka e gli altri animali... I poteri dei Phooka non funzionan su di lei, perché la sua metà di capra è sorella di loro... Ma la sua bocca da leone non è mai sazia dei corpi dei Phooka, e li caccia, e li dilania...Poveri, poveri Phooka...- geme alla fine, rannicchiandosi e racchiudendo il testone tra le mani pelose. Lo guardo nauseata, dilatando le narici come un cavallo nervoso...
L'essere si riprende in un lampo, ricominciando a fissarci senza sbatter le palpebre. -Ma i draghi...I draghi son crudeli ed irrispettosi quanto le Chimere, e tra compari ci si riconosce... E tra compari ci si uccide. E' questo il compito che vi assegneranno i Figli di Spirito: uccider la Chimera che uccide i Phooka. Ed in quanto per metà Figlio di Spirito della Terra, in nome del Padrone della mia razza, vi vincolo nel ricambiare il favore richiesto... Avvicina il capo, dragonessa- mi ordina infine. Sono titubante all'avvicinarmi, ma noto che con un rassegnato e riulttante cenno della testa Squama mi spinge ad obbedirgli. Così, avvicino lentamente il collo fino ad arrivare di fronte alla faccia del Phooka.
L'essere mi guarda un momento con occhi lontani, per poi alzare le braccia e premere forte i pollici delle mani parallele sulla mia fronte.
Non appena avviene quel contatto, sento serpeggiare nel corpo una serie di onde simili a quelle elettriche, inizialmente non dolorose poi via via più intense, che partono dal punto in cui il Phooka mi ha toccata per andare dirigersi verso diverse parti del corpo e poi svanire in un istante.
Ruggisco e tento di ritirar la testa, ma il mio corpo è bloccato. Intorno a me ed a quell'essere s'è formata una strana luminescenza, che aumenta d'intensità di pari passo con le scariche nel mio corpo... Per diversi secondi è così intensa che non riesco più a distinguer i miei compagni di viaggio, poi va scemando ed infine si placa...Invece, il dolore delle scosse rimane: mi sento come se mi avessero frustata da umana, quando ancora la mia pelle delicata era vulnerabile alle percosse.
Solo in quel momento il Phooka stacca le dita, belando appena con un sorriso sadista stampato sul brutto muso. Dopo di questo, abbassa la testa e si rivolge a Squama, senza più degnarmi di uno sguardo: -E' fatta, dunque: i Phooka vi attenderanno qui quando la vostra opera sarà conpiuta per cancellare il marchio dalla Rinnegata. Per allora...Terranno qualcuno di voi, giusto per compagnia, sapete? Il Leoncino pare entusiasta...Adesso tocca ad uno dei due Elfi- dichiara, spostandosi agilmente tra i notevoli corpi di me e di Squama. Provo a muovermi per seguirne i movimenti, ma a quanto pare sono ancora bloccata: e poi, se provo anche solo a compiere il minimo muovimento, tutto il corpo mi duole come in un'unica fitta...Grugnisco impotente tra me e me, attendendo sviluppi.
C'è qualche momento di silenzio, poi sento Selvaggia che urla, e contemporaneamente uno scapliticcio di zoccoli.
-Scelto!- dichiara il Phooka con voce trionfante alle mie spalle, emettendo un muggito seguito da un lampo di luce verdognola. Dopo cala nuovamente il silenzio, interrotto da due respiri particolarmente udibili perché affannati: uno per l'ansia, l'altro per la paura, questo riesco a percepirlo bene. Ma...Di chi sono?
Poi, improvvisamente nella mia visuale compare con un ringhio un enorme esemplare di quelle gazzelle aggressive che poco prima mi avevano attaccato, che galoppa di fianco al Phooka a tutta velocità. Non appena gli passano accanto, anche Cripto si unisce con un ruggito a loro, galoppando di pari passo ai mezzerbivori...
Spariscono presto dalla mia vista, ma non abbastanza velocemente da non farmi notare l'essere in groppa alla gazzella: è Felix, rannicchiato e tremante, gli occhi sgranati come in preda ad un terribile spavento, dal quale però non riesce ad uscire... Non ci metto molto a ricollegare i proprietari dei due respiri affannati di poco prima: le due realtà della coppia profana sono nuovamente divise, e stavolta una delle due è in pericolo serio... Oppure entrambe, per diversi motivi? E tutto per causa mia... Mi sento indirettamente in colpa per quello che è successo: ma i rancori a dopo.
Provo a muovermi nuovamente, e stavolta riesco a fatica a voltarmi.
-Cos'è...Successo?- mormoro con voce impastata, la gola dolorante come se avessi ruggito da giorni.
Squama ringhia facendo scattare la testa. -Non c'è tempo... Abbiamo una creatura da uccidere al più presto possibile, un Diurno ed un Grifone da riportare indietro ed il tuo marchio da cancellare... Più si va avanti, più diviene doloroso, quindi è davvero il caso di fare alla svelta. Complimenti: vuoi tornare un'umana, ed adesso sei una Rinnegata...Più o meno è la stessa cosa. Vedrai, di questo passo tornerai ad essere il tuo beneamato Duezampe in un battito d'ali- decreta, per poi spiccare il volo: noto stranamente che Selvaggia è salita in groppa a lui... Confusa, li seguo battendo le ali per quanto mi è possibile dal dolore, leggermente attenuato dalla trasformazione...Eppure, che comunque permea tutto il corpo con grande intensità, rendendmi difficile perfino il concentrarmi sul volo: che razza di marchio mi ha affibbiato quel maledetto Mezzacapra?
Lo scruto con fare accusatorio: che fa, crede più a quella bestiaccia che a me? -Beh...No. Non avevo mai visto un Phooka in vita mia, lo dovresti sapere anche tu, dato che hai viaggiato sempre con me...-
Percepisco appena un ringhio gutturale della sua gola, ma sembra che ancora stia tentando di calmarsi. -Non è...Questione di Phooka. Non c'entrano solo loro-.
-Ah...E chi c'entra, allora?
-Cominciamo bene...- borbotta Felix. Selvaggia lo guarda male, per poi rispondermi: -E' una questione di tutti i Figli di Spirito...-
La guardo roteando gli occhi: è talmente fastidioso che si diano scontate cose che io non immagino neanche...
-Figli di Spirito?- domando.
Squama sospira brutalmente, raspando a terra con un artiglio. -Giusto...Non ho avuto occasione di parlartene, dato che sono esseri che solitamente tendono a stare per conto loro...Pur avendo molto a che fare con i draghi. Vedi, devi sapere...-
Un ruggito leonino da dietro i cespugli lo fa interrompere. Felix s'irrigidisce: -Cripto...- sussurra scrutando verso dove è provenuto il rumore.
SuqmaVerde squote la coda inquieto -Non c'è tempo per le spiegazioni, ti dirò più tardi... Rispondi alla mia domanda: hai mai incontrato qualche essere, più piccolo degli Elfi e degli Umani, che ha come caratteristica l'avere il busto e le mani?-
Che domanda strana...Ci penso un momento, vagando per i ricordi. In un primo momento, mi pare di non riuscire a rammentare nulla del genere: ne sono successe così tante, i ricordi cominciano a divenire più sfocati...Tuttavia, in un secondo rammento: non tanto il piccolo essere che avevo incontrato, quanto piuttosto il fatto che avesse le mani...Nella mia situazione di cambio di razza, quella caratteristica colpisce molto.
-Beh...Sì. Quando ho salvato Selvaggia, rammenti? Quei piccoletti con le ali...Mi hanno aiutato a legarmi Selvaggia sotto il dorso, in modo da poterla così portare via-.
Squama chiude un attimo gli occhi. -Oh...Ora ricordo, sì. Ma in quel caso, sono loro che ti hanno aiutata di loro spontanea volontà...Li hai per caso invocati, una volta? Hai chiesto loro dell'aiuto?-
Avendo ormai focalizzato bene quei momenti, mi è facile rispondere alla sua domanda. -Beh...Sì. Dopo, mi hanno aiutata a slegare Selvaggia...Altrimenti non ci sarei riuscita: era legata troppo vicina al collo per riuscire a staccare la corda con i denti... E tu non mi potevi aiutare perché eri svenuto-.
I tre miei compagni s'irrigidiscono come se davanti avessero un'enorme belva ostile. Selvaggia pare particolarmente scossa. -Non...Non ricordo: ero sveglia anche io in quel momento, eppure non ricordo di quell'incontro... Non rammento nulla di come tu sia riuscita a slegarmi, Stella...- sussurra guardandomi mortificata e rabbrividendo. Felix le si fa vicina, cingendola le spalle con le braccia, protettivo.
Non so che pensare, sono...Confusa. Com'è possibile? Eppure, sono sicura che lei li abbia visti chiaramente; e, anche se probabilmente se li era scordati come me, nel rievocare il ricordo anche lei avrebbe dovuto aver presente quegli istanti... Guardo Squama, in cerca di risposte: ha un'espressione stupita, che però muta con un guizzo fulmineo in una maschera di rabbia furiosa. Con un ruggito, sbatte frustrato una zampa a terra, lasciando dei solchi laddove gli artigli sono penetrati nel suolo.
-Quei dannati...Devono essere stati sicuramente dei Figli di Terra... Rimuovere i ricordi delle creature è la loro specialità, ma profanare la mente di una Consacrata alla Terra è un abominio...Riferirò a chi di dovere quest'onta. Tuttavia, la questione rimane: e temo che la dovremo sbrogliare quanto prima, dato che i Figli di Spirito sono potenti e troppo numerosi per averli come nemici un momento di più...- borbotta ringhiando il drago. Di quel discorso, riesco a capire poco ma intuire molto, ma evito di fare commenti inopportuni.
-E allora...Che facciamo?- chiedo solo, titubante.
Interviene Felix, scrollando nervoso le ali: -Niente...Praticamente non possiamo far nulla, se non accettare il compito che ti assegnerà il Phooka per riparare all'affronto...Anche se, considerando il potere ed il sadismo di quelli della sua razza, non credo che sarà una cosa semplice... Affatto- conclude enfatizzando l'ultima parola: sembra rassegnato ed abbattuto, addirittura più di Selvaggia e Squama... Intuisco che è per la mancanza del suo fedele Cripto, così provo quasi compassione per lui.
Scrollando la testa con un grugnito, Squama ringhia appena: -Bene...Dato che ci siamo resi conto, è meglio non far aspettare oltre il nostro amico caprone... Pottrebbe infastidirsi, e ciò non è affatto un bene-. Detto questo, emette un ruggito potente e prolungato, che tuttavia sembra non avere alcun effetto sulle tante prede che ci circondano: non si ode un suono, se non l'eco della voce del drago verde.
Poco dopo, il Phooka riemerge dalla prateria, sempre sotto forma di mezzo umano. Stavolta però, con lui, vi è anche Cripto, ancora soggiogato dal potere misterioso del Figlio di Spirito.
Il MezzoCapra ci guarda minaccioso. -Allora hai ammesso? Eh? Eh?- ricomincia.
Sospiro irritata, tenendo tuttavia a freno la lingua. -Sì.- rispondo secca.
L'essere inspira rumorosamente, poi sorride beato. -La tua irritazione...La sento. Sento l'oscurità che ti ottenebra la mente, la paura, la rabbia... Tutto così meravigliosamente compresso... E' più acuto così. Il nutrimento è più buono. Continua, continua...- mormora passandosi la lingua sui denti.
Trasalisco: dunque è di questo che si nutre un Phooka?
Squama interviene, ponendosi davanti a me e fissando il mezzocapra scrollando appena la coda: è incredibilmente calmo, e la cosa sembra irritare il Phooka, che piega le orecchie pelose all'indietro, sibilando.
-Vattene, Consacrato della Terra...Mi stai rovinando il pasto-.
-Siamo qui per mangiare o per discutere? Non eri oltraggiato dalla condotta della mia compagna?- ribatte calmissimo Squama.
L'altro grugnisce. -E sia... Non aspetto altro. Il nostro sarà uno scambio di favori equo, e nessuno abuserà del suddetto...Voi avete già richiesto la vostra parte, adesso stà a noi decidere ciò che vogliamo: ma questo non sarà nè di valore più alto nè più basso del favore che avete chiesto a noi-.
-Così è detto, e che ti si possano spezzare le corna se ciò non accadrà- decreta SquamaVerde, senza rabbia nè calore, come fosse una semplice forumula per un rito.
Il Phooka prende fiato, per poi cominciare a parlare: -Bene...Bene... Ed ecco quanto richiesto: non lontano di qui, e nemmeno vicino, un Phooka o forse qualcun altro, chissà...Ha creato per sbaglio o per diletto una Chimera. Ed ella canta il suo canto maledetto, cacciando i Phooka e gli altri animali... I poteri dei Phooka non funzionan su di lei, perché la sua metà di capra è sorella di loro... Ma la sua bocca da leone non è mai sazia dei corpi dei Phooka, e li caccia, e li dilania...Poveri, poveri Phooka...- geme alla fine, rannicchiandosi e racchiudendo il testone tra le mani pelose. Lo guardo nauseata, dilatando le narici come un cavallo nervoso...
L'essere si riprende in un lampo, ricominciando a fissarci senza sbatter le palpebre. -Ma i draghi...I draghi son crudeli ed irrispettosi quanto le Chimere, e tra compari ci si riconosce... E tra compari ci si uccide. E' questo il compito che vi assegneranno i Figli di Spirito: uccider la Chimera che uccide i Phooka. Ed in quanto per metà Figlio di Spirito della Terra, in nome del Padrone della mia razza, vi vincolo nel ricambiare il favore richiesto... Avvicina il capo, dragonessa- mi ordina infine. Sono titubante all'avvicinarmi, ma noto che con un rassegnato e riulttante cenno della testa Squama mi spinge ad obbedirgli. Così, avvicino lentamente il collo fino ad arrivare di fronte alla faccia del Phooka.
L'essere mi guarda un momento con occhi lontani, per poi alzare le braccia e premere forte i pollici delle mani parallele sulla mia fronte.
Non appena avviene quel contatto, sento serpeggiare nel corpo una serie di onde simili a quelle elettriche, inizialmente non dolorose poi via via più intense, che partono dal punto in cui il Phooka mi ha toccata per andare dirigersi verso diverse parti del corpo e poi svanire in un istante.
Ruggisco e tento di ritirar la testa, ma il mio corpo è bloccato. Intorno a me ed a quell'essere s'è formata una strana luminescenza, che aumenta d'intensità di pari passo con le scariche nel mio corpo... Per diversi secondi è così intensa che non riesco più a distinguer i miei compagni di viaggio, poi va scemando ed infine si placa...Invece, il dolore delle scosse rimane: mi sento come se mi avessero frustata da umana, quando ancora la mia pelle delicata era vulnerabile alle percosse.
Solo in quel momento il Phooka stacca le dita, belando appena con un sorriso sadista stampato sul brutto muso. Dopo di questo, abbassa la testa e si rivolge a Squama, senza più degnarmi di uno sguardo: -E' fatta, dunque: i Phooka vi attenderanno qui quando la vostra opera sarà conpiuta per cancellare il marchio dalla Rinnegata. Per allora...Terranno qualcuno di voi, giusto per compagnia, sapete? Il Leoncino pare entusiasta...Adesso tocca ad uno dei due Elfi- dichiara, spostandosi agilmente tra i notevoli corpi di me e di Squama. Provo a muovermi per seguirne i movimenti, ma a quanto pare sono ancora bloccata: e poi, se provo anche solo a compiere il minimo muovimento, tutto il corpo mi duole come in un'unica fitta...Grugnisco impotente tra me e me, attendendo sviluppi.
C'è qualche momento di silenzio, poi sento Selvaggia che urla, e contemporaneamente uno scapliticcio di zoccoli.
-Scelto!- dichiara il Phooka con voce trionfante alle mie spalle, emettendo un muggito seguito da un lampo di luce verdognola. Dopo cala nuovamente il silenzio, interrotto da due respiri particolarmente udibili perché affannati: uno per l'ansia, l'altro per la paura, questo riesco a percepirlo bene. Ma...Di chi sono?
Poi, improvvisamente nella mia visuale compare con un ringhio un enorme esemplare di quelle gazzelle aggressive che poco prima mi avevano attaccato, che galoppa di fianco al Phooka a tutta velocità. Non appena gli passano accanto, anche Cripto si unisce con un ruggito a loro, galoppando di pari passo ai mezzerbivori...
Spariscono presto dalla mia vista, ma non abbastanza velocemente da non farmi notare l'essere in groppa alla gazzella: è Felix, rannicchiato e tremante, gli occhi sgranati come in preda ad un terribile spavento, dal quale però non riesce ad uscire... Non ci metto molto a ricollegare i proprietari dei due respiri affannati di poco prima: le due realtà della coppia profana sono nuovamente divise, e stavolta una delle due è in pericolo serio... Oppure entrambe, per diversi motivi? E tutto per causa mia... Mi sento indirettamente in colpa per quello che è successo: ma i rancori a dopo.
Provo a muovermi nuovamente, e stavolta riesco a fatica a voltarmi.
-Cos'è...Successo?- mormoro con voce impastata, la gola dolorante come se avessi ruggito da giorni.
Squama ringhia facendo scattare la testa. -Non c'è tempo... Abbiamo una creatura da uccidere al più presto possibile, un Diurno ed un Grifone da riportare indietro ed il tuo marchio da cancellare... Più si va avanti, più diviene doloroso, quindi è davvero il caso di fare alla svelta. Complimenti: vuoi tornare un'umana, ed adesso sei una Rinnegata...Più o meno è la stessa cosa. Vedrai, di questo passo tornerai ad essere il tuo beneamato Duezampe in un battito d'ali- decreta, per poi spiccare il volo: noto stranamente che Selvaggia è salita in groppa a lui... Confusa, li seguo battendo le ali per quanto mi è possibile dal dolore, leggermente attenuato dalla trasformazione...Eppure, che comunque permea tutto il corpo con grande intensità, rendendmi difficile perfino il concentrarmi sul volo: che razza di marchio mi ha affibbiato quel maledetto Mezzacapra?
Monday, October 20, 2008
L'attacco dei Phooka
E' passata mezza giornata, ormai, da quando abbiamo cominciato il nostro viaggio: se fossimo a quota abbastanza bassa per poterli avvistare, la città elfica ed i margini della foresta dove essa è nascosta non sarebbero sicuramente più distinguibili, dato che abbiamo viaggiato ininterrottamente per tutto quel tempo.
Nessuno ha proferito parola durante tutto il tragitto: un po' per risparmiare e far risparmiare fiato, un po' perché le parole si sarebbero perse nel vento, tra noi alleggia un silenzio morbido e rilassato come un tacito accordo.
Guardo verso il basso, affascinata: un banco di nubi basse si estende sotto di noi, come un morbido manto di pecore. Non sono ancora ben abituata a quel genere di paesaggi, dato che solitamente io e Squama tendevamo a volare più in basso. Tuttavia, per qualche motivo che mi è oscuro, Squama ha deciso di salire di quota, dove il cielo è deserto ma l'aria si fa più rarefatta...
-Ehi! Dragonessa!- la voce di Felix, resa quasi impercettibile dal vento, interrompe improvvisamente il silenzio facendo trasalire tutti. Mi volto verso il Diurno con sguardo interrogativo. -Sì?- chiedo.
-Non potremmo abbassarci di quota? Qui la pressione è troppo alta, non riesce a respirare!-
-Chi, il Mezzaquila? Pensavo che i rapaci fossero abituati a queste altezze...- s'intromette SquamaVerde, modificando appena la posizioni di ali e coda per poter utilizzare una corrente favorevole. Cripto sibila irritato, sbatacchiando la lunga coda.
-No, non lui! Mi riferisco a Selvaggia, stupida lucertola! Lei non è abituata a volare a queste altezze...-
Sgranando gli occhi di sorpresa, volto la testa verso la Notturna: effettivamente ha un respiro più affannoso del solito, pur sembrando all'apparenza rilassata come al solito. Come risquotendosi, ha un leggero tremito prima di tornare a guardarmi, gli occhi più lucidi e fingendo di star bene.
-No..Non preoccupatevi, posso continuare ancora per un po'- mi sorride. Tuttavia, non la stò nemmeno a sentire: lentamente ma non troppo, comincio a scendere di quota fino ad arrivare all'altezza a cui volavo solitamente con Squama prima della nostra sosta a Menikin.
-Queste cose me le devi dire... Non sono una grande esperta del volo, quindi ad i problemi che il volo comporta a coloro che non sono abituati non ci penso spontaneamente...- l'ammonisco dolcemente.
-Beh...Forse però dovresti starci più attenta- borbotta Felix, che ci ha raggiunto seguito da Squama.
-Dopotutto, adesso sei un drago-.
Sibilo irritata, guardandolo truce. -Oh, è arrivato il maestro di vita...Mi spieghi che ne puoi sapere, tu? Voli da tutta la vita, non ti è mai capitato di cambiar specie, credo: vorrei vedere te, a ritrovarti da un giorno all'altro con quattro zampe, coda ed ali ed in un mondo completamente diverso dal tuo!-
-Ma alla fin fine, non sei qui da ieri, mi pare: dovresti smetterla di piangere su ciò che è stato, e concentrarti di più sulla tua missione attuale. M'è giunta voce che per poco non ti facevi far fuori da un paio di semplicissimi Narug: come pensi che farai a sconfiggere il Demone Nero, colui che stà sottomettendo draghi cento volte più saggi e forti di te? Ormai la cosa riguarda anche il mio popolo: non posso credere che colui che dovrà essere il Salvatore di tutte le razze possa essere una draghetta tanto inesperta, che non ha ideali e che conbatte controvoglia!-
Quel tono accusatorio... Ruggisco di rabbia, snudando le zanne. -Se sei tanto bravo da compiere accuse a destra e a manca, perché non ci vai tu a combattere? Te e tutta la tua razza non avete fatto altro che starvene rinchiusi al sicuro senza muovere un dito, avvinghiati ad un rancore infantile e passato, ad aspettare la distruzione del mondo! Sei tu quello che ha il coraggio di parlare...-
-Adesso basta, tutti e due!- ruggisce Squama, mettendosi in mezzo.
-Non t'intromettere, te! Non c'entri nulla!- ribatte Felix, lanciandomi sguardi truci al di sopra della mole del drago.
Gli do ragione: per qualche motivo, non appena sono scesa a quota normale son divenuta di pessimo umore, ed ho voglia di scaricarmi continuando a discutere. Eppure, il malore non deriva solo per le parole di Felix: solitamente le avrei ignorate o le avrei ribattute con molto più garbo, e la questione sarebbe finita lì. Stavolta è diverso: è come una specie di cappa di cupezza e nervosismo mi avesse avvolto. Certo, ogni tanto mi capitava anche da umana di aver la Luna storta senza motivo...Ma mai con un cambio di umore così repentino.
-State quieti, non siete più dei bambini! Avanti, atterriamo: siamo tutti stanchi per il lungo volo, e c'è qualcosa che non mi quadra...- Detto questo, con insolita calma, Squama squadra il paesaggio alla ricerca di un posto dove atterrare. Il suo tono fermo mi fa tacere, così anche io comincio ad imitarlo. Tuttavia, l'impresa non richiede molto tempo: infatti, mi accorgo solo allora che stiamo sorvolando una grande distesa d'erba alta.
Così, i movimenti resi bruschi dal nervosismo, atterro in malo modo ad una certa distanza dagli altri. Lascio smontare Selvaggia senza nemmeno guardarla in faccia, per poi cominciare, inquieta, a camminare avanti ed indietro in modo da dissipare un po' del malumore. Tuttavia, più cammino, più mi sento peggio: mi sembra quasi di scoppiare, non mi sono mai sentita così furiosa in vita mia.
Mi volto per guardare gli altri: Felix, più rabbioso che mai, risponde al mio sguardo con una specie di frecciata visiva, che mi fa imbestialire ancor di più.
Tuttavia, i nostri sguardi si separano bruscamente: con un movimento brusco ed un ruggito sibilato, infatti, Cripto si è scrollato di dosso il suo cavaliere, disarcionandolo.
Perfino nella mia rabbia non posso non provare stupore: per quanto ne ho appreso nei miei giorni di permanenza nella cittadina dei Diurni, è raro che un grifone "di città" si ribelli al suo padrone...Ed in più, Cripto era reputato uno dei grifoni più attaccati al proprio cavaliere. Cosa stà succedendo, quindi...?
Mi volto verso Selvaggia, che nel mentre ha raggiunto SquamaVerde: solo loro due sembrano immuni da quel nervosismo che permea l'aria. Che nesso, allora...?
I miei pensieri vengono interrotti da un dolore improvviso ad una zampa posteriore: qualcosa mi stà mordendo con forza. Con un ruggito, muovo violentemente la zampa in modo da far andare via l'essere indiscreto che si è azzardato ad attaccarmi, voltandomi infastidita per vedere di che si tratta.
Non appena riesco a riconoscere l'animale, sgrano gli occhi dalla sorpresa. Come aspetto, si direbbe un comunissimo coniglio... Ma da quando i conigli cercano di attaccar briga con i predatori?
La bestiola si rialza dalla botta scrollandosi infastidito, e guardandomi truce snuda gli incisivi... I quali, tuttavia, sono ben appuntiti e per niente adatti ad un erbivoro. Indietreggio, non per paura ma per confusione: la rabbia mi ha abbandonata, e riesco a riprendere il controllo di me stessa.
-Ehm...Squama...- sussurro titubante. -Da quando i conigli hanno il coraggio di mordere?-
Proprio quando finisco la domanda, l'animale salta di nuovo verso di me, per tentare di mordermi ancora. Lo colpisco con una zampa, facendolo volare più lontano, per poi avvicinarmi a Squama.
-Che succede?- chiedo preoccupata.
Lui si volta un momento verso di me: -Non va bene...Non va affatto bene. Ecco il motivo per cui non volevo scendere di quota: siamo nel territorio dei Phooka-.
-I Phooka?- chiedo, ma un sibilio mi interrompe: è Cripto, che ci scruta con aria minacciosa, mettendosi in posizione di attacco. La sua coda frusta l'aria , le zampe sguainano gli artigli ed il pelo sul collo si fa irto, in modo da farlo sembrare un essere ancor più temibile.
Selvaggia sussulta, facendo un passo indietro, mentre Felix, ripresosi come me dai momenti di rabbia, frappone tra noi e lui. -Ehi... Amico, che ti succede?- chiede con voce ferma ma preoccupata al tempo stesso. Per tutta risposta, il grifone si accuccia ringhiando, ed in un attimo è balzato in aria, diretto verso il suo cavaliere.
Felix si fa indietro parandosi con le mani, ma le temibile zampe non lo raggiungono: infatti, a metà del suo attacco viene tirato indietro con uno strappo da una pianta verde scuro che gli si è attorcigliata fulminea ad una zampa posteriore. Guardo Selvaggia accanto a me: ha una mano spalancata in avanti, il braccio teso, diretto verso la pianta. Tuttavia, il viso non smentisce lo sforzo di quanto stà facendo.
-Felix...Via!- grida l'Elfa.
Il Diurno fa appena in tempo a scostarsi con un battito d'ali che la pianta che imprigiona Cripto comincia a marcire, riducendosi in pochi secondi in niete più che un ammasso maleodorante, che il grifone si scrolla via con un colpo furioso dell'arto appena liberato.
Felix atterra accanto alla sua amata, visibilmente scioccato: lo posso ben capire, dato che lui ed il suo grifone, al paese da cui venivano, erano reputati una delle coppie maggiormente affiatate in battaglia e nelle gare di volo...
Tuttavia, non faccio in tempo a rimurginarci troppo: infatti, una serie di tonfi sordi ha attratto la mia attenzione.
Faccio appena in tempo a girarmi che una cratura molto simile ad una gazzella, con un colore del manto leggermente più rossiccio, balza fuori dall'erba alta e prova a saltarmi addosso: anche questa, come il coniglio di poco prima, pare avere una dentatura molto più temibile di quella di un semplice erbivoro. Tuttavia, come per l'altro, il suo intervento pare essere piuttosto inutile: lo colpisco con un movimento della zampa violento, in modo da farlo andare via... Ma l'animale pare essere più provvisto del coniglio: infatti, con una manovra simile a quella dei Narug, tramuta i suoi zoccoli in zampe artigliate, ancorandosi alla mia zampa ed affondando il muso nell'arto bianco, con una voracità degna di un lupo. Ringhio di dolore, scrollando ancora la zampa, ma senza successo. Così decido di cambiare strategia, andando direttamente ai fatti: avvicino la zampa al muso, prendo non proprio delicatamente il ventre dell'animale tra le mie fauci, lo stacco via in malo modo dalla zampa e con uno scatto della testa lo scaglio lontano: di lui non mi rimane che il sapore di sangue in bocca.
Tuttavia, non faccio in tempo a cantar vittoria: infatti, altri due gazzelle-Narug si avvicinano a me con fare minaccioso. Evidentemente, la bestiolina viveva in branco...
Ringhio ancora, facendomi aggressiva, ma non faccio in tempo ad attaccare che una specie di arbusto, molto più grande e massiccio di quello creato poco prima da Selvaggia, mi spunta davanti e scaglia via gli animali inferociti come una gigantesca frusta.
Mi volto indietro, giusto in tempo per notare un abbozzo di sorriso sul muso di Squama, prima che questo si tramuti in una nuova smorfia di dolore: Cripto lo aveva attaccato alle spalle, sfruttando il momento di distrazione in cui aveva creato la pianta di fronte a me. Con un ringhio, il drago verde si volta, azzannandogli una zampa con forza, così che quello con un siblio si staccasse da lui. Poi, una volta che questo poggia tutte le zampe a terra, crea altre piante in modo da bloccarlo incatenato al suolo: Felix lo guarda rispettoso, grato del fatto che non abbia fatto troppo male al suo compagno. Tuttavia, non è il momento di perder tempo: difatti, animali che solitamente reputo docili e mansueti sono ancora percepibili attorno a noi, sotto forma di bestie grottescamente feroci. Non si mostrano tutti insieme, nascondendosi tra l'erba troppo alta, ma continuo a percepirne i passi, ed i movimenti in genreale.
Ringhio frustata, alla ricerca di qualcosa che possa fare: ma l'unica tecnica che conosco oltre a quella del corpo a corpo, ovvero la manipolazione del vento insegnatami dalla Guardiana dell'Aria, non può essere utilizzata, perché in quella pianura non soffia che qualche raro alito di vento. Così, dandoci la schiena tra noi, io, Selvaggia, Felix e Squama scrutiamo ognuno da un lato alla ricerca di altri nemici.
Passa pochissimo tempo, che percepisco un agghiacciante cambiamento nell'aria: è piena di odori differenti, sopratutto di erbivori e piccoli predatori...Eppure, non questi se ne stanno dietro alle fronde, abbastanza vicini per esser percepiti ma non abbastanza per attaccare: si limitano a starsene lì, in attesa pure loro...Eppure li percepisco numerosi, incredibilmente numerosi... Guardo verso l'alto, alla ricerca di una via di fuga: ma il cielo è scuro, ingombro delle ombre di miriadi di uccelli che planano ben alti su di noi, impedendoci però la fuga. Siamo in trappola...Eppure, i nemici continuano a non attaccare. Che hanno in mente? Forse una strategia di massa...?
Un movimento di lato attira la mia attenzione: è Cripto, che con uno sbuffo si è alzato nuovamente sulle zampe, non più immobilizzato dalla pianta. Il Grifone ci scruta rabbioso, girandoci intorno, zoppicando appena per la zampa ferita.
-Squama... Cripto è riuscito a liberarsi dalla tua pianta?- chiedo confusa: mi è sembrato che le sue piante fossero forti e vigorose...Come aveva fatto il grifone a districarsi da quegli arbusti invincibili?
-No... Sono stato io a liberarlo- Nel dire quelle parole, Squama mi guarda: sembra molto più sicuro di prima, pur essendo comunque teso.
-E perché mai?- le mie parole sono curiose, ma venate di una certa critica.
Squama distoglie lo sguardo, continuanco a guardarsi intorno.
-Perché ormai non ha più importanza...I Phooka sono venuti a trattare-
Sbarro gli occhi: -A trattare?-
-Sì...A quanto pare, abbiamo fatto qualcosa che li ha fatti arrabbiare parecchio.-
Questo è davvero molto strano, dato che non ho mai incontrato un Phooka in vita mia nè so come son fatti... Com'è possibile nuocere a qualcuno senza nemmeno averlo mai visto di sfuggita?
Mi risquoto nel vedere un animale che si avvicina, senza timore, al nostro gruppo: è un essere dall'aria minuta e delicata, gli occhioni curiosi ed innocenti.
Una capretta color dell'ebano, scattante seppur goffa, si avvicina a noi belando piano. La guardo con un cipiglio sospettoso, tenendo d'occhio Squama: l'attenzione del drago è tutta concentrata sul piccolo animale.
-E' questo il nostro più grande problema? Un ruminante?-
Il drago verde sospira: -Hai sempre il brutto vizio di farti ingannare dalle apparenze, tu... Nemmeno i più stolti si metterebbero contro il tuo caro "ruminante"...-
Proprio in quel mentre, un belato leggermente diverso attrae la mia attenzione: la piccola capra ha incominciato a tremare, sporgendo in avanti il collo con singulti strozzati quasi stesse per vomitare. Eppure, non sembra stia soffrendo: anzi, si direbbe che sorride. Un sorriso crudele, con le labbra arricciate e mostranti i denti, che divengono via via più aguzzi.
E poi, l'essere comincia a mutare: il dorso comincia a farsi più diritto e con sempre meno peli, rivelando un petto muscoloso e quasi roseo; le corna cominciano a farsi più lunghe, come quelle di un camoscio, mentre anche il muso comincia ad ingrandirsi, con tutto il corpo; gli occhi si fanno rossi ed allungati, le pupille ridotte a due fessure come quelle dei serpenti. Le zampe posteriori, pur rimanendo pelose e con gli zoccoli, divengono più piegate, quasi come quelle di un coniglio...
Tuttavia, la parte del corpo che mi stupisce di più sono le zampe anteriori: queste, infatti, pur rimanendo lunghe quasi fino a toccar terra, cominciano a perder peli come il busto, rivelando anch'esse una rosea pelle semiumana, mentre gli zoccoli vanno a mutare, ramificandosi in cinque dita.
Guardo il piccolo capretto che si tramuta in una specie di mostro sotto i miei occhi con un misto di agghiacciante orrore, ringhiante istinto e attonito interesse... In un guizzo, rammento dove già avevo sentito il nome "Phooka", e come mai quell'essere non mi era sembrato tanto nuovo: era una creatura appartenente al Piccolo Popolo, il vasto gruppo di fatine e folletti vari del folklore Irlandese.
Velocemente, faccio una piccola rassegna mentale su ciò che le leggende del mio mondo dicevano riguardo a questi esseri: anche se non posso essere sicura che le dicerie siano vere, la cosa non promette nulla di buono... Infatti, anche se sono esseri reputati non completamente oscuri, ho sentito storie riguardo a come trascorrono il tempo... Una maniera non molto piacevole per coloro con cui questi si dilettano, poco ma sicuro.
Il Phooka squote la testa, squardrandoci con disprezzo ma senza abbandonare quel sadico sorriso.
Squama lo guarda duramente, per poi proferare con un tono a metà tra il ringhiato ed il rispettoso: -E' già difficile che uno di voi si presenti da solo per parlare con un essere al di fuori dei Figli di Spirito... Figurarsi con un tale esercito...-
L'essere sghignazza con una specie di grugnito gutturale. -Oh...I draghi e la loro ironia da quattro soldi. Già...I draghi, i draghi... Un esercito per due draghi non è una cosa tanto assurda, eh? eh?-
Non riesco ad...Inquadrarlo. Parla in modo strano, modulando il tono di voce a scatti e girando la testa da una parte e dall'altra come se stesse parlando a due persone ad i suoi lati... E' agghiacciante, alla stessa maniera di un folle che ti punta un'arma contro: non sai se attaccherà, e non lo puoi capire perché non lo sa nemmeno lui...
SquamaVerde sospira, forse abituato a quel modo di fare assurdo: -Hai ragione... Effettivamente possiamo creare non pochi problemi. Ma... Perché? Abbiamo fatto qualche sgarbo?-
E' incredibile come il suo tono di voce sia cambiato: adesso, usa un tono di voce calmo e pacato, come quello di un adulto che deve placare un bambino...
Il Phooka ringhia, indicandomi con un braccio. -Lei-.
-Lei?!-
-Io?!-
-Sì, te, lei. Ha richiesto l'intervento dei Figli di Spirito... E non ha dato niente in cambio...Niente! Niente! Siano dannate le maniere draconiche! Che scempio, che scempio...- continua a ringhiare l'essere. Intorno a noi, si odono dei ruggiti ben poco rassicuranti degli animali che, in simbiosi con il Phooka, emettono anche loro dei ringhi di guerra.
Guardo Squam con aria di chi ne capisce poco, e lui mi risponde con sguardo severissimo.
-Ah... Non ne sapevo nulla. Puoi attendere un momento, nobile Phooka?- dice con garbo voltandosi verso la mezzacapra.
-Che scempio...Che scempio...- continua a borbottare quello, senza degnare di uno sguardo l'imponente drago verde. Tuttavia, con un balzo molleggiato si allontana sparendo tra l'erba alta.
Lo guardo allontanarsi, e poi torno a fissare Squama: ha uno sguardo severissimo, gelido e ribollente di rabbia al tempo stesso... Tuttavia, in maniera diversa di come lo era stato poco prima quello di Cripto: è più controllato, ma non meno intimidatorio.
Mi volto verso Selvaggia, poi verso Felix: lei ha un'espressione attonita, lui lo stesso sguardo di Squama.
Sbatto la coda, nervosa ed incredula: cosa ho fatto di male per meritarmi quella freddezza?
Nessuno ha proferito parola durante tutto il tragitto: un po' per risparmiare e far risparmiare fiato, un po' perché le parole si sarebbero perse nel vento, tra noi alleggia un silenzio morbido e rilassato come un tacito accordo.
Guardo verso il basso, affascinata: un banco di nubi basse si estende sotto di noi, come un morbido manto di pecore. Non sono ancora ben abituata a quel genere di paesaggi, dato che solitamente io e Squama tendevamo a volare più in basso. Tuttavia, per qualche motivo che mi è oscuro, Squama ha deciso di salire di quota, dove il cielo è deserto ma l'aria si fa più rarefatta...
-Ehi! Dragonessa!- la voce di Felix, resa quasi impercettibile dal vento, interrompe improvvisamente il silenzio facendo trasalire tutti. Mi volto verso il Diurno con sguardo interrogativo. -Sì?- chiedo.
-Non potremmo abbassarci di quota? Qui la pressione è troppo alta, non riesce a respirare!-
-Chi, il Mezzaquila? Pensavo che i rapaci fossero abituati a queste altezze...- s'intromette SquamaVerde, modificando appena la posizioni di ali e coda per poter utilizzare una corrente favorevole. Cripto sibila irritato, sbatacchiando la lunga coda.
-No, non lui! Mi riferisco a Selvaggia, stupida lucertola! Lei non è abituata a volare a queste altezze...-
Sgranando gli occhi di sorpresa, volto la testa verso la Notturna: effettivamente ha un respiro più affannoso del solito, pur sembrando all'apparenza rilassata come al solito. Come risquotendosi, ha un leggero tremito prima di tornare a guardarmi, gli occhi più lucidi e fingendo di star bene.
-No..Non preoccupatevi, posso continuare ancora per un po'- mi sorride. Tuttavia, non la stò nemmeno a sentire: lentamente ma non troppo, comincio a scendere di quota fino ad arrivare all'altezza a cui volavo solitamente con Squama prima della nostra sosta a Menikin.
-Queste cose me le devi dire... Non sono una grande esperta del volo, quindi ad i problemi che il volo comporta a coloro che non sono abituati non ci penso spontaneamente...- l'ammonisco dolcemente.
-Beh...Forse però dovresti starci più attenta- borbotta Felix, che ci ha raggiunto seguito da Squama.
-Dopotutto, adesso sei un drago-.
Sibilo irritata, guardandolo truce. -Oh, è arrivato il maestro di vita...Mi spieghi che ne puoi sapere, tu? Voli da tutta la vita, non ti è mai capitato di cambiar specie, credo: vorrei vedere te, a ritrovarti da un giorno all'altro con quattro zampe, coda ed ali ed in un mondo completamente diverso dal tuo!-
-Ma alla fin fine, non sei qui da ieri, mi pare: dovresti smetterla di piangere su ciò che è stato, e concentrarti di più sulla tua missione attuale. M'è giunta voce che per poco non ti facevi far fuori da un paio di semplicissimi Narug: come pensi che farai a sconfiggere il Demone Nero, colui che stà sottomettendo draghi cento volte più saggi e forti di te? Ormai la cosa riguarda anche il mio popolo: non posso credere che colui che dovrà essere il Salvatore di tutte le razze possa essere una draghetta tanto inesperta, che non ha ideali e che conbatte controvoglia!-
Quel tono accusatorio... Ruggisco di rabbia, snudando le zanne. -Se sei tanto bravo da compiere accuse a destra e a manca, perché non ci vai tu a combattere? Te e tutta la tua razza non avete fatto altro che starvene rinchiusi al sicuro senza muovere un dito, avvinghiati ad un rancore infantile e passato, ad aspettare la distruzione del mondo! Sei tu quello che ha il coraggio di parlare...-
-Adesso basta, tutti e due!- ruggisce Squama, mettendosi in mezzo.
-Non t'intromettere, te! Non c'entri nulla!- ribatte Felix, lanciandomi sguardi truci al di sopra della mole del drago.
Gli do ragione: per qualche motivo, non appena sono scesa a quota normale son divenuta di pessimo umore, ed ho voglia di scaricarmi continuando a discutere. Eppure, il malore non deriva solo per le parole di Felix: solitamente le avrei ignorate o le avrei ribattute con molto più garbo, e la questione sarebbe finita lì. Stavolta è diverso: è come una specie di cappa di cupezza e nervosismo mi avesse avvolto. Certo, ogni tanto mi capitava anche da umana di aver la Luna storta senza motivo...Ma mai con un cambio di umore così repentino.
-State quieti, non siete più dei bambini! Avanti, atterriamo: siamo tutti stanchi per il lungo volo, e c'è qualcosa che non mi quadra...- Detto questo, con insolita calma, Squama squadra il paesaggio alla ricerca di un posto dove atterrare. Il suo tono fermo mi fa tacere, così anche io comincio ad imitarlo. Tuttavia, l'impresa non richiede molto tempo: infatti, mi accorgo solo allora che stiamo sorvolando una grande distesa d'erba alta.
Così, i movimenti resi bruschi dal nervosismo, atterro in malo modo ad una certa distanza dagli altri. Lascio smontare Selvaggia senza nemmeno guardarla in faccia, per poi cominciare, inquieta, a camminare avanti ed indietro in modo da dissipare un po' del malumore. Tuttavia, più cammino, più mi sento peggio: mi sembra quasi di scoppiare, non mi sono mai sentita così furiosa in vita mia.
Mi volto per guardare gli altri: Felix, più rabbioso che mai, risponde al mio sguardo con una specie di frecciata visiva, che mi fa imbestialire ancor di più.
Tuttavia, i nostri sguardi si separano bruscamente: con un movimento brusco ed un ruggito sibilato, infatti, Cripto si è scrollato di dosso il suo cavaliere, disarcionandolo.
Perfino nella mia rabbia non posso non provare stupore: per quanto ne ho appreso nei miei giorni di permanenza nella cittadina dei Diurni, è raro che un grifone "di città" si ribelli al suo padrone...Ed in più, Cripto era reputato uno dei grifoni più attaccati al proprio cavaliere. Cosa stà succedendo, quindi...?
Mi volto verso Selvaggia, che nel mentre ha raggiunto SquamaVerde: solo loro due sembrano immuni da quel nervosismo che permea l'aria. Che nesso, allora...?
I miei pensieri vengono interrotti da un dolore improvviso ad una zampa posteriore: qualcosa mi stà mordendo con forza. Con un ruggito, muovo violentemente la zampa in modo da far andare via l'essere indiscreto che si è azzardato ad attaccarmi, voltandomi infastidita per vedere di che si tratta.
Non appena riesco a riconoscere l'animale, sgrano gli occhi dalla sorpresa. Come aspetto, si direbbe un comunissimo coniglio... Ma da quando i conigli cercano di attaccar briga con i predatori?
La bestiola si rialza dalla botta scrollandosi infastidito, e guardandomi truce snuda gli incisivi... I quali, tuttavia, sono ben appuntiti e per niente adatti ad un erbivoro. Indietreggio, non per paura ma per confusione: la rabbia mi ha abbandonata, e riesco a riprendere il controllo di me stessa.
-Ehm...Squama...- sussurro titubante. -Da quando i conigli hanno il coraggio di mordere?-
Proprio quando finisco la domanda, l'animale salta di nuovo verso di me, per tentare di mordermi ancora. Lo colpisco con una zampa, facendolo volare più lontano, per poi avvicinarmi a Squama.
-Che succede?- chiedo preoccupata.
Lui si volta un momento verso di me: -Non va bene...Non va affatto bene. Ecco il motivo per cui non volevo scendere di quota: siamo nel territorio dei Phooka-.
-I Phooka?- chiedo, ma un sibilio mi interrompe: è Cripto, che ci scruta con aria minacciosa, mettendosi in posizione di attacco. La sua coda frusta l'aria , le zampe sguainano gli artigli ed il pelo sul collo si fa irto, in modo da farlo sembrare un essere ancor più temibile.
Selvaggia sussulta, facendo un passo indietro, mentre Felix, ripresosi come me dai momenti di rabbia, frappone tra noi e lui. -Ehi... Amico, che ti succede?- chiede con voce ferma ma preoccupata al tempo stesso. Per tutta risposta, il grifone si accuccia ringhiando, ed in un attimo è balzato in aria, diretto verso il suo cavaliere.
Felix si fa indietro parandosi con le mani, ma le temibile zampe non lo raggiungono: infatti, a metà del suo attacco viene tirato indietro con uno strappo da una pianta verde scuro che gli si è attorcigliata fulminea ad una zampa posteriore. Guardo Selvaggia accanto a me: ha una mano spalancata in avanti, il braccio teso, diretto verso la pianta. Tuttavia, il viso non smentisce lo sforzo di quanto stà facendo.
-Felix...Via!- grida l'Elfa.
Il Diurno fa appena in tempo a scostarsi con un battito d'ali che la pianta che imprigiona Cripto comincia a marcire, riducendosi in pochi secondi in niete più che un ammasso maleodorante, che il grifone si scrolla via con un colpo furioso dell'arto appena liberato.
Felix atterra accanto alla sua amata, visibilmente scioccato: lo posso ben capire, dato che lui ed il suo grifone, al paese da cui venivano, erano reputati una delle coppie maggiormente affiatate in battaglia e nelle gare di volo...
Tuttavia, non faccio in tempo a rimurginarci troppo: infatti, una serie di tonfi sordi ha attratto la mia attenzione.
Faccio appena in tempo a girarmi che una cratura molto simile ad una gazzella, con un colore del manto leggermente più rossiccio, balza fuori dall'erba alta e prova a saltarmi addosso: anche questa, come il coniglio di poco prima, pare avere una dentatura molto più temibile di quella di un semplice erbivoro. Tuttavia, come per l'altro, il suo intervento pare essere piuttosto inutile: lo colpisco con un movimento della zampa violento, in modo da farlo andare via... Ma l'animale pare essere più provvisto del coniglio: infatti, con una manovra simile a quella dei Narug, tramuta i suoi zoccoli in zampe artigliate, ancorandosi alla mia zampa ed affondando il muso nell'arto bianco, con una voracità degna di un lupo. Ringhio di dolore, scrollando ancora la zampa, ma senza successo. Così decido di cambiare strategia, andando direttamente ai fatti: avvicino la zampa al muso, prendo non proprio delicatamente il ventre dell'animale tra le mie fauci, lo stacco via in malo modo dalla zampa e con uno scatto della testa lo scaglio lontano: di lui non mi rimane che il sapore di sangue in bocca.
Tuttavia, non faccio in tempo a cantar vittoria: infatti, altri due gazzelle-Narug si avvicinano a me con fare minaccioso. Evidentemente, la bestiolina viveva in branco...
Ringhio ancora, facendomi aggressiva, ma non faccio in tempo ad attaccare che una specie di arbusto, molto più grande e massiccio di quello creato poco prima da Selvaggia, mi spunta davanti e scaglia via gli animali inferociti come una gigantesca frusta.
Mi volto indietro, giusto in tempo per notare un abbozzo di sorriso sul muso di Squama, prima che questo si tramuti in una nuova smorfia di dolore: Cripto lo aveva attaccato alle spalle, sfruttando il momento di distrazione in cui aveva creato la pianta di fronte a me. Con un ringhio, il drago verde si volta, azzannandogli una zampa con forza, così che quello con un siblio si staccasse da lui. Poi, una volta che questo poggia tutte le zampe a terra, crea altre piante in modo da bloccarlo incatenato al suolo: Felix lo guarda rispettoso, grato del fatto che non abbia fatto troppo male al suo compagno. Tuttavia, non è il momento di perder tempo: difatti, animali che solitamente reputo docili e mansueti sono ancora percepibili attorno a noi, sotto forma di bestie grottescamente feroci. Non si mostrano tutti insieme, nascondendosi tra l'erba troppo alta, ma continuo a percepirne i passi, ed i movimenti in genreale.
Ringhio frustata, alla ricerca di qualcosa che possa fare: ma l'unica tecnica che conosco oltre a quella del corpo a corpo, ovvero la manipolazione del vento insegnatami dalla Guardiana dell'Aria, non può essere utilizzata, perché in quella pianura non soffia che qualche raro alito di vento. Così, dandoci la schiena tra noi, io, Selvaggia, Felix e Squama scrutiamo ognuno da un lato alla ricerca di altri nemici.
Passa pochissimo tempo, che percepisco un agghiacciante cambiamento nell'aria: è piena di odori differenti, sopratutto di erbivori e piccoli predatori...Eppure, non questi se ne stanno dietro alle fronde, abbastanza vicini per esser percepiti ma non abbastanza per attaccare: si limitano a starsene lì, in attesa pure loro...Eppure li percepisco numerosi, incredibilmente numerosi... Guardo verso l'alto, alla ricerca di una via di fuga: ma il cielo è scuro, ingombro delle ombre di miriadi di uccelli che planano ben alti su di noi, impedendoci però la fuga. Siamo in trappola...Eppure, i nemici continuano a non attaccare. Che hanno in mente? Forse una strategia di massa...?
Un movimento di lato attira la mia attenzione: è Cripto, che con uno sbuffo si è alzato nuovamente sulle zampe, non più immobilizzato dalla pianta. Il Grifone ci scruta rabbioso, girandoci intorno, zoppicando appena per la zampa ferita.
-Squama... Cripto è riuscito a liberarsi dalla tua pianta?- chiedo confusa: mi è sembrato che le sue piante fossero forti e vigorose...Come aveva fatto il grifone a districarsi da quegli arbusti invincibili?
-No... Sono stato io a liberarlo- Nel dire quelle parole, Squama mi guarda: sembra molto più sicuro di prima, pur essendo comunque teso.
-E perché mai?- le mie parole sono curiose, ma venate di una certa critica.
Squama distoglie lo sguardo, continuanco a guardarsi intorno.
-Perché ormai non ha più importanza...I Phooka sono venuti a trattare-
Sbarro gli occhi: -A trattare?-
-Sì...A quanto pare, abbiamo fatto qualcosa che li ha fatti arrabbiare parecchio.-
Questo è davvero molto strano, dato che non ho mai incontrato un Phooka in vita mia nè so come son fatti... Com'è possibile nuocere a qualcuno senza nemmeno averlo mai visto di sfuggita?
Mi risquoto nel vedere un animale che si avvicina, senza timore, al nostro gruppo: è un essere dall'aria minuta e delicata, gli occhioni curiosi ed innocenti.
Una capretta color dell'ebano, scattante seppur goffa, si avvicina a noi belando piano. La guardo con un cipiglio sospettoso, tenendo d'occhio Squama: l'attenzione del drago è tutta concentrata sul piccolo animale.
-E' questo il nostro più grande problema? Un ruminante?-
Il drago verde sospira: -Hai sempre il brutto vizio di farti ingannare dalle apparenze, tu... Nemmeno i più stolti si metterebbero contro il tuo caro "ruminante"...-
Proprio in quel mentre, un belato leggermente diverso attrae la mia attenzione: la piccola capra ha incominciato a tremare, sporgendo in avanti il collo con singulti strozzati quasi stesse per vomitare. Eppure, non sembra stia soffrendo: anzi, si direbbe che sorride. Un sorriso crudele, con le labbra arricciate e mostranti i denti, che divengono via via più aguzzi.
E poi, l'essere comincia a mutare: il dorso comincia a farsi più diritto e con sempre meno peli, rivelando un petto muscoloso e quasi roseo; le corna cominciano a farsi più lunghe, come quelle di un camoscio, mentre anche il muso comincia ad ingrandirsi, con tutto il corpo; gli occhi si fanno rossi ed allungati, le pupille ridotte a due fessure come quelle dei serpenti. Le zampe posteriori, pur rimanendo pelose e con gli zoccoli, divengono più piegate, quasi come quelle di un coniglio...
Tuttavia, la parte del corpo che mi stupisce di più sono le zampe anteriori: queste, infatti, pur rimanendo lunghe quasi fino a toccar terra, cominciano a perder peli come il busto, rivelando anch'esse una rosea pelle semiumana, mentre gli zoccoli vanno a mutare, ramificandosi in cinque dita.
Guardo il piccolo capretto che si tramuta in una specie di mostro sotto i miei occhi con un misto di agghiacciante orrore, ringhiante istinto e attonito interesse... In un guizzo, rammento dove già avevo sentito il nome "Phooka", e come mai quell'essere non mi era sembrato tanto nuovo: era una creatura appartenente al Piccolo Popolo, il vasto gruppo di fatine e folletti vari del folklore Irlandese.
Velocemente, faccio una piccola rassegna mentale su ciò che le leggende del mio mondo dicevano riguardo a questi esseri: anche se non posso essere sicura che le dicerie siano vere, la cosa non promette nulla di buono... Infatti, anche se sono esseri reputati non completamente oscuri, ho sentito storie riguardo a come trascorrono il tempo... Una maniera non molto piacevole per coloro con cui questi si dilettano, poco ma sicuro.
Il Phooka squote la testa, squardrandoci con disprezzo ma senza abbandonare quel sadico sorriso.
Squama lo guarda duramente, per poi proferare con un tono a metà tra il ringhiato ed il rispettoso: -E' già difficile che uno di voi si presenti da solo per parlare con un essere al di fuori dei Figli di Spirito... Figurarsi con un tale esercito...-
L'essere sghignazza con una specie di grugnito gutturale. -Oh...I draghi e la loro ironia da quattro soldi. Già...I draghi, i draghi... Un esercito per due draghi non è una cosa tanto assurda, eh? eh?-
Non riesco ad...Inquadrarlo. Parla in modo strano, modulando il tono di voce a scatti e girando la testa da una parte e dall'altra come se stesse parlando a due persone ad i suoi lati... E' agghiacciante, alla stessa maniera di un folle che ti punta un'arma contro: non sai se attaccherà, e non lo puoi capire perché non lo sa nemmeno lui...
SquamaVerde sospira, forse abituato a quel modo di fare assurdo: -Hai ragione... Effettivamente possiamo creare non pochi problemi. Ma... Perché? Abbiamo fatto qualche sgarbo?-
E' incredibile come il suo tono di voce sia cambiato: adesso, usa un tono di voce calmo e pacato, come quello di un adulto che deve placare un bambino...
Il Phooka ringhia, indicandomi con un braccio. -Lei-.
-Lei?!-
-Io?!-
-Sì, te, lei. Ha richiesto l'intervento dei Figli di Spirito... E non ha dato niente in cambio...Niente! Niente! Siano dannate le maniere draconiche! Che scempio, che scempio...- continua a ringhiare l'essere. Intorno a noi, si odono dei ruggiti ben poco rassicuranti degli animali che, in simbiosi con il Phooka, emettono anche loro dei ringhi di guerra.
Guardo Squam con aria di chi ne capisce poco, e lui mi risponde con sguardo severissimo.
-Ah... Non ne sapevo nulla. Puoi attendere un momento, nobile Phooka?- dice con garbo voltandosi verso la mezzacapra.
-Che scempio...Che scempio...- continua a borbottare quello, senza degnare di uno sguardo l'imponente drago verde. Tuttavia, con un balzo molleggiato si allontana sparendo tra l'erba alta.
Lo guardo allontanarsi, e poi torno a fissare Squama: ha uno sguardo severissimo, gelido e ribollente di rabbia al tempo stesso... Tuttavia, in maniera diversa di come lo era stato poco prima quello di Cripto: è più controllato, ma non meno intimidatorio.
Mi volto verso Selvaggia, poi verso Felix: lei ha un'espressione attonita, lui lo stesso sguardo di Squama.
Sbatto la coda, nervosa ed incredula: cosa ho fatto di male per meritarmi quella freddezza?
Sunday, August 31, 2008
Aquile e fagiani.
All'alba del nuovo giorno siamo tutti ben svegli e pronti alla partenza. Ci troviamo davanti alle imponenti stalle di Menikin, in compagnia del Re e di Marok, a scambiarci gli ultimi convenevoli prima di partire. Squama è a disagio, ed anche io provo una certa inquietitudine: alzando lo sguardo, infatti, si possono vedere centinaia di occhi felini che ci scrutano furenti dalle stalle aperte.
Non sto ascoltando nulla della conversazione, troppo poco abituata alla burocrazia ed alle buone maniere dell'aristocrazia, così passo il tempo ad osservare le facce di coloro che mi sono attorno: Squama che guarda inquieto verso l'alto, Marok che non finge nemmeno di stare a sentire il re e se ne sta appoggiato al muro con aria assorta. Poi guardo il sovrano: probabilmente si è accorto che nessuno lo sta ascoltando, ma continua a parlare per dovere d'etichetta, rivolgendosi soprattuto a Selvaggia, l'unica che gli presta un minimo d'attenzione, forse anche lei solo per non infrangere il galateo.
E Felix? In un primo momento non lo vedo. Poi, con un sussulto, riesco ad inquadrarlo: silenzioso come un gatto, il Diurno si è distanzianto dal gruppo per dirigersi verso le stalle. Lo scruto con aria interrogativa, e lui mi fa l'occhiolino prima di scomparire all'interno dell'edificio.
Faccio un segno a Selvaggia, che annuisce appena: a quanto pare la cosa è pianificata...
Poco dopo il povero Re, che a quanto pare ha parlato initnerrottamente al vento per un quarto d'ora di seguito, si congeda con un inchino e va via sbattendo le belle ali. Non appena è abbastanza distante, Felix torna da noi portando in braccio qualcosa, una piccola palla di pelo che riconosco subito: è Berizul, il cucciolo di grifone che ho soccorso e per il quale sono quasi stata uccisa da Cripto e Swift.
-Ho dovuto aspettare un po', perché credo che non sia una procedura del tutto legale, anche se il padrone di Swift è morto in battaglia...- ciancica Felix dirigendosi verso Marok. L'Elfo lo guarda stupito, mentre Selvaggia sorride appena, nascondendosi dietro ad una mia zampa. -Sono un po' di troppo...- sussurra. Certo, come se noi draghi non lo fossimo!
Dopo qualche istante, Marok si riprende dall'intontimento, scrollando la testa: -Non posso accettare, Felix- dice con un sorriso mesto, per poi guardare il cielo: in alto, una coppia di rapaci mattinieri sta volando in cerca di prede.
-Sai benissimo qual'è il significato della nascita di un cucciolo: decreta l'alleanza di due famiglie, che s'impegnano per mantenere il piccolo fino in età adulta. E... Berizul ha già le sue famiglie; io con lui non c'entro nulla-.
Piomba un silenzio pesante, in cui non ho il coraggio di guardare le facce dei due Diurni. Abbasso lo sguardo, tenendo d'occhio Selvaggia.
Una risata cristallina mi fa alzare di scatto la testa: è Felix, che ride di gusto come avesse ascoltato la più riuscita delle battute.
-Ah! Avanti, Marok: scommetto che nemmeno tu credi alle tue parole. Noi, i due orfani abbandonati, siamo vissuti in un mondo di illegalità, di tradimenti e di ingiustizie... Ma non ci siamo mai tirati indietro, e abbiamo combattuto con sorrisi e comprendendoci anche nei momenti peggiori...Come due idioti, forse...O come due amici. Ed adesso, adesso che l'ingiustizia ti è stata arrecata è dolorosa come una ferita... Decidi di tirarti indietro? Non è da te, che hai sangue di aquila nelle vene.
Vedi, Marok, ci sono tanti modi di andare avanti: come fagiani, che veloci scappano da tutto, senza combattere, troppo timorosi per poter anche solo constatare le dimensioni del nemico; o come le aquile, che accettano la propria sorte combattendo il nemico, di qualsiasi dimensione esso sia ed in qualsiasi modo, come fanno quando cavalcano i venti. Le aquile, che accettano il dolore senza ritirarsi, limitandosi a sopravvivere con quel che basta ma con decoro...
Ed adesso, Marok...Sei giunto ad un ennesimo dirupo davanti al quale scorre la tua vita: ti getterai a capofitto, tentando di cavalcarne le correnti, oppure rimarrai titubante sul ciglio, fin quando la tua carne marcirà?-
I due diurni si squadrano un istante, seri come non mai, mentre il piccolo grifone si dimena tra le braccia di Felix.
Poi, con un lieve movimento di spalle che diventa man mano sempre più accentuato ed incontrollato, i due amici scoppiano a ridere fragorosamente, così tanto dall'attirarsi sguardi poco amichevoli dai grifoni dormienti. Ignrandoli, i due continuano a ridere sguaiatamente, a bocca aperta, tirando di tanto in tanto dei sospironi che aumentano ancor di più le risate. Mi ritrovo anche io a sorridere alla scena, di nascosto, perché se mi scoprissero sarei sicuramente fuori luogo...
Tenendosi la pancia con una mano, i due smettono lentamente, tramutando il suono allegro in qualche sorriso sincero.
-Non sei mai stato un grande oratore, Felix...Il tuo discorsetto mi ricorda molto le serenate zoppicanti che fanno gli innamorati alle loro amanti!- commenta Marok frenando il ritorno di un'ennesima risata.
Felix sorride con aria colpevole: -...Lo so perfettamente. Ed il fatto che mi sono spinto a fare una figuraccia del genere dovrebbe essere un motivo più che sufficiente per accettare la mia proposta... No?-
Osservo la faccia di Marok, nuovamente titubante e persa per i suoi pensieri... Non riesco a capire se lo fa seriamente, oppure appositamente per creare della suspance.
Infine, con un sospiro, il Diurno si decide: -...D'accordo: accetto. E ti giuro sul mio sangue d'aquila che questo cucciolo crescerà forte e sano quanto i cuccioli del Griofone Reale.-
Felix si rilassa, finalmente soddisfatto, per poi porgere il cucciolo all'amico. Mi rilasso anche io, guardando prima Selvaggia accanto a me, poi SquamaVerde, che guarda con freddo distacco la scena che molto probabilmente tuttavia non lo lascia totalmente indifferente...
Una volta ultimato il passaggio, quasi si fosse appena risvegliato da un intorpedimento, Felix sbatte le ali e si carica lo zaino in spalla.
-Avanti, adesso: abbiam perso fin troppo tempo-. Detto questo, in un lampo entra dentro la stalla, per poi riuscirne subito dopo in groppa a Cripto, allontanandosi velocemente da noi.
Squama sbuffa irritato. -Ma se fino ad adesso abbiamo aspettato i comodi suoi...- borbotta ringhiando. -Tuttavia ha ragione: avanti, voi due!- esclama allontanandosi di corsa, in modo da poter aprire agilmente le grandi ali e spiccare con più velocità il volo.
Io e Selvaggia ci guardiamo un momento, piene di intesa, per poi avviarci anche noi, di nuovo compagne di un viaggio... Ed unite dall'ignoto che ci si para davanti.
Non sto ascoltando nulla della conversazione, troppo poco abituata alla burocrazia ed alle buone maniere dell'aristocrazia, così passo il tempo ad osservare le facce di coloro che mi sono attorno: Squama che guarda inquieto verso l'alto, Marok che non finge nemmeno di stare a sentire il re e se ne sta appoggiato al muro con aria assorta. Poi guardo il sovrano: probabilmente si è accorto che nessuno lo sta ascoltando, ma continua a parlare per dovere d'etichetta, rivolgendosi soprattuto a Selvaggia, l'unica che gli presta un minimo d'attenzione, forse anche lei solo per non infrangere il galateo.
E Felix? In un primo momento non lo vedo. Poi, con un sussulto, riesco ad inquadrarlo: silenzioso come un gatto, il Diurno si è distanzianto dal gruppo per dirigersi verso le stalle. Lo scruto con aria interrogativa, e lui mi fa l'occhiolino prima di scomparire all'interno dell'edificio.
Faccio un segno a Selvaggia, che annuisce appena: a quanto pare la cosa è pianificata...
Poco dopo il povero Re, che a quanto pare ha parlato initnerrottamente al vento per un quarto d'ora di seguito, si congeda con un inchino e va via sbattendo le belle ali. Non appena è abbastanza distante, Felix torna da noi portando in braccio qualcosa, una piccola palla di pelo che riconosco subito: è Berizul, il cucciolo di grifone che ho soccorso e per il quale sono quasi stata uccisa da Cripto e Swift.
-Ho dovuto aspettare un po', perché credo che non sia una procedura del tutto legale, anche se il padrone di Swift è morto in battaglia...- ciancica Felix dirigendosi verso Marok. L'Elfo lo guarda stupito, mentre Selvaggia sorride appena, nascondendosi dietro ad una mia zampa. -Sono un po' di troppo...- sussurra. Certo, come se noi draghi non lo fossimo!
Dopo qualche istante, Marok si riprende dall'intontimento, scrollando la testa: -Non posso accettare, Felix- dice con un sorriso mesto, per poi guardare il cielo: in alto, una coppia di rapaci mattinieri sta volando in cerca di prede.
-Sai benissimo qual'è il significato della nascita di un cucciolo: decreta l'alleanza di due famiglie, che s'impegnano per mantenere il piccolo fino in età adulta. E... Berizul ha già le sue famiglie; io con lui non c'entro nulla-.
Piomba un silenzio pesante, in cui non ho il coraggio di guardare le facce dei due Diurni. Abbasso lo sguardo, tenendo d'occhio Selvaggia.
Una risata cristallina mi fa alzare di scatto la testa: è Felix, che ride di gusto come avesse ascoltato la più riuscita delle battute.
-Ah! Avanti, Marok: scommetto che nemmeno tu credi alle tue parole. Noi, i due orfani abbandonati, siamo vissuti in un mondo di illegalità, di tradimenti e di ingiustizie... Ma non ci siamo mai tirati indietro, e abbiamo combattuto con sorrisi e comprendendoci anche nei momenti peggiori...Come due idioti, forse...O come due amici. Ed adesso, adesso che l'ingiustizia ti è stata arrecata è dolorosa come una ferita... Decidi di tirarti indietro? Non è da te, che hai sangue di aquila nelle vene.
Vedi, Marok, ci sono tanti modi di andare avanti: come fagiani, che veloci scappano da tutto, senza combattere, troppo timorosi per poter anche solo constatare le dimensioni del nemico; o come le aquile, che accettano la propria sorte combattendo il nemico, di qualsiasi dimensione esso sia ed in qualsiasi modo, come fanno quando cavalcano i venti. Le aquile, che accettano il dolore senza ritirarsi, limitandosi a sopravvivere con quel che basta ma con decoro...
Ed adesso, Marok...Sei giunto ad un ennesimo dirupo davanti al quale scorre la tua vita: ti getterai a capofitto, tentando di cavalcarne le correnti, oppure rimarrai titubante sul ciglio, fin quando la tua carne marcirà?-
I due diurni si squadrano un istante, seri come non mai, mentre il piccolo grifone si dimena tra le braccia di Felix.
Poi, con un lieve movimento di spalle che diventa man mano sempre più accentuato ed incontrollato, i due amici scoppiano a ridere fragorosamente, così tanto dall'attirarsi sguardi poco amichevoli dai grifoni dormienti. Ignrandoli, i due continuano a ridere sguaiatamente, a bocca aperta, tirando di tanto in tanto dei sospironi che aumentano ancor di più le risate. Mi ritrovo anche io a sorridere alla scena, di nascosto, perché se mi scoprissero sarei sicuramente fuori luogo...
Tenendosi la pancia con una mano, i due smettono lentamente, tramutando il suono allegro in qualche sorriso sincero.
-Non sei mai stato un grande oratore, Felix...Il tuo discorsetto mi ricorda molto le serenate zoppicanti che fanno gli innamorati alle loro amanti!- commenta Marok frenando il ritorno di un'ennesima risata.
Felix sorride con aria colpevole: -...Lo so perfettamente. Ed il fatto che mi sono spinto a fare una figuraccia del genere dovrebbe essere un motivo più che sufficiente per accettare la mia proposta... No?-
Osservo la faccia di Marok, nuovamente titubante e persa per i suoi pensieri... Non riesco a capire se lo fa seriamente, oppure appositamente per creare della suspance.
Infine, con un sospiro, il Diurno si decide: -...D'accordo: accetto. E ti giuro sul mio sangue d'aquila che questo cucciolo crescerà forte e sano quanto i cuccioli del Griofone Reale.-
Felix si rilassa, finalmente soddisfatto, per poi porgere il cucciolo all'amico. Mi rilasso anche io, guardando prima Selvaggia accanto a me, poi SquamaVerde, che guarda con freddo distacco la scena che molto probabilmente tuttavia non lo lascia totalmente indifferente...
Una volta ultimato il passaggio, quasi si fosse appena risvegliato da un intorpedimento, Felix sbatte le ali e si carica lo zaino in spalla.
-Avanti, adesso: abbiam perso fin troppo tempo-. Detto questo, in un lampo entra dentro la stalla, per poi riuscirne subito dopo in groppa a Cripto, allontanandosi velocemente da noi.
Squama sbuffa irritato. -Ma se fino ad adesso abbiamo aspettato i comodi suoi...- borbotta ringhiando. -Tuttavia ha ragione: avanti, voi due!- esclama allontanandosi di corsa, in modo da poter aprire agilmente le grandi ali e spiccare con più velocità il volo.
Io e Selvaggia ci guardiamo un momento, piene di intesa, per poi avviarci anche noi, di nuovo compagne di un viaggio... Ed unite dall'ignoto che ci si para davanti.
Sunday, April 27, 2008
Storia di una coppia
Le giornate passano veloci, perché tante cose ci son da fare: ferite da sanare, carcasse da bruciare, questioni da discutere... Perché il resto della popolazione dei Diurni è stato allarmato, ed ormai tutti sono all'erta con le spade sguainate.
Si sussurra di cose importanti, cose di cui solo in parte posso capire la grandezza: una nuova alleanza tra Elfi del Giorno e della Notte deve essere stipulata. Contro il comune nemico, draghi e grifoni devono essere alleati... Il disprezzo e l'orgoglio vanno messi da parte per garantire la sopravvivenza di quattro specie; e tutto, a causa di quell'unica razza...
Verso il tramonto, si arriva ad una concluisione semplice quanto è stata difficile da trovare: un Elfo del Giorno sarà inviato alla capitale degli Elfi della Notte, per comunicare e discutere sui piani da prendere.
Molti sono i giovani che si propognono, ed infine non mi è ben chiaro chi viene scelto: prima di sapere chi è il prescelto, questo è già partito con una scorta, veloce come i tempi che corrono.
Tuttavia, quel gruppo di Elfi non è l'unico che lascerà la città: Felix, caparbio e testardo, insiste di voler seguire Selvaggia e noi due draghi, affinchè anche nell'addestramento della Discepola gli Elfi del Giorno abbiano voce in capitolo.
Un ristretto numero di Elfi sospettano altri fini che riguardano la bella Selvaggia, ma il Re, ignorante sulla questione, acconsente comunque: un po' per il presunto scopo, un po' forse per levarsi di torno Felix...
Il tempo passa veloce come un battito di ciglia, ed in men che non si dica mi ritrovo al tramonto, sola, pregustando l'ultima notte al villaggio prima di riprender il viaggio.
Mi trovo su un verde prato distante dalla cascata quel tanto che basta perché la forza dell'acqua non sia che un rumore indistinto. Il sole stà tramontando, ma il crepuscolo non è ancora giunto: il cielo sopra di me è di un arancio rosato fantastico, punteggiato quà e là di nubi più scure. Ho ancora qualche ora di tempo prima di tornare al villaggio: come se fossi un animaletto domestico, mi sono ormai abituata alle routine della capitale Elfica...
Un frullio d'ali quasi inudibile mi fa girare un momento la testa: è Felix, che atterra con eleganza a poca distanza da me. Lo osservo per un secondo, per poi distogliere lo sguardo quasi non m'interessasse la sua venuta.
Continuando a guardare il cielo, sento che mi si avvicina piano, prima di sedersi accanto ad una mia zampa, poggiando la schiena su un mio fianco. La cosa non mi dà particolarmente fastidio, ma devo almeno fingere riluttanza per onore della mia razza attuale. Così, sbuffando appena, scosto la zampa artigliata con uno scatto che lo fa cadere all'indietro, facendogli battere la testa.
La sua reazione mi stupisce: invece di essere arrabbiato, il Diurno scoppia in una sonora risata.
-Ne hai di carattere, vedo...Pur essendo un'umana- dice.
L'affermazione mi dà parecchio fastidio. -Selvaggia ti ha raccontato tutto?- chiedo.
-Condiseralo un ripagamento per la tua ficcanasaggine della Notte della Terza Luna- ribatte in tono brusco.
Sorrido tra mè e mè: strano, ma questa combinazione di comportamenti dolci e scorbutici mi ricorda molto l'atteggiamento semiaristocratico dei felini...Forse, il patto che la sua razza ha stabilito con i mezzileoni si fa sentire più di quanto pensassi.
-Perché sei qui?- chiedo sospirando.
L'Elfo sospira di rimando. -E' per Selvaggia...Mi ha detto che ti devo raccontare-
-Di cosa?-
-Di noi due. Del nostro...Amore. Se non t'interessa, posso anche andarmene- s'affretta a dire: evidentemente, non è particolarmente felice di raccontarmi i fatti suoi.
Così, un po' per ripicca un po' spinta da vera curiosità, rispondo: -Invece m'interessa. Siete una coppia...Strana-
L'Elfo sorride. -Già. Molto più strana di quanto t'immagini. Non hai visto il comportamento di Marok e di altri Elfi del villaggio quando ho proposto al Re di accompagnarvi, o quando sono tornato qui prima della battaglia?-
Annuisco. -Eppure...Solo una piccola parte della popolazione- faccio notere.
L'Elfo prova di nuovo a stendersi accanto a me. Questa volta, spinta dalla curiosità per il racconto, lo lascio fare.
-Già...Vedo che hai dello spirito d'osservazione- ribatte di rimando. -Comunque, dato che femminuccia sei, è meglio che cominci subito a raccontare: immagino che tu sia impaziente di ascoltare...- dice in silenzio, una vaga critica nella voce. Lasciando stare il "femminuccia", gli faccio un cenno del capo invitandolo a continuare.
L'elfo sorride, per poi iniziare la sua storia. -Molto bene. Accadde tempo fà, quando eravamo ancora molto più giovani di così... Eppur non dei bambini.
All'epoca non avevo nessuno, apparte una banda a cui appartenevo. Mia madre non l'ho mai vista, mio padre era un tipo poco raccomandabile. Erano tempi bui quanto questi, anche se in maniera diversa: ladri e gli assassini vagavano ovunque per queste terre... E gli arresti erano all'ordine del giorno.
La mia era una banda di giovani ladri, una piccola ma conosciuta comunità che tirava avanti rubando o compiendo furti in casa...Piuma di Corvo era il suo nome. Una massa di rinnegati senzatetto e senza famiglia, che non aveva niente in eredità dai propri genitori, nemmeno il grifone che spetta di diritto ad ogni neonato di razza Diurna... Tutti, tranne il capobanda: Nadif, il Fondatore, l'Elfo dalle piume nere quanto erano ardenti gli occhi del suo grifone.
Quanto a me, ero un elemento attivo nella banda, pur non essendo un elemento di punta. Ero entusiasta, ed anche esperto, ma non adatto alla carriera.
Ero abbastanza giovane da temere Nadif, ed abbastanza vecchio per sapermela cavare in situazioni più o meno gravi. Ma avevo un punto debole: le mie prede preferite, quelle che non potevo fare a meno di derubare, erano i riccastri, i nobili, quelli che andavano in giro in mezzo alla "plebe" pavoneggiandosi per le proprie ricchezze... E, tra loro, i peggiori erano gli Elfi della Notte.
All'epoca, i rapporti tra le due razze Elfiche non erano particolarmente tesi: nel nostro villaggio (non ancora capitale, dato che la capitale per noi Diurni non è altro che il villaggio in cui si stabilisce il Re a propria scelta) gironzolavano spesso mercanti Notturni di passaggio, oltre che vari nobili che erano diretti a città più importanti. In quei tempi, ponti fungevano da strade, viottoli passavano per le case, scale erano costruite per passare da uno terrazzamento di case all'altro.
Noi della Piuma di Corvo odiavamo questa situazione: "la Notte ci ha incatenato le ali" sosteneva Nadif all'inizio di ogni riunione giornaliera prima di vedere quanto avevamo guadagnato nella giornata. Durante quelle riunioni discutevamo delle cose accadute mangiando quel che potevamo accanto al fuoco. Questa era la mia vita prima di lei, in tutta la sua semplicità. E credevo che non l'avrei scambiata per nulla al mondo. Sbagliando, ovviamente...
Accadde in una giornate estiva, calda ed affollata: vagavo senza meta alla ricerca di una preda, per ampliare il bottino di quella giornata. Ad un tratto, mi trovai di fronte ad un mercante Diurno con grifone color del bronzo carico di mercanzia, e con il banchetto della roba da vendere colmo di merci e di gente. La mia banda aveva già derubato diverse volte quell'uomo, dato che era talmente ricco da riuscire a campare tranquillamente anche convivendo con noi ladruncoli. E, quesito elementare, era abbastanza stupido da non accorgersi di nulla.
Così, tranquillamente, mi avvicinai a lui. Ovviamente senza sospettare nulla delle mie vere intenzioni, l'Elfo mi salutò con un sorriso di disgusto per poi passare a servire un cliente. In quel mentre, così, potei afferrare un pugno di monete dalla bisaccia fissata al fianco dell'uomo con un gesto veloce, per poi correre via.
Purtroppo, i miei movimenti erano però stati notati da una guardia di passaggio, che cominciò subito ad inseguirmi per le vie trafficate della città.
Pur essendo più veloce perché dotato di grifone, il soldato era svantaggiato tra gli stretti viottoli del villaggio proprio a causa della creatura, così ero quasi sicuro di poterlo seminare.
Ma proprio quando ero certo di aver trovato scampo, mentre continuavo ad avanzare un po' volando rasoterra ed un po' correndo, caso volle che un'Elfa Notturna mi tagliasse fulminea la strada. Non avendo tempo per rallentare, le finii direttamente addosso, e ruzzolammo a terra insieme.
Al mio solito odio per i Notturni si aggiunse una spontanea antipatia. L'Elfa si scusò, e prese a raccogliere le sue cose. Lasciandola perdere ripresi a correre, ma ormai era troppo tardi: la guardia mi vide, ed in men che non si dica mi ritrovai in sella al grifone del soldato diretto in prigione, il bottino confiscato.
Ero furioso. Soprattutto, schiumavo rabbia perché la mia perfetta fuga era stata distrutta a causa di una vanitosa smorfiosetta che correva per strada.
Mi chiusero in cella per una notte, e io continuai a rodermi il fegato in silenzio. Sentii dai discorsi delle guardie che avevano riconosciuto la mia banda d'appartenenza da qualche fattore, e che quindi avrei passato un bel po' di tempo in prigione, e che mi avrebbero spostato nel pomeriggio dalla cella provvisoria in cui stavo alloggiando ad una più sicura.
Il giorno dopo, di mattina, ero quasi rassegnato al mio destino, e la rabbia era un po' sbollita.
Passai diverse ore a vedere chi entrava e chi usciva dalla prigione, quando ad un tratto, la vidi entrare: l'Elfa che mi aveva fatto catturare! La mia rabbia rimontò, anche se non era del tutto colpa di lei.
Così, decisi di interrompere la conversazione che stava avendo con la guardia: "Guarda chi si vede" dissi solo, sarcastico e ringhiante come un cane rognoso.
Lei si voltò di scatto, gli occhi azzurri vaqui per cercare di ricordare il mio volto. "Non ti conosco" disse, sorpresa e stranita.
"Ma guarda un po'" ringhiai ancora "Pensa che sono qui dentro per causa tua..."
Gli occhi dell'Elfa si illuminarono di collera e di comprensione. "Sei il tizio che mi ha urtato ieri!" disse, avvicinandosi alle sbarre che mi dividevano dalla stanza...E che dividevano le mie mani dal suo morbido collo.
"Signronia..." La guardia con cui stava parlando si mise in mezzo, frapponendosi tra lei e me. "Non avvicinatevi, signorina. E' un pericoloso delinquente...Un ladro di prima categoria..."
A quelle parole, non riuscii più a resistere: "Infatti! Lo sono!" urlai , stringendo le mani alle sbarre della cella "Perché è così che posso vivere! L'unica maniera con cui posso andare avanti! Se non fosse per questi Notturni, che vagano per le nostre terre ingozzandosi del nostro cibo e calpestando il nostro onore, di certo non sarei ridotto a questa vita, perchè pur essendo un rinnegato avrei avuto un posto in cui lavorare!"
Non fui abbastanza veloce per evitare frustata da parte della guardia che mi arrivò sulle mani. "Taci, feccia!" ringhiò questo, mentre io mi strofinavo la parte delle mani che era stata colpita, digrignando i denti.
"Signorina, vi prego di ignorarlo..." continuò l'Elfo, ma la Notturna continuava a fissarmi, gli occhi spalancati e vaqui: di certo l'avevo colpita. Poi, riprendendosi, mi rispose con un semplice "Ti sbagli", per poi voltarsi verso la guardia.
"E' un prigioniero molto imprtante?"
"Perché non me lo chiedi direttamente?!" digrignai.
"Tu stai zitto. Allora, quanto è imprtante?" ripetè, gli occhi penetranti puntati sul Diurno.
L'Elfo rispose titubante, senza capire dove l'Elfa volesse andare a parare: "Beh.. Diciamo che non è il capo dell'organizzazione...Ma è comunque uno dei ladri più capaci della nostra città..."
"E quanto costerebbe la sua scagionazione?"
Sussultai: cosa aveva in mente quell'Elfa? Tuttavia, mi ricomposi in un attimo, riprendendo a guardarla con aria scettica.
"Co...Cosa?!" La guardia era stupefatta quanto me.
"Non avete ancora avvisato nessuno della sua cattura, no? Ritengo che quindi sia possibile trattare la scagionazione del prigioniero" riprese, in tono educato e freddo, di chi sà come raggiungere i propri obbiettivi.
La guardia sembrava sorpresa quanto me: "Ma, signorina...Se tornasse a rubare, sarebbe una catastrofe per la città!"
Ringhiai tra me: il solito esagerato. Bastava che aprissero quella dannata gabbia, e sarei sgusciato via con facilità e velocità. E tanti saluti all'Elfa...
"Mi prendo io ogni responsabilità" disse l'Elfa, risoluta. "E...Per il favore, aggiungerò una piccola somma alla sua scagionazione".
Capii che dalle parole "piccola somma", l'Elfa ebbe in pugno la guardia: ed infatti fu così. Solo questione di tirare fuori chiavi e monete d'oro (una considerevole somma d'oro). Poi, le chiavi che giravano, la porta che si spalancava, e...
Buttai giù la guardia con una spallata, prendendo il volo selvaggiamente, sbattendo le ali baciate dal sole. E sempre più in alto, sempre più in alto...
Uno strappo, e la mia salita si bloccò bruscamente. Guardai sotto di me: una pianta d'edera robusta quanto ben ancorata al terreno si era attorcigliata al mio piede nudo.
Non realizzai subito, così presi instintivamente a divincolarmi, mettendo sempre più forza nelle ali, sudando per la fatica...
E poi, con un nuovo strappo l'edera mi tirò indietro, avvolgendosi su di me come un serpente, e ritirandosi verso il basso, mentre io ero sempre più incatenato, e mi sentivo soffocare...
"Molto poco lunga, la tua libertà" commentò l'Elfa dietro di me. Cercai di girare la testa, di muovermi in qualche modo, ma ero del tutto bloccato: potevo solo guardare in avanti, e rantolare qualche parola.
La Notturna si parò davanti a me, seguita dalla stupefatta guardia. "Straordinario..." mormorò quest'ultima, sfiorando l'edera che mi avvolgeva.
"Come vedete, ho tutto sotto controllo" disse tranquilla l'Elfa.
"Ma...le...detta..." mormorai io. Lei mi mostrò il palmo aperto della bianca mano, per poi richiuderlo di scatto: nello stesso istante, la pianta che mi imprigionava si strinse ancora di più attorno a me, spremendomi fuori ogni briciolo d'aria che mi era rimasta nei polmoni.
"Ancora che parli?" domandò lei con aria scettica. "Ti consiglio di proferar parola solo quando te lo chiedo io: come avrai notato, ho la situazione in pugno".
La guardai con odio: aveva insopportabilmente ragione. Con un sorrisetto, lei continuò: "Dato che ho compromesso la mia parola, non ho intenzione di liberarti per puro diletto. Anzi, dato che non hai un posto di lavoro fisso, posso tornarti utile proprio per questo: sono nuova di questo posto, e mi serve una guida. Sono disposta a pagarti anche bene, purché tu svolga il tuo lavoro."
"Preferisco la prigione" mugugnai. L'elfa strinse le spalle, aprendo di nuovo la mano. Strizzai gli occhi, pronto ad una nuova scarica di dolore... Cosa che non avvenne. "Mi spiace, ma avendo pagato per farti scagionare non te lo posso permettere" rispose sospirando. "I casi che rimangono sono due: o ti comporti da bravo bambino e soddisfi la mia richiesta per un discreto numero di monete, oppure ti soffoco con l'edera e me ne vado come se nulla fosse. Cosa decidi?"
Beh...Il mio onore non valeva la mia vita: pur riluttante, dovetti accettare l'impiego.
Così, borbotrando sottovoce: "Scelgo la prima", sentii la pianta che mi lasciava lentamente andare, scomparendo attorno a me per poi svanire del tutto...Eccetto che sul polso, dove rimase un rametto d'edera chiuso a bracciale.
Vedendo che lo stavo osservando, l'Elfa mi spiegò " E' il segno del patto che hai fatto con me. Da adesso in poi, ti potrò rintracciare grazie a quella pianticella, e potrò controllare molte delle cose che ti riguardano..." detto questo, si allontanò. "A domani, appuntamento all'alba in questo punto...Avremo molto da camminare". Le sue parole risuonarono nella mia mente, oscure quanto è chiaro il Sole...
Di pessimo umore e senza aver voglia di andare alla riunione della mia banda, tornai alla baracca che condividevo con il mio più caro amico...Che, purtroppo, in quel momento era in casa.
"Ehilà, Felix!" mi salutò appena mi vide.
Sogghignai. "Marok..."
L'Elfo pimobò accanto a me, acquattandosi sulle gioncchia. "Non ti ho visto ieri. Cosa è successo?"
"Mi hanno beccato".
"Ooooh....Ma non dovevi essere sgusciante come un furetto? E come mai sei ancora qui?"
"Mi hanno rilasciato. Non mi hanno riconosciuto e mi hanno rilasciato".
L'Elfo mi guardò con aria scettica. "Molto strano, dato che le guardie ti incontrano a rubacchiare un giorno sì e l'altro pure... Allora, che mi nascondi?" insinuò con aria maliziosa.
"Assolutamente nulla" mentii disinvolto. "Esco".
"Ma sei appena rientrato!"
"Ero di passaggio". Detto questo, uscii di nuovo, sapendo di avere gli occhi di Marok puntati sulla mia nuca.
Ci conoscevamo da sempre, e solitamente non ci nascondevamo nulla...Ma di certo non potevo dirgli che ero diventato lo schiavetto di un'Elfa della Notte. Maledicendola un'ennesima volta, me ne andai a passeggio per la città con aria svogliata, evitando le guardie, per poi tornare a casa solo quando Marok era già andato a dormire. Certo, mi dovevo svegliare presto...Ma che importava?
Il giorno dopo, fui svegliato dalle urla di Marok: "FELIX! IL POLSO!".
Scrollandomi di dosso il torpore della notte, guardai dove mi stava indicando Marok: la piantina si era stretta attorno al polso, lasciando la mano rossastra e pulsante, ed aveva cominciato a risalire verso l'avambraccio, continuando a stringersi.
"Non posso utilizzare un coltello, finirei solo per farti male..." continuò Marok, guardandomi spaventato.
Imprecando come risposta, uscii fuori dalla baracca volando velocemente verso il luogo dell'appuntamento. Pur essendo stato veloce, quando arrivai l'edera aveva stretto tutto il braccio.
E lì trovai l'Elfa, sorridente ed insopportabile, poggiata tranquillamente al muro. "Sei in ritardo" disse solo.
"Toglimela! Avanti!" strillai strattonando l'edera.
Lei strinse le spalle. "Punizione. Più fai ritardo, più l'edera cresce e si stringe. Un altro poco e sarebbe arrivata al collo, e stringendosi non avresti più respirato...La prossima volta, vedi di essere puntuale" m'ammonì, sfiorando con un dito il braccio pulsante: al passaggio del pallido arto, l'edera scomparve lasciando libero il braccio ormai violaceo. Allentando il braccialetto con lo stesso metodo, l'Elfa si rivolse infine a me: "Allora: dove mi porti?"
Una serie di battute sarcastiche mi balzò in mente, ma tenni a freno la lingua, borbottando tra me e cominciando a camminare.
In verità, non c'era molto da vedere: era una cittadella di lavoratori, quindi non particolarmente piena di attrattive per viandanti. Quel poco di importante che c'era da vedere coprì a mala pena la prima giornata... Tanto meglio, almeno non l'avrei più rivista.
Tornati al punto di partenza, le domandai "Allora? Divertita?"
Lei sbadigliò. "Affatto. Tutto così...Banale".
"E' tutto ciò che c'è da vedere. Ora addio".
"Non ci credo".
"La cosa non mi riguarda".
"Oh, invece sì: grazie ai miei poteri, ho scoperto che di rado passi per quelle strade...Eppure continui a vivere qui, pur essendo un tipo attivo: che fai tutto il giorno? Dove vai a divertirti? Questo voglio vedere: le cose che fa un cittadino normale, cose che solo gli snob snobbano... Ma che probabilmente sono le più divertenti".
La guardai incuriosito: dopo tutto, era ancora giovane. Logico che volesse divertirsi... Il senso di pena però fu subito represso dall'orgoglio: che m'importava, dopotutto?!
L'Elfa mi toccò la spalla. "Ecco i soldi di oggi. Ah, aggiungiamo un piccolo particolare al mio accordo: più mi divertirò o mi stupirò, più ti pagherò. Va bene così?" disse, dandomi una discreta somma di monete d'oro.
Un'Elfaccia viziata, che ottiene tutto con i soldi...Ma dopotutto, avevo bisogno di soldi, e se potevo unire l'utile al dilettevole, tanto meglio per me.
Ringhiai, voltandole le spalle. "Provvederò domani. Però dovrai svegliarti prima: ci vediamo qui due ore prima dell'Alba" dissi, volando via.
Fui il primo ad arrivare all'appuntamento: non avevo incontrato nessuno per strada, cosa alquanto gradita.
Appena la vidi arrivare, le andai incontro con un mantello della sua misura ed una piccola fiala. Mi guardò con aria interrogativa. "Per confonderti: se la gente mi vedesse andare in giro con una Notturna, diventerei lo zimbello di tutti... E non sarei più il benvenuto da nessuna parte" dissi schiettamente.
Annuì. "Il mantello lo capisco, ma l'intruglio...? Non sarà un veleno?"
Lo ammetto, ci avevo pensato. Ma, saggiamente, avevo deciso di lasciar perdere: di solito i Notturni ricchi hanno amici potenti. "No. Guarda" dissi, prendendone una sorsata. Su di me non aveva effetto, ma su di lei..."E' nettare dei Fiori della Terza Luna grezzo, mischiato con una piuma di grifone: serve a farti crescere le ali".
Rimase interdetta solo per un attimo, poi bevve d'un sorso il liquido. Sussultò un secondo, poi si strinse lo stomaco, divenendo sempre più pallida. Subito dopo, il vestito si squarciò sulle spalle, lasciando uscire delle belle ali nere... Le stesse ali del grifone di Nadif, da cui avevo strappato le piume.
Prese un po' d'acqua dalla bisaccia, poi toccò alcune piume, gli occhi sgranati e brillanti. "Posso volare?" sussurrò eccitata. Sembrava una bambinetta: peccato smorzare il suo entusiasmo...
"No: le tue ossa sono troppo pesanti. Quelle ali sono solo una copertura, come il mantello: possiamo fingere che tu sia una Diurna che ha avuto un incidente e che è incapacitata a volare."
"Oh..." Senz'altro era delusa. "E allora come ci muoveremo?"
"A piedi...O, in alcuni casi, sarò costretto a prenderti in braccio" ghignai. Parve inorridita, ma voltai le spalle lasciando correre.
"Vieni. Dobbiamo andare nella parte alta della città...Di là c'è una vista stupenda quando viene l'Alba".
Ed i giorni passarono abbastanza tranquillamente. Ogni mattina, guardavamo il sorgere del Sole insieme, tenendoci a distanza l'uno dall'altra. Poi, la portavo un po' in giro: inizialmente mi limitai a trascinarla con distacco nelle periferie, mostrandole posti particolari seppur poco famosi. Ma poi, col passare dei giorni, fui contagiato dal suo entusiasmo e cominciai a trattarla come fosse una semplice Diurna in gita nella città: ci intrufolammo insieme in una stalla poco sorvegliata, dove le feci vedere come prendersi cura di un grifone (cosa che ogni Diurno sa, pur non avendone uno tutto per sè); la portai alla cascata, mostrandole come con alcuni oggetti facilmente repelibili si potessero creare giochi di luce mozzafiato in cielo e nell'acqua. Una sera la portai ad una festicciola di una famiglia che conoscevo: la vecchia capostipite della famiglia e le altre elfe, non sapendo la sua vera identità, la trattarono come una di loro, insegnandole senza stupore o domande alcuni passi di danza, per poi mettersi a danzare attorno al fuoco, muovendo ali, mani e piedi in movimenti aggrazziati al ritmo dei tamburelli suonati dai più giovani.
L'avrai capito: più la conoscevo, più interagivo con lei, più la osservavo mentre rideva o si stupiva come una bimba e più cominciavo a capire che qualcosa era cambiato nel profondo... Ogni volta che la guardavo allontanarsi da me dopo una giornata di passeggio, avevo una grandissima voglia di seguirla: era così fragile, così minuta, così infantile... Mi sentivo in dovere di proteggerla, anche se lei forse non se ne rendeva conto. Quando seppi il suo nome, rimasi quasi scioccato: Selvaggia. Una parola così rude, non le si addiceva proprio... Sarebbe stato più appropiato un nome di un fiore, per quella bimba della selva. Tuttavia, non feci commenti nè chiesi nulla: tra noi c'era l'implicito accordo di non far domande sul passato. Infatti, nutrivo il forte sospetto che lei non fosse venuta nella terra dei Diurni in cerca di affari...
Intanto, però, continuavo a tenere d'occhio la mia banda: nessuno mi faceva domande, dato che continuavo a portare alla banda una parte dei soldi che Selvaggia mi dava, anche se molti mi avevano visto in sua compagnia. Girava voce che Felix avesse una compagna, ma le insinuazioni non mi davano fastidio...
Marok, intanto, stava facendo dei grandi passi avanti: era divenuto uno dei ladri più esperti, uno dei pezzi grossi. Lo sentivo di rado, ormai, ma mi sembrava abbastanza preoccupato per qualcosa.
E poi, cominciarono i problemi: la Piuma di Corvo stava infatti cominciando a subire un...come dire..."Salto di qualità". I ladri stavano cominciando a divenire più pericolosi: dopo che i prezzi del cibo erano aumentati, i giovani poveracci che non avevano nulla da perdere avevano cominciato a sabotare ponti, carri o quantaltro in modo da raccogliere in seguito gli averi del malcapitato durante il momento di trmabusto successivo all'incidente. Inutile dirlo, le vittime più gettonate erano i Notturni: non essendo dotati di ali, non ci voleva nulla a farne precipitare uno in un punto stabilito per poi raccoglierene gli averi mentre era svenuto o morto...
Accadde durante una passeggiata con Selvaggia: stavamo camminando tranquillamente vicino ad un crepaccio, quando Selvaggia avvistò un piccolo Elfo della Notte, su un ponte, tutto solo ed accovacciato accanto ad un qualcosa. Subito, come era suo solito, ella corse da lui per vedere cosa stesse osservando il piccolo, lasciandomi indietro con un sorriso.
Fu solo per caso che li vidi, accovacciati dietro a dei cespugli, in attesa: due giovani dagli abiti lerci, appartenenti alla mia banda.
Ad un tratto, intravidi pure cosa stava tenendo il bambino: un cucciolo di grifone nero, una versione cucciola del grifone di Nadif. Avevo saputo che aveva avuto dei cuccioli, ma non mi aspettavo li desse agli scagnozzi per preparare le imboscate...
Fu un attimo: appena entrambi gli Elfi Notturni furono nel mezzo del ponte, le corde che lo sorreggevano cedettero, e Selvaggia ed il bmimbo caddero.
Subito, mi gettai anche io nel vuoto, scendendo in picchiata fino a raggiungere il piccolo piangente, per poi afferrarlo e risalire di quota.
Fu solo quando lo poggiai a terra che ricordai il piccolo particolare: Selvaggia aveva le ali, ma non sapeva volare. Sul momento, non c'avevo pensato.
Con orrore, guardai in basso: era riuscita a richiamare il suo potere, e se ne stava a penzoloni con le braccia alzate, avvinghiate ad un traliccio d'edera. Non sembrava molto comoda. Mi sorrise, ignara ma non riuscii a ricambiare il gesto: sapevo che i due Elfi dell'imboscata avevano osservato tutta la scena, intuendo tutto: perché gli Elfi del Giorno non sanno usare la magia. E, di certo, presto anche Nadif avrebbe scoperto il mio segreto...
Attesi meno del previsto prima di essere convocato d'urgenza al cospetto di Nadif. Pur mostrandomi baldanzoso, avevo tantissima paura: e lui lo sapeva.
Oltre a lui, c'erano gli altri pezzi grossi della banda, nonchè Marok: il suo sguardo era ferito e freddo, com'era giusto che fosse.
Furono così gentili da non malmenarmi subito: si limitarono a farmi pacatamente delle accuse, con annessi insulti assortiti più o meno pesanti. Non solo per esser stato in compagnia della Notturna: ma perché era ricca, perché non l'avevo comunicato, perché avevo derubato il Grifone di Nadif di alcune piume per l'intruglio... Ero stupito della velocità in cui avevano raccolto tutte le informazioni.
Proposero tuttavia di perdonarmi, ma ad un'unica condizione: avrei dovuto scoprire dove abitava Selvaggia, e riferirglielo.
Non era una cosa da nulla: sapevo che alle case delle persone che davano fastidio alla banda capitavano casualmente svariati tipi di incidenti. Qualcuna veniva depredata completamente, altre venivano invase da cavallette o insetti fastidiosi, ad altre sparivano o morivano i grifoni...Ma alle case di coloro che erano davvero fastidiosi capitava un unico incidente: andavano a fuoco nelle giornate più adatte...E in tutti quegli incendi, senza eccezione, morivano una o più persone.
Ovviamente, rifiutai: avevo paura, ma l'affetto che provavo per Selvaggia era superiore a qualsiasi altra cosa.
Non mi picchiarono nemmeno in quella occasione: ovviametne, se mi fossi presentato da lei con la faccia livida e piena di ferite, avrebbe sospettato qualcosa.
Si limitarono a rinchiudermi in una stanza alta, aspettando che il caldo, la fame e la sete mi rendesse più comprensivo.
Inizialmente, ero disposto a morire pur di non rivelare nulla...
Ma poi, alcuni fattori mi fecero cambiare idea: primo fra tutti, Marok.
Mi venne a trovare qualche ora dopo che mi ebbero rinchiuso: si poggiò alla porta e sospirò rumorosamente.
"Sono molto deluso, Felix" cominciò prevedibilmente, come un padre che sgrida un figlioletto.
Strinsi i pugni, poggiandomi dall'altro lato della porta per poterlo ascoltare.
"Lo immagino".
"Perché l'hai fatto? Stavi tanto bene. Eravamo amici, ci aiutavamo l'un l'altro. Avevi la banda, avevi un mestiere..."
"Rubare è un mestiere? Non è un'attività provvisoria prima di trovare un lavoro vero?"
"Da quando inizi, ci sei dentro, Felix: e questo lo sai. Come hai fatto a farti ammansire così da un'Elfa?! Da una di loro, poi: li odiavi, Felix, non rammenti?! Me lo hai insegnato tu ad odiarli: mi hai spiegato ciò che fanno, ciò che ci rubano senza essere perseguiti legalmente...Perché tradisci i tuoi ideali?!"
"Tu non la conosci, Marok".
"Anche se la conoscessi, non cambierei idea! Non tradirei un amico...Non ti tradirei, Felix!"
"Ti ho forse tradito?"
La domanda lo fece sussultare. Non rispose, così ripresi:
" Non ho tradito te, Marok: mi puoi dire ciò che vuoi sulla banda, sulla nostra occupazione, sul nostro stile di vita; ma nulla sulla nostra amicizia...Nulla su di noi".
"Non IMPORTA!" il suo grido mi fece sussultare.
"Al diavolo le mie parole! Perché l'hai fatto, Felix? Perché hai tradito la banda per fare il cagonlino di quella lì? Non siamo forse abbastanza importanti per te?"
Non gli raccontai che ero costretto; non gli raccontai del braccialetto d'edera che avevo portato in un primo periodo al polso;
digrignai i denti, sospirai, e lo dissi: "Tu non capisci...Io la amo".
Ci fu un momento di pausa che mi parve lungo un'eternità. Sentii Marok che sussultava, e me lo immaginai rigido dall'altro lato della porta, a riflettere: probabilmente, ero la prima persona al mondo che diceva una cosa del genere.
"Stai scherzando...?" sussurrò incredulo.
"Affatto. Mai stato così serio".
Fece una risatina forzata. "No, ti starai confondendo...Non può essere amore..."
"Affatto".
"Felix, è di un'altra razza!"
"E' pur sempre un'Elfa come le altre...Solo che non ha le ali".
"Ma...Ma...Non si può!" era sconvolto, capiva appieno ciò che avevo fatto...Ma non le mie ragioni.
"Nessuno lo vieta, e l'amore è incontrollabile..."
Mi sembrò di sentire qualche singhiozzo, ma probabilmente mi sbagliai, dato che la voce era ben ferma quando ricominciò a parlare.
"Appunto per questo...Ti consiglio di fare ciò che Nadif ti chiede".
Spalancai gli occhi: "Mai! Mi sorprendo che tu dica così: non consegnerò mai la mia Selvaggia a quei bruti!"
Lo sentii ridacchiare: "Parli come un eroe delle ballate epiche: poco credibile, Felix. Tuttavia...Meno male che ci sono io, che ragiono a mente fredda e non sono deviato dalla calura dei sentimenti... Se ti lasci morire così, non le darai nessun aiuto, nè la rivedrai mai più; se invece rimanessi in vita...Qualcosa potresti fare. Anche perché...Quanto pensi ci possano mettere a trovare comunque la sua abitazione?-
Il suo tono di voce s'era fatto basso: ovviamente, se gli altri avessero sentito quei discorsi, ovviamente l'avrebbero rinchiuso.
"E poi...Dato che so la tua situazione, potrei anche decidere di darti una mano. Mi sono scocciato di fare il ladro...Pensaci."
Detto questo, se ne andò in un fragore di passi.
Ci pensai ancora su, ma alla fine accettai: chiamai un qualcuno, e decisi che avrei intrapreso la "missione". Mi sentivo un mostro, ma non avrei potuto fare altrimenti...
Il giorno dopo, così, dopo una passeggiata particolarmente bella, domandai a Selvaggia di vedere dove abitava. Lei parve sospettosa, ma alla fine accettò e mi guidò ad una piccola casa di paglia, che pareva particolarmente adatta al compito dei miei colleghi. Mi offrì una bevanda alle erbe, e rimanemmo tutto il tempo a guardarci colmi di imbarazzo.
Quando fu arrivato il momento di andarmene, uscii il più velocemente possibile, senza guardarmi indietro e senza pensare a quel dolce momento rovinato da ciò che le stavo per fare...
Tornai al rifugio, e svuotai il sacco davanti a Nadif. Senza perdere tempo, questo organizzò un gruppo di elfi valorosi e s'allontanò cavalcando il suo grifone... Senza tralasciare, però, l'ordine di rinchiudermi per evitare "eventuali ripensamenti".
Quella mossa non me l'aspettavo, e per un momento fui preso dal panico. Poco dopo, però, sentii dei rumori di lotta al di fuori della mia cella, e quando andai a guardare vidi Marok, con un occhio pesto ma avente la chiave della cella in mano, ed un Elfo del Giorno svenuto per terra.
Appena fui libero, mi guidò verso l'uscita, dove ci attendeva un bellissimo grifone.
-E' figlio di quello di Nadif...L'ho ricevuto con la mia ultima promozione-mi disse strizzandomi l'occhio. Per lo meno, in groppa ad un grifone avremmo fatto prima...
Decidemmo di dividerci: lui andò, seppur con grande riluttanza, a chiamare le guardie per avere dei rinforzi ("Tanto avevo deciso di costituirmi..." furono le sue parole a riguardo) mentre io accorrevo subito da lei.
Quando arrivai, la casa era in fiamme ed apparentemente deserta. Senza pensarci due volte mi tuffai all'interno di essa, sentendomi subito soffocare per il fumo. Ricacciai indietro il dolore e le sensazioni sgradevoli, per mettermi a gridare "Selvaggia!" tra un colpo di tosse e l'altro.
La casa di legno praticamente cadeva in pezzi. Dovetti usare tutte le mie abilità feline della mia razza per non cadere o rimanere ferito.
Infine, la trovai legata ad un muro, praticamente al centro della casa: fortunatamente, non sembrava ferita. Mi guardò con occhi colmi di terrore, e non disse nulla quando la slegai: aveva capito che quei tipi avevano a che fare con me.
La sentii irrigidirsi quando la presi in braccio, per poi prendere a camminare volicchiando verso la finestra. Poco ci mancò che ci rimanessimo secchi tutt'e due per alcune travi in caduta, però riuscimmo ad uscire.
Non appena atterrai, mi ritrovai circondato dai membri della mia banda: sopra di me, davanti, ai lati, sotto: non avevo scampo.
Nadif era proprio davanti a me: non disse una parola, limitandosi a guardarmi truce.
Non ebbi il tempo nè la forza di evitare il suo pugno, diritto in viso. Provai un dannato dolore, ma strinsi Selvaggia a me, cercando una via di fuga: adesso era quasi finita, non potevo muorire così...
Nadif provò a calciarmi le braccia per farmi mollare la presa di Selvaggia, ma girandomi di spalle incassai il colpo direttamente sulle ali. Barcollando, faticai riprendere l'equilibrio. Tutti mi guardavano truci, urlando o insultandomi: ma solo Nadif mi picchiava. Era il suo compito, come il mio era quello di resistergli e di far sì che la mia Selvaggia rimanesse illesa.
Fu solo molto tempo dopo, quando ormai mi sentivo svenire, che Marok arrivò con i rinforzi: aveva avuto dei probelmi con le guardie, mi disse dopo.
Non appena le videro arrivare, tutti i membri della piuma di Corvo si sparpagliarono allontanandosi. Le truppe non badarono a me, e se ne andarono a caccia di quelli... Marok ebbe la saggia idea di andarsene per lasciarci in pace.
Non appena l'area fu deserta, atterrai pesantemente e crollai a terra.
Selvaggia si chinò accanto a me, preoccupata ma troppo orgogliosa per ammetterlo.
"Ti sei comportato bene, infine: complimenti. Ero pronta a mandarti al diavolo" mi disse fredda. Non potei fare a meno di sorridere. "Mi perdoni?" chiesi mettendomi in ginocchio come la stessi supplicando. Poi, senza attender risposta, le sfiorai una guancia e unii mia bocca alla sua.
Fu questo il nostro primo bacio: un bacio che sapeva di fumo, di sangue, di lacrime, di stanchezza, di paura. Ma soprattutto c'era amore, in quel bacio: l'amore impossibile, l'amore più bello. L'amore che ancora continua ad unirci...
Ricordo vagamente cosa successe dopo: lei si allontanò e tornò con qualcuno che mi potesse aiutare. Poi, scomparve. Non si fece più vedere: mi dissero che se n'era andata. Ed io mi sentii morire.
Successero tante cose, mentre io guarivo: la banda si sciolse, e la maggior parte dei suoi membri fu arrestata. Non io, però, nè Marok: avevano deciso di chiudere un occhio su noi due, grazie a una cospiqua somma di denaro (il denaro poteva tutto, all'epoca) e per il fatto che eravamo stati noi a spifferare tutto. Così, tornammo alla nostra vita da soli, stavolta ognuno con un lavoro legale: lui si era arruolato come soldato, mentre io, dato che non avevo un grifone tutto mio, dovetti accontentarmi di lavorare quà e là per raccimolare abbastanza soldi da comprarmene uno, per poi intraprendere la carriera per divenire una guardia dei Grifoni...
La ritrovai tempo dopo, quando meno me l'aspettavo: davanti alla porta della casa che ancora condividevo con Marok, con accanto a sè un magnifico e possente grifone.
"Si chiama Cripto" rispose consegnandomi le sue redini "E' il mio modo per rispondere sì a quella domanda di tanto tempo fa..."
E così, ci riunimmo di nuovo. Vivemmo per un po' insieme, cosa che suscitò le ire di Marok, ovviamente: i due non si piacevano proprio...E non si piacciono tuttora.
Poi, lei ripartì per i suoi vagabondaggi, lasciandomi solo con Cripto e con tante nuove conoscenze che mi avrebbero facilitato l'ascesa per raggiungere il mio obbiettivo..."
Finito il racconto, Felix si alza imbarazzato, e senza aggiungere altro se ne vola via. Lo imito poco dopo, con molte risposte ed un'unica domanda: come mai il carattere di Selvaggia è cambiato tanto da quei tempi? Lo scoprirò, un giorno...Ovviamente, dato che di mezzo c'era Selvaggia, quando meno me lo sarei aspettato.
Si sussurra di cose importanti, cose di cui solo in parte posso capire la grandezza: una nuova alleanza tra Elfi del Giorno e della Notte deve essere stipulata. Contro il comune nemico, draghi e grifoni devono essere alleati... Il disprezzo e l'orgoglio vanno messi da parte per garantire la sopravvivenza di quattro specie; e tutto, a causa di quell'unica razza...
Verso il tramonto, si arriva ad una concluisione semplice quanto è stata difficile da trovare: un Elfo del Giorno sarà inviato alla capitale degli Elfi della Notte, per comunicare e discutere sui piani da prendere.
Molti sono i giovani che si propognono, ed infine non mi è ben chiaro chi viene scelto: prima di sapere chi è il prescelto, questo è già partito con una scorta, veloce come i tempi che corrono.
Tuttavia, quel gruppo di Elfi non è l'unico che lascerà la città: Felix, caparbio e testardo, insiste di voler seguire Selvaggia e noi due draghi, affinchè anche nell'addestramento della Discepola gli Elfi del Giorno abbiano voce in capitolo.
Un ristretto numero di Elfi sospettano altri fini che riguardano la bella Selvaggia, ma il Re, ignorante sulla questione, acconsente comunque: un po' per il presunto scopo, un po' forse per levarsi di torno Felix...
Il tempo passa veloce come un battito di ciglia, ed in men che non si dica mi ritrovo al tramonto, sola, pregustando l'ultima notte al villaggio prima di riprender il viaggio.
Mi trovo su un verde prato distante dalla cascata quel tanto che basta perché la forza dell'acqua non sia che un rumore indistinto. Il sole stà tramontando, ma il crepuscolo non è ancora giunto: il cielo sopra di me è di un arancio rosato fantastico, punteggiato quà e là di nubi più scure. Ho ancora qualche ora di tempo prima di tornare al villaggio: come se fossi un animaletto domestico, mi sono ormai abituata alle routine della capitale Elfica...
Un frullio d'ali quasi inudibile mi fa girare un momento la testa: è Felix, che atterra con eleganza a poca distanza da me. Lo osservo per un secondo, per poi distogliere lo sguardo quasi non m'interessasse la sua venuta.
Continuando a guardare il cielo, sento che mi si avvicina piano, prima di sedersi accanto ad una mia zampa, poggiando la schiena su un mio fianco. La cosa non mi dà particolarmente fastidio, ma devo almeno fingere riluttanza per onore della mia razza attuale. Così, sbuffando appena, scosto la zampa artigliata con uno scatto che lo fa cadere all'indietro, facendogli battere la testa.
La sua reazione mi stupisce: invece di essere arrabbiato, il Diurno scoppia in una sonora risata.
-Ne hai di carattere, vedo...Pur essendo un'umana- dice.
L'affermazione mi dà parecchio fastidio. -Selvaggia ti ha raccontato tutto?- chiedo.
-Condiseralo un ripagamento per la tua ficcanasaggine della Notte della Terza Luna- ribatte in tono brusco.
Sorrido tra mè e mè: strano, ma questa combinazione di comportamenti dolci e scorbutici mi ricorda molto l'atteggiamento semiaristocratico dei felini...Forse, il patto che la sua razza ha stabilito con i mezzileoni si fa sentire più di quanto pensassi.
-Perché sei qui?- chiedo sospirando.
L'Elfo sospira di rimando. -E' per Selvaggia...Mi ha detto che ti devo raccontare-
-Di cosa?-
-Di noi due. Del nostro...Amore. Se non t'interessa, posso anche andarmene- s'affretta a dire: evidentemente, non è particolarmente felice di raccontarmi i fatti suoi.
Così, un po' per ripicca un po' spinta da vera curiosità, rispondo: -Invece m'interessa. Siete una coppia...Strana-
L'Elfo sorride. -Già. Molto più strana di quanto t'immagini. Non hai visto il comportamento di Marok e di altri Elfi del villaggio quando ho proposto al Re di accompagnarvi, o quando sono tornato qui prima della battaglia?-
Annuisco. -Eppure...Solo una piccola parte della popolazione- faccio notere.
L'Elfo prova di nuovo a stendersi accanto a me. Questa volta, spinta dalla curiosità per il racconto, lo lascio fare.
-Già...Vedo che hai dello spirito d'osservazione- ribatte di rimando. -Comunque, dato che femminuccia sei, è meglio che cominci subito a raccontare: immagino che tu sia impaziente di ascoltare...- dice in silenzio, una vaga critica nella voce. Lasciando stare il "femminuccia", gli faccio un cenno del capo invitandolo a continuare.
L'elfo sorride, per poi iniziare la sua storia. -Molto bene. Accadde tempo fà, quando eravamo ancora molto più giovani di così... Eppur non dei bambini.
All'epoca non avevo nessuno, apparte una banda a cui appartenevo. Mia madre non l'ho mai vista, mio padre era un tipo poco raccomandabile. Erano tempi bui quanto questi, anche se in maniera diversa: ladri e gli assassini vagavano ovunque per queste terre... E gli arresti erano all'ordine del giorno.
La mia era una banda di giovani ladri, una piccola ma conosciuta comunità che tirava avanti rubando o compiendo furti in casa...Piuma di Corvo era il suo nome. Una massa di rinnegati senzatetto e senza famiglia, che non aveva niente in eredità dai propri genitori, nemmeno il grifone che spetta di diritto ad ogni neonato di razza Diurna... Tutti, tranne il capobanda: Nadif, il Fondatore, l'Elfo dalle piume nere quanto erano ardenti gli occhi del suo grifone.
Quanto a me, ero un elemento attivo nella banda, pur non essendo un elemento di punta. Ero entusiasta, ed anche esperto, ma non adatto alla carriera.
Ero abbastanza giovane da temere Nadif, ed abbastanza vecchio per sapermela cavare in situazioni più o meno gravi. Ma avevo un punto debole: le mie prede preferite, quelle che non potevo fare a meno di derubare, erano i riccastri, i nobili, quelli che andavano in giro in mezzo alla "plebe" pavoneggiandosi per le proprie ricchezze... E, tra loro, i peggiori erano gli Elfi della Notte.
All'epoca, i rapporti tra le due razze Elfiche non erano particolarmente tesi: nel nostro villaggio (non ancora capitale, dato che la capitale per noi Diurni non è altro che il villaggio in cui si stabilisce il Re a propria scelta) gironzolavano spesso mercanti Notturni di passaggio, oltre che vari nobili che erano diretti a città più importanti. In quei tempi, ponti fungevano da strade, viottoli passavano per le case, scale erano costruite per passare da uno terrazzamento di case all'altro.
Noi della Piuma di Corvo odiavamo questa situazione: "la Notte ci ha incatenato le ali" sosteneva Nadif all'inizio di ogni riunione giornaliera prima di vedere quanto avevamo guadagnato nella giornata. Durante quelle riunioni discutevamo delle cose accadute mangiando quel che potevamo accanto al fuoco. Questa era la mia vita prima di lei, in tutta la sua semplicità. E credevo che non l'avrei scambiata per nulla al mondo. Sbagliando, ovviamente...
Accadde in una giornate estiva, calda ed affollata: vagavo senza meta alla ricerca di una preda, per ampliare il bottino di quella giornata. Ad un tratto, mi trovai di fronte ad un mercante Diurno con grifone color del bronzo carico di mercanzia, e con il banchetto della roba da vendere colmo di merci e di gente. La mia banda aveva già derubato diverse volte quell'uomo, dato che era talmente ricco da riuscire a campare tranquillamente anche convivendo con noi ladruncoli. E, quesito elementare, era abbastanza stupido da non accorgersi di nulla.
Così, tranquillamente, mi avvicinai a lui. Ovviamente senza sospettare nulla delle mie vere intenzioni, l'Elfo mi salutò con un sorriso di disgusto per poi passare a servire un cliente. In quel mentre, così, potei afferrare un pugno di monete dalla bisaccia fissata al fianco dell'uomo con un gesto veloce, per poi correre via.
Purtroppo, i miei movimenti erano però stati notati da una guardia di passaggio, che cominciò subito ad inseguirmi per le vie trafficate della città.
Pur essendo più veloce perché dotato di grifone, il soldato era svantaggiato tra gli stretti viottoli del villaggio proprio a causa della creatura, così ero quasi sicuro di poterlo seminare.
Ma proprio quando ero certo di aver trovato scampo, mentre continuavo ad avanzare un po' volando rasoterra ed un po' correndo, caso volle che un'Elfa Notturna mi tagliasse fulminea la strada. Non avendo tempo per rallentare, le finii direttamente addosso, e ruzzolammo a terra insieme.
Al mio solito odio per i Notturni si aggiunse una spontanea antipatia. L'Elfa si scusò, e prese a raccogliere le sue cose. Lasciandola perdere ripresi a correre, ma ormai era troppo tardi: la guardia mi vide, ed in men che non si dica mi ritrovai in sella al grifone del soldato diretto in prigione, il bottino confiscato.
Ero furioso. Soprattutto, schiumavo rabbia perché la mia perfetta fuga era stata distrutta a causa di una vanitosa smorfiosetta che correva per strada.
Mi chiusero in cella per una notte, e io continuai a rodermi il fegato in silenzio. Sentii dai discorsi delle guardie che avevano riconosciuto la mia banda d'appartenenza da qualche fattore, e che quindi avrei passato un bel po' di tempo in prigione, e che mi avrebbero spostato nel pomeriggio dalla cella provvisoria in cui stavo alloggiando ad una più sicura.
Il giorno dopo, di mattina, ero quasi rassegnato al mio destino, e la rabbia era un po' sbollita.
Passai diverse ore a vedere chi entrava e chi usciva dalla prigione, quando ad un tratto, la vidi entrare: l'Elfa che mi aveva fatto catturare! La mia rabbia rimontò, anche se non era del tutto colpa di lei.
Così, decisi di interrompere la conversazione che stava avendo con la guardia: "Guarda chi si vede" dissi solo, sarcastico e ringhiante come un cane rognoso.
Lei si voltò di scatto, gli occhi azzurri vaqui per cercare di ricordare il mio volto. "Non ti conosco" disse, sorpresa e stranita.
"Ma guarda un po'" ringhiai ancora "Pensa che sono qui dentro per causa tua..."
Gli occhi dell'Elfa si illuminarono di collera e di comprensione. "Sei il tizio che mi ha urtato ieri!" disse, avvicinandosi alle sbarre che mi dividevano dalla stanza...E che dividevano le mie mani dal suo morbido collo.
"Signronia..." La guardia con cui stava parlando si mise in mezzo, frapponendosi tra lei e me. "Non avvicinatevi, signorina. E' un pericoloso delinquente...Un ladro di prima categoria..."
A quelle parole, non riuscii più a resistere: "Infatti! Lo sono!" urlai , stringendo le mani alle sbarre della cella "Perché è così che posso vivere! L'unica maniera con cui posso andare avanti! Se non fosse per questi Notturni, che vagano per le nostre terre ingozzandosi del nostro cibo e calpestando il nostro onore, di certo non sarei ridotto a questa vita, perchè pur essendo un rinnegato avrei avuto un posto in cui lavorare!"
Non fui abbastanza veloce per evitare frustata da parte della guardia che mi arrivò sulle mani. "Taci, feccia!" ringhiò questo, mentre io mi strofinavo la parte delle mani che era stata colpita, digrignando i denti.
"Signorina, vi prego di ignorarlo..." continuò l'Elfo, ma la Notturna continuava a fissarmi, gli occhi spalancati e vaqui: di certo l'avevo colpita. Poi, riprendendosi, mi rispose con un semplice "Ti sbagli", per poi voltarsi verso la guardia.
"E' un prigioniero molto imprtante?"
"Perché non me lo chiedi direttamente?!" digrignai.
"Tu stai zitto. Allora, quanto è imprtante?" ripetè, gli occhi penetranti puntati sul Diurno.
L'Elfo rispose titubante, senza capire dove l'Elfa volesse andare a parare: "Beh.. Diciamo che non è il capo dell'organizzazione...Ma è comunque uno dei ladri più capaci della nostra città..."
"E quanto costerebbe la sua scagionazione?"
Sussultai: cosa aveva in mente quell'Elfa? Tuttavia, mi ricomposi in un attimo, riprendendo a guardarla con aria scettica.
"Co...Cosa?!" La guardia era stupefatta quanto me.
"Non avete ancora avvisato nessuno della sua cattura, no? Ritengo che quindi sia possibile trattare la scagionazione del prigioniero" riprese, in tono educato e freddo, di chi sà come raggiungere i propri obbiettivi.
La guardia sembrava sorpresa quanto me: "Ma, signorina...Se tornasse a rubare, sarebbe una catastrofe per la città!"
Ringhiai tra me: il solito esagerato. Bastava che aprissero quella dannata gabbia, e sarei sgusciato via con facilità e velocità. E tanti saluti all'Elfa...
"Mi prendo io ogni responsabilità" disse l'Elfa, risoluta. "E...Per il favore, aggiungerò una piccola somma alla sua scagionazione".
Capii che dalle parole "piccola somma", l'Elfa ebbe in pugno la guardia: ed infatti fu così. Solo questione di tirare fuori chiavi e monete d'oro (una considerevole somma d'oro). Poi, le chiavi che giravano, la porta che si spalancava, e...
Buttai giù la guardia con una spallata, prendendo il volo selvaggiamente, sbattendo le ali baciate dal sole. E sempre più in alto, sempre più in alto...
Uno strappo, e la mia salita si bloccò bruscamente. Guardai sotto di me: una pianta d'edera robusta quanto ben ancorata al terreno si era attorcigliata al mio piede nudo.
Non realizzai subito, così presi instintivamente a divincolarmi, mettendo sempre più forza nelle ali, sudando per la fatica...
E poi, con un nuovo strappo l'edera mi tirò indietro, avvolgendosi su di me come un serpente, e ritirandosi verso il basso, mentre io ero sempre più incatenato, e mi sentivo soffocare...
"Molto poco lunga, la tua libertà" commentò l'Elfa dietro di me. Cercai di girare la testa, di muovermi in qualche modo, ma ero del tutto bloccato: potevo solo guardare in avanti, e rantolare qualche parola.
La Notturna si parò davanti a me, seguita dalla stupefatta guardia. "Straordinario..." mormorò quest'ultima, sfiorando l'edera che mi avvolgeva.
"Come vedete, ho tutto sotto controllo" disse tranquilla l'Elfa.
"Ma...le...detta..." mormorai io. Lei mi mostrò il palmo aperto della bianca mano, per poi richiuderlo di scatto: nello stesso istante, la pianta che mi imprigionava si strinse ancora di più attorno a me, spremendomi fuori ogni briciolo d'aria che mi era rimasta nei polmoni.
"Ancora che parli?" domandò lei con aria scettica. "Ti consiglio di proferar parola solo quando te lo chiedo io: come avrai notato, ho la situazione in pugno".
La guardai con odio: aveva insopportabilmente ragione. Con un sorrisetto, lei continuò: "Dato che ho compromesso la mia parola, non ho intenzione di liberarti per puro diletto. Anzi, dato che non hai un posto di lavoro fisso, posso tornarti utile proprio per questo: sono nuova di questo posto, e mi serve una guida. Sono disposta a pagarti anche bene, purché tu svolga il tuo lavoro."
"Preferisco la prigione" mugugnai. L'elfa strinse le spalle, aprendo di nuovo la mano. Strizzai gli occhi, pronto ad una nuova scarica di dolore... Cosa che non avvenne. "Mi spiace, ma avendo pagato per farti scagionare non te lo posso permettere" rispose sospirando. "I casi che rimangono sono due: o ti comporti da bravo bambino e soddisfi la mia richiesta per un discreto numero di monete, oppure ti soffoco con l'edera e me ne vado come se nulla fosse. Cosa decidi?"
Beh...Il mio onore non valeva la mia vita: pur riluttante, dovetti accettare l'impiego.
Così, borbotrando sottovoce: "Scelgo la prima", sentii la pianta che mi lasciava lentamente andare, scomparendo attorno a me per poi svanire del tutto...Eccetto che sul polso, dove rimase un rametto d'edera chiuso a bracciale.
Vedendo che lo stavo osservando, l'Elfa mi spiegò " E' il segno del patto che hai fatto con me. Da adesso in poi, ti potrò rintracciare grazie a quella pianticella, e potrò controllare molte delle cose che ti riguardano..." detto questo, si allontanò. "A domani, appuntamento all'alba in questo punto...Avremo molto da camminare". Le sue parole risuonarono nella mia mente, oscure quanto è chiaro il Sole...
Di pessimo umore e senza aver voglia di andare alla riunione della mia banda, tornai alla baracca che condividevo con il mio più caro amico...Che, purtroppo, in quel momento era in casa.
"Ehilà, Felix!" mi salutò appena mi vide.
Sogghignai. "Marok..."
L'Elfo pimobò accanto a me, acquattandosi sulle gioncchia. "Non ti ho visto ieri. Cosa è successo?"
"Mi hanno beccato".
"Ooooh....Ma non dovevi essere sgusciante come un furetto? E come mai sei ancora qui?"
"Mi hanno rilasciato. Non mi hanno riconosciuto e mi hanno rilasciato".
L'Elfo mi guardò con aria scettica. "Molto strano, dato che le guardie ti incontrano a rubacchiare un giorno sì e l'altro pure... Allora, che mi nascondi?" insinuò con aria maliziosa.
"Assolutamente nulla" mentii disinvolto. "Esco".
"Ma sei appena rientrato!"
"Ero di passaggio". Detto questo, uscii di nuovo, sapendo di avere gli occhi di Marok puntati sulla mia nuca.
Ci conoscevamo da sempre, e solitamente non ci nascondevamo nulla...Ma di certo non potevo dirgli che ero diventato lo schiavetto di un'Elfa della Notte. Maledicendola un'ennesima volta, me ne andai a passeggio per la città con aria svogliata, evitando le guardie, per poi tornare a casa solo quando Marok era già andato a dormire. Certo, mi dovevo svegliare presto...Ma che importava?
Il giorno dopo, fui svegliato dalle urla di Marok: "FELIX! IL POLSO!".
Scrollandomi di dosso il torpore della notte, guardai dove mi stava indicando Marok: la piantina si era stretta attorno al polso, lasciando la mano rossastra e pulsante, ed aveva cominciato a risalire verso l'avambraccio, continuando a stringersi.
"Non posso utilizzare un coltello, finirei solo per farti male..." continuò Marok, guardandomi spaventato.
Imprecando come risposta, uscii fuori dalla baracca volando velocemente verso il luogo dell'appuntamento. Pur essendo stato veloce, quando arrivai l'edera aveva stretto tutto il braccio.
E lì trovai l'Elfa, sorridente ed insopportabile, poggiata tranquillamente al muro. "Sei in ritardo" disse solo.
"Toglimela! Avanti!" strillai strattonando l'edera.
Lei strinse le spalle. "Punizione. Più fai ritardo, più l'edera cresce e si stringe. Un altro poco e sarebbe arrivata al collo, e stringendosi non avresti più respirato...La prossima volta, vedi di essere puntuale" m'ammonì, sfiorando con un dito il braccio pulsante: al passaggio del pallido arto, l'edera scomparve lasciando libero il braccio ormai violaceo. Allentando il braccialetto con lo stesso metodo, l'Elfa si rivolse infine a me: "Allora: dove mi porti?"
Una serie di battute sarcastiche mi balzò in mente, ma tenni a freno la lingua, borbottando tra me e cominciando a camminare.
In verità, non c'era molto da vedere: era una cittadella di lavoratori, quindi non particolarmente piena di attrattive per viandanti. Quel poco di importante che c'era da vedere coprì a mala pena la prima giornata... Tanto meglio, almeno non l'avrei più rivista.
Tornati al punto di partenza, le domandai "Allora? Divertita?"
Lei sbadigliò. "Affatto. Tutto così...Banale".
"E' tutto ciò che c'è da vedere. Ora addio".
"Non ci credo".
"La cosa non mi riguarda".
"Oh, invece sì: grazie ai miei poteri, ho scoperto che di rado passi per quelle strade...Eppure continui a vivere qui, pur essendo un tipo attivo: che fai tutto il giorno? Dove vai a divertirti? Questo voglio vedere: le cose che fa un cittadino normale, cose che solo gli snob snobbano... Ma che probabilmente sono le più divertenti".
La guardai incuriosito: dopo tutto, era ancora giovane. Logico che volesse divertirsi... Il senso di pena però fu subito represso dall'orgoglio: che m'importava, dopotutto?!
L'Elfa mi toccò la spalla. "Ecco i soldi di oggi. Ah, aggiungiamo un piccolo particolare al mio accordo: più mi divertirò o mi stupirò, più ti pagherò. Va bene così?" disse, dandomi una discreta somma di monete d'oro.
Un'Elfaccia viziata, che ottiene tutto con i soldi...Ma dopotutto, avevo bisogno di soldi, e se potevo unire l'utile al dilettevole, tanto meglio per me.
Ringhiai, voltandole le spalle. "Provvederò domani. Però dovrai svegliarti prima: ci vediamo qui due ore prima dell'Alba" dissi, volando via.
Fui il primo ad arrivare all'appuntamento: non avevo incontrato nessuno per strada, cosa alquanto gradita.
Appena la vidi arrivare, le andai incontro con un mantello della sua misura ed una piccola fiala. Mi guardò con aria interrogativa. "Per confonderti: se la gente mi vedesse andare in giro con una Notturna, diventerei lo zimbello di tutti... E non sarei più il benvenuto da nessuna parte" dissi schiettamente.
Annuì. "Il mantello lo capisco, ma l'intruglio...? Non sarà un veleno?"
Lo ammetto, ci avevo pensato. Ma, saggiamente, avevo deciso di lasciar perdere: di solito i Notturni ricchi hanno amici potenti. "No. Guarda" dissi, prendendone una sorsata. Su di me non aveva effetto, ma su di lei..."E' nettare dei Fiori della Terza Luna grezzo, mischiato con una piuma di grifone: serve a farti crescere le ali".
Rimase interdetta solo per un attimo, poi bevve d'un sorso il liquido. Sussultò un secondo, poi si strinse lo stomaco, divenendo sempre più pallida. Subito dopo, il vestito si squarciò sulle spalle, lasciando uscire delle belle ali nere... Le stesse ali del grifone di Nadif, da cui avevo strappato le piume.
Prese un po' d'acqua dalla bisaccia, poi toccò alcune piume, gli occhi sgranati e brillanti. "Posso volare?" sussurrò eccitata. Sembrava una bambinetta: peccato smorzare il suo entusiasmo...
"No: le tue ossa sono troppo pesanti. Quelle ali sono solo una copertura, come il mantello: possiamo fingere che tu sia una Diurna che ha avuto un incidente e che è incapacitata a volare."
"Oh..." Senz'altro era delusa. "E allora come ci muoveremo?"
"A piedi...O, in alcuni casi, sarò costretto a prenderti in braccio" ghignai. Parve inorridita, ma voltai le spalle lasciando correre.
"Vieni. Dobbiamo andare nella parte alta della città...Di là c'è una vista stupenda quando viene l'Alba".
Ed i giorni passarono abbastanza tranquillamente. Ogni mattina, guardavamo il sorgere del Sole insieme, tenendoci a distanza l'uno dall'altra. Poi, la portavo un po' in giro: inizialmente mi limitai a trascinarla con distacco nelle periferie, mostrandole posti particolari seppur poco famosi. Ma poi, col passare dei giorni, fui contagiato dal suo entusiasmo e cominciai a trattarla come fosse una semplice Diurna in gita nella città: ci intrufolammo insieme in una stalla poco sorvegliata, dove le feci vedere come prendersi cura di un grifone (cosa che ogni Diurno sa, pur non avendone uno tutto per sè); la portai alla cascata, mostrandole come con alcuni oggetti facilmente repelibili si potessero creare giochi di luce mozzafiato in cielo e nell'acqua. Una sera la portai ad una festicciola di una famiglia che conoscevo: la vecchia capostipite della famiglia e le altre elfe, non sapendo la sua vera identità, la trattarono come una di loro, insegnandole senza stupore o domande alcuni passi di danza, per poi mettersi a danzare attorno al fuoco, muovendo ali, mani e piedi in movimenti aggrazziati al ritmo dei tamburelli suonati dai più giovani.
L'avrai capito: più la conoscevo, più interagivo con lei, più la osservavo mentre rideva o si stupiva come una bimba e più cominciavo a capire che qualcosa era cambiato nel profondo... Ogni volta che la guardavo allontanarsi da me dopo una giornata di passeggio, avevo una grandissima voglia di seguirla: era così fragile, così minuta, così infantile... Mi sentivo in dovere di proteggerla, anche se lei forse non se ne rendeva conto. Quando seppi il suo nome, rimasi quasi scioccato: Selvaggia. Una parola così rude, non le si addiceva proprio... Sarebbe stato più appropiato un nome di un fiore, per quella bimba della selva. Tuttavia, non feci commenti nè chiesi nulla: tra noi c'era l'implicito accordo di non far domande sul passato. Infatti, nutrivo il forte sospetto che lei non fosse venuta nella terra dei Diurni in cerca di affari...
Intanto, però, continuavo a tenere d'occhio la mia banda: nessuno mi faceva domande, dato che continuavo a portare alla banda una parte dei soldi che Selvaggia mi dava, anche se molti mi avevano visto in sua compagnia. Girava voce che Felix avesse una compagna, ma le insinuazioni non mi davano fastidio...
Marok, intanto, stava facendo dei grandi passi avanti: era divenuto uno dei ladri più esperti, uno dei pezzi grossi. Lo sentivo di rado, ormai, ma mi sembrava abbastanza preoccupato per qualcosa.
E poi, cominciarono i problemi: la Piuma di Corvo stava infatti cominciando a subire un...come dire..."Salto di qualità". I ladri stavano cominciando a divenire più pericolosi: dopo che i prezzi del cibo erano aumentati, i giovani poveracci che non avevano nulla da perdere avevano cominciato a sabotare ponti, carri o quantaltro in modo da raccogliere in seguito gli averi del malcapitato durante il momento di trmabusto successivo all'incidente. Inutile dirlo, le vittime più gettonate erano i Notturni: non essendo dotati di ali, non ci voleva nulla a farne precipitare uno in un punto stabilito per poi raccoglierene gli averi mentre era svenuto o morto...
Accadde durante una passeggiata con Selvaggia: stavamo camminando tranquillamente vicino ad un crepaccio, quando Selvaggia avvistò un piccolo Elfo della Notte, su un ponte, tutto solo ed accovacciato accanto ad un qualcosa. Subito, come era suo solito, ella corse da lui per vedere cosa stesse osservando il piccolo, lasciandomi indietro con un sorriso.
Fu solo per caso che li vidi, accovacciati dietro a dei cespugli, in attesa: due giovani dagli abiti lerci, appartenenti alla mia banda.
Ad un tratto, intravidi pure cosa stava tenendo il bambino: un cucciolo di grifone nero, una versione cucciola del grifone di Nadif. Avevo saputo che aveva avuto dei cuccioli, ma non mi aspettavo li desse agli scagnozzi per preparare le imboscate...
Fu un attimo: appena entrambi gli Elfi Notturni furono nel mezzo del ponte, le corde che lo sorreggevano cedettero, e Selvaggia ed il bmimbo caddero.
Subito, mi gettai anche io nel vuoto, scendendo in picchiata fino a raggiungere il piccolo piangente, per poi afferrarlo e risalire di quota.
Fu solo quando lo poggiai a terra che ricordai il piccolo particolare: Selvaggia aveva le ali, ma non sapeva volare. Sul momento, non c'avevo pensato.
Con orrore, guardai in basso: era riuscita a richiamare il suo potere, e se ne stava a penzoloni con le braccia alzate, avvinghiate ad un traliccio d'edera. Non sembrava molto comoda. Mi sorrise, ignara ma non riuscii a ricambiare il gesto: sapevo che i due Elfi dell'imboscata avevano osservato tutta la scena, intuendo tutto: perché gli Elfi del Giorno non sanno usare la magia. E, di certo, presto anche Nadif avrebbe scoperto il mio segreto...
Attesi meno del previsto prima di essere convocato d'urgenza al cospetto di Nadif. Pur mostrandomi baldanzoso, avevo tantissima paura: e lui lo sapeva.
Oltre a lui, c'erano gli altri pezzi grossi della banda, nonchè Marok: il suo sguardo era ferito e freddo, com'era giusto che fosse.
Furono così gentili da non malmenarmi subito: si limitarono a farmi pacatamente delle accuse, con annessi insulti assortiti più o meno pesanti. Non solo per esser stato in compagnia della Notturna: ma perché era ricca, perché non l'avevo comunicato, perché avevo derubato il Grifone di Nadif di alcune piume per l'intruglio... Ero stupito della velocità in cui avevano raccolto tutte le informazioni.
Proposero tuttavia di perdonarmi, ma ad un'unica condizione: avrei dovuto scoprire dove abitava Selvaggia, e riferirglielo.
Non era una cosa da nulla: sapevo che alle case delle persone che davano fastidio alla banda capitavano casualmente svariati tipi di incidenti. Qualcuna veniva depredata completamente, altre venivano invase da cavallette o insetti fastidiosi, ad altre sparivano o morivano i grifoni...Ma alle case di coloro che erano davvero fastidiosi capitava un unico incidente: andavano a fuoco nelle giornate più adatte...E in tutti quegli incendi, senza eccezione, morivano una o più persone.
Ovviamente, rifiutai: avevo paura, ma l'affetto che provavo per Selvaggia era superiore a qualsiasi altra cosa.
Non mi picchiarono nemmeno in quella occasione: ovviametne, se mi fossi presentato da lei con la faccia livida e piena di ferite, avrebbe sospettato qualcosa.
Si limitarono a rinchiudermi in una stanza alta, aspettando che il caldo, la fame e la sete mi rendesse più comprensivo.
Inizialmente, ero disposto a morire pur di non rivelare nulla...
Ma poi, alcuni fattori mi fecero cambiare idea: primo fra tutti, Marok.
Mi venne a trovare qualche ora dopo che mi ebbero rinchiuso: si poggiò alla porta e sospirò rumorosamente.
"Sono molto deluso, Felix" cominciò prevedibilmente, come un padre che sgrida un figlioletto.
Strinsi i pugni, poggiandomi dall'altro lato della porta per poterlo ascoltare.
"Lo immagino".
"Perché l'hai fatto? Stavi tanto bene. Eravamo amici, ci aiutavamo l'un l'altro. Avevi la banda, avevi un mestiere..."
"Rubare è un mestiere? Non è un'attività provvisoria prima di trovare un lavoro vero?"
"Da quando inizi, ci sei dentro, Felix: e questo lo sai. Come hai fatto a farti ammansire così da un'Elfa?! Da una di loro, poi: li odiavi, Felix, non rammenti?! Me lo hai insegnato tu ad odiarli: mi hai spiegato ciò che fanno, ciò che ci rubano senza essere perseguiti legalmente...Perché tradisci i tuoi ideali?!"
"Tu non la conosci, Marok".
"Anche se la conoscessi, non cambierei idea! Non tradirei un amico...Non ti tradirei, Felix!"
"Ti ho forse tradito?"
La domanda lo fece sussultare. Non rispose, così ripresi:
" Non ho tradito te, Marok: mi puoi dire ciò che vuoi sulla banda, sulla nostra occupazione, sul nostro stile di vita; ma nulla sulla nostra amicizia...Nulla su di noi".
"Non IMPORTA!" il suo grido mi fece sussultare.
"Al diavolo le mie parole! Perché l'hai fatto, Felix? Perché hai tradito la banda per fare il cagonlino di quella lì? Non siamo forse abbastanza importanti per te?"
Non gli raccontai che ero costretto; non gli raccontai del braccialetto d'edera che avevo portato in un primo periodo al polso;
digrignai i denti, sospirai, e lo dissi: "Tu non capisci...Io la amo".
Ci fu un momento di pausa che mi parve lungo un'eternità. Sentii Marok che sussultava, e me lo immaginai rigido dall'altro lato della porta, a riflettere: probabilmente, ero la prima persona al mondo che diceva una cosa del genere.
"Stai scherzando...?" sussurrò incredulo.
"Affatto. Mai stato così serio".
Fece una risatina forzata. "No, ti starai confondendo...Non può essere amore..."
"Affatto".
"Felix, è di un'altra razza!"
"E' pur sempre un'Elfa come le altre...Solo che non ha le ali".
"Ma...Ma...Non si può!" era sconvolto, capiva appieno ciò che avevo fatto...Ma non le mie ragioni.
"Nessuno lo vieta, e l'amore è incontrollabile..."
Mi sembrò di sentire qualche singhiozzo, ma probabilmente mi sbagliai, dato che la voce era ben ferma quando ricominciò a parlare.
"Appunto per questo...Ti consiglio di fare ciò che Nadif ti chiede".
Spalancai gli occhi: "Mai! Mi sorprendo che tu dica così: non consegnerò mai la mia Selvaggia a quei bruti!"
Lo sentii ridacchiare: "Parli come un eroe delle ballate epiche: poco credibile, Felix. Tuttavia...Meno male che ci sono io, che ragiono a mente fredda e non sono deviato dalla calura dei sentimenti... Se ti lasci morire così, non le darai nessun aiuto, nè la rivedrai mai più; se invece rimanessi in vita...Qualcosa potresti fare. Anche perché...Quanto pensi ci possano mettere a trovare comunque la sua abitazione?-
Il suo tono di voce s'era fatto basso: ovviamente, se gli altri avessero sentito quei discorsi, ovviamente l'avrebbero rinchiuso.
"E poi...Dato che so la tua situazione, potrei anche decidere di darti una mano. Mi sono scocciato di fare il ladro...Pensaci."
Detto questo, se ne andò in un fragore di passi.
Ci pensai ancora su, ma alla fine accettai: chiamai un qualcuno, e decisi che avrei intrapreso la "missione". Mi sentivo un mostro, ma non avrei potuto fare altrimenti...
Il giorno dopo, così, dopo una passeggiata particolarmente bella, domandai a Selvaggia di vedere dove abitava. Lei parve sospettosa, ma alla fine accettò e mi guidò ad una piccola casa di paglia, che pareva particolarmente adatta al compito dei miei colleghi. Mi offrì una bevanda alle erbe, e rimanemmo tutto il tempo a guardarci colmi di imbarazzo.
Quando fu arrivato il momento di andarmene, uscii il più velocemente possibile, senza guardarmi indietro e senza pensare a quel dolce momento rovinato da ciò che le stavo per fare...
Tornai al rifugio, e svuotai il sacco davanti a Nadif. Senza perdere tempo, questo organizzò un gruppo di elfi valorosi e s'allontanò cavalcando il suo grifone... Senza tralasciare, però, l'ordine di rinchiudermi per evitare "eventuali ripensamenti".
Quella mossa non me l'aspettavo, e per un momento fui preso dal panico. Poco dopo, però, sentii dei rumori di lotta al di fuori della mia cella, e quando andai a guardare vidi Marok, con un occhio pesto ma avente la chiave della cella in mano, ed un Elfo del Giorno svenuto per terra.
Appena fui libero, mi guidò verso l'uscita, dove ci attendeva un bellissimo grifone.
-E' figlio di quello di Nadif...L'ho ricevuto con la mia ultima promozione-mi disse strizzandomi l'occhio. Per lo meno, in groppa ad un grifone avremmo fatto prima...
Decidemmo di dividerci: lui andò, seppur con grande riluttanza, a chiamare le guardie per avere dei rinforzi ("Tanto avevo deciso di costituirmi..." furono le sue parole a riguardo) mentre io accorrevo subito da lei.
Quando arrivai, la casa era in fiamme ed apparentemente deserta. Senza pensarci due volte mi tuffai all'interno di essa, sentendomi subito soffocare per il fumo. Ricacciai indietro il dolore e le sensazioni sgradevoli, per mettermi a gridare "Selvaggia!" tra un colpo di tosse e l'altro.
La casa di legno praticamente cadeva in pezzi. Dovetti usare tutte le mie abilità feline della mia razza per non cadere o rimanere ferito.
Infine, la trovai legata ad un muro, praticamente al centro della casa: fortunatamente, non sembrava ferita. Mi guardò con occhi colmi di terrore, e non disse nulla quando la slegai: aveva capito che quei tipi avevano a che fare con me.
La sentii irrigidirsi quando la presi in braccio, per poi prendere a camminare volicchiando verso la finestra. Poco ci mancò che ci rimanessimo secchi tutt'e due per alcune travi in caduta, però riuscimmo ad uscire.
Non appena atterrai, mi ritrovai circondato dai membri della mia banda: sopra di me, davanti, ai lati, sotto: non avevo scampo.
Nadif era proprio davanti a me: non disse una parola, limitandosi a guardarmi truce.
Non ebbi il tempo nè la forza di evitare il suo pugno, diritto in viso. Provai un dannato dolore, ma strinsi Selvaggia a me, cercando una via di fuga: adesso era quasi finita, non potevo muorire così...
Nadif provò a calciarmi le braccia per farmi mollare la presa di Selvaggia, ma girandomi di spalle incassai il colpo direttamente sulle ali. Barcollando, faticai riprendere l'equilibrio. Tutti mi guardavano truci, urlando o insultandomi: ma solo Nadif mi picchiava. Era il suo compito, come il mio era quello di resistergli e di far sì che la mia Selvaggia rimanesse illesa.
Fu solo molto tempo dopo, quando ormai mi sentivo svenire, che Marok arrivò con i rinforzi: aveva avuto dei probelmi con le guardie, mi disse dopo.
Non appena le videro arrivare, tutti i membri della piuma di Corvo si sparpagliarono allontanandosi. Le truppe non badarono a me, e se ne andarono a caccia di quelli... Marok ebbe la saggia idea di andarsene per lasciarci in pace.
Non appena l'area fu deserta, atterrai pesantemente e crollai a terra.
Selvaggia si chinò accanto a me, preoccupata ma troppo orgogliosa per ammetterlo.
"Ti sei comportato bene, infine: complimenti. Ero pronta a mandarti al diavolo" mi disse fredda. Non potei fare a meno di sorridere. "Mi perdoni?" chiesi mettendomi in ginocchio come la stessi supplicando. Poi, senza attender risposta, le sfiorai una guancia e unii mia bocca alla sua.
Fu questo il nostro primo bacio: un bacio che sapeva di fumo, di sangue, di lacrime, di stanchezza, di paura. Ma soprattutto c'era amore, in quel bacio: l'amore impossibile, l'amore più bello. L'amore che ancora continua ad unirci...
Ricordo vagamente cosa successe dopo: lei si allontanò e tornò con qualcuno che mi potesse aiutare. Poi, scomparve. Non si fece più vedere: mi dissero che se n'era andata. Ed io mi sentii morire.
Successero tante cose, mentre io guarivo: la banda si sciolse, e la maggior parte dei suoi membri fu arrestata. Non io, però, nè Marok: avevano deciso di chiudere un occhio su noi due, grazie a una cospiqua somma di denaro (il denaro poteva tutto, all'epoca) e per il fatto che eravamo stati noi a spifferare tutto. Così, tornammo alla nostra vita da soli, stavolta ognuno con un lavoro legale: lui si era arruolato come soldato, mentre io, dato che non avevo un grifone tutto mio, dovetti accontentarmi di lavorare quà e là per raccimolare abbastanza soldi da comprarmene uno, per poi intraprendere la carriera per divenire una guardia dei Grifoni...
La ritrovai tempo dopo, quando meno me l'aspettavo: davanti alla porta della casa che ancora condividevo con Marok, con accanto a sè un magnifico e possente grifone.
"Si chiama Cripto" rispose consegnandomi le sue redini "E' il mio modo per rispondere sì a quella domanda di tanto tempo fa..."
E così, ci riunimmo di nuovo. Vivemmo per un po' insieme, cosa che suscitò le ire di Marok, ovviamente: i due non si piacevano proprio...E non si piacciono tuttora.
Poi, lei ripartì per i suoi vagabondaggi, lasciandomi solo con Cripto e con tante nuove conoscenze che mi avrebbero facilitato l'ascesa per raggiungere il mio obbiettivo..."
Finito il racconto, Felix si alza imbarazzato, e senza aggiungere altro se ne vola via. Lo imito poco dopo, con molte risposte ed un'unica domanda: come mai il carattere di Selvaggia è cambiato tanto da quei tempi? Lo scoprirò, un giorno...Ovviamente, dato che di mezzo c'era Selvaggia, quando meno me lo sarei aspettato.
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